Ambulanze, medicinali e pompe funebri: il monopolio di ‘ndrangheta e i servizi carenti

Catanzaro Cronaca

Pare proprio non ci sia alcun settore economico che non intercetti i sempre famelici appetiti della ‘ndrangheta. Come quelli, ad esempio, che interessano anche la vita e la salute delle persone.

Come quelli, in questo caso, che passano dalla gestione delle autoambulanze sostitutive del servizio pubblico, il 118 per intenderci, o delle onoranze funebri, o ancora della fornitura di materiale sanitario e del trasporto del sangue.

Su questo spaccato farebbe luce l’inchiesta della Dda di Catanzaro che stamani ha condotto all’operazione denominata “Quinta Bolgia”, facendo scattare le manette ai polsi di due dozzine di persone, in dodici finite in carcere ed altrettante ai domiciliari (LEGGI).

Tra i coinvolti spiccano, ancora una volta, nomi eccellenti: ad esempio l’ex deputato del centrodestra Pino Galati (finito ai domiciliari), così l’ex consigliere comunale di Lamezia Terme, Luigi Muraca (50 anni), o gli ex direttori generali dell’Asp del capoluogo, Gerardo Mancuso e Giuseppe Perri, il primo solo indagato ed il secondo ai domiciliari.

Un vero e proprio terremoto giudiziario in un’indagine che coglie due ambiti forse non così distanti nella nostra regione: criminalità organizzata e pubblica amministrazione.

I DUE FILONI D’INDAGINE

All’operazione di oggi si arriva al culmine di due diverse investigazioni, strettamente collegate. Il primo filone - condotto dal Gico del nucleo Pef di Catanzaro - riguarda l’individuazione, la ricostruzione e la disarticolazione di due sottogruppi” di ‘ndrangheta attivi a Lamezia Terme e riconducibili alla cosca confederata degli “Iannazzo-Cannizzaro-Daponte”.

Tali contesti sarebbero stati individuati in relazione a due gruppi imprenditoriali considerati ‘ndranghetistici e che avrebbe operato anche avvalendosi del potere intimidatorio dovuto alla notoria appartenenza alla criminalità dei propri presunti compartecipi.

Così facendo, nel corso degli anni, si sarebbero assicurati un assoluto monopolio” in un mercato redditizio, quelle autoambulanze sostitutive, delle onoranze funebri, della fornitura del materiale sanitario, del trasporto sangue e di altro ancora.

Per gli inquirenti il primo di questi sarebbe il “gruppo Putrino”, che dal 2009 avrebbe acquisito una posizione di dominio in questo mercato, aggiudicandosi la gara di appalto relativa alla gestione del servizio sostitutivo delle ambulanze del “118” bandita dall’Asp di Catanzaro.

I RAPPORTI “PRIVILEGIATI” CON GLI EX DG DELL’ASP

Dal 2010 al 2017 lo stesso gruppo imprenditoriale avrebbe poi continuato a operare senza che fosse stata istruita una gara formale, grazie a diverse e ripetute proroghe, ritenute illegittime, in alcuni casi addirittura tacite, ottenute - si ritiene - “in considerazione dei privilegiati rapporti tra i vertici del gruppo criminale” e numerosi appartenenti ai vertici dell’Asp del capoluogo allora in servizio.

Tra questi Giuseppe Perri, ex commissario straordinario e poi direttore generale sino all’agosto scorso; e Giuseppe Pugliese, già direttore amministrativo fino all’ottobre 2017 (LEGGI).

Rapporti che, sempre secondo la tesi degli inquirenti, vi sarebbero stati anche con i dirigenti ancora in servizio, come Eliseo Ciccone, già responsabile del Suem “118” ed ora destinato ad altro incarico.

Nei loro confronti vengono contestati alcuni episodi di abuso d’ufficio.

Stesse condotte, con l’aggravante della finalità mafiosa, vengono contestate anche a due esponenti storici della politica lametina, che avrebbero rappresentato “l’anello di congiunzione” tra il contesto ‘ndranghetistico e la dirigenza Asp coinvolta.

Il primo è Giuseppe Galati, più volte parlamentare e componente, con incarichi di assoluto rilievo, di tre compagini di governo delle passate legislature. Il secondo è invece Luigi Muraca, ex membro del Consiglio comunale di Lamezia sciolto per infiltrazioni mafiose nel 2017 (LEGGI).

I DUE SOTTOGRUPPI ‘NDRANGHESTICI

Sempre nell’anno scorso, il gruppo Putrino fu colpito da un provvedimento interdittivo antimafia emesso dalla Prefettura di Catanzaro che comprometteva la prosecuzione del servizio pubblico affidatogli.

Gli investigatori sostengono che in quel momento storico si sarebbe introdotto il secondo sottogruppo di ‘ndrangheta, il “Gruppo Rocca” che forte della concorrenza illecita con cui sarebbe stato conquistato il mercato insieme a Putrino e danneggiando gli altri operatori economici del settore che sarebbero stati posti fuori dal mercato, avrebbe iniziato ad operare nel servizio pubblico come capofila di un'associazione temporanea di scopo.

LA SOTTOMISSIONE DEI MEDICI DEL PRONTO SOCCORSO

Le indagini, che hanno beneficiato di puntuali verifiche anche delle dichiarazioni rese da numerosi collaboratori di giustizia, tratteggerebbero una situazione che gli investigatori definiscono senza mezzi termini “di assoluto allarme sociale presso l’ospedale di Lamezia Terme dove, specie all’interno del reparto di pronto soccorso, i presunti accoliti dei due gruppi avrebbero imposto un controllo totale occupando addirittura “manu militari” gli spazi, ma anche instaurando un regime di sottomissione del personale medico e paramedico che vi operava.

In questo senso, le attività investigative svolte dalla Guardia di finanza avrebbero fatto emergere che i dipendenti dei due gruppi imprenditoriali avrebbero avuto anche la disponibilità delle chiavi di alcuni reparti dello stesso nosocomio, così come la possibilità di consultare i computer dell’Asp dove attingere dati sensibili sui degenti; ma anche l’ingresso nel deposito farmaci dedicato alle urgenze del pronto soccorso, “situazione questa - sostengono gli inquirenti - ben nota alla dirigenza dell’azienda sanitaria.

In questo filone d’indagine sono stati sottoposti a misura cautelare 19 persone nei cui confronti vengono contestate a vario titolo l’associazione di stampo mafioso, delitti contro la pubblica amministrazione, l’industria ed il commercio anche in forma aggravata.

Si è poi proceduto al sequestro preventivo - ai sensi della normativa antimafia e della responsabilità “parapenale” - delle società ed enti dell’intero complesso aziendale delle sei società riconducibili ai due sottogruppi, per un valore complessivo di 10 milioni di euro.

Tra questi spiccano le aziende che operano tanto nel servizio sostitutivo delle ambulanze pubbliche che delle onoranze funebri, comprese due “case funerarie”.

IL SECONDO FILONE: IL SERVIZIO “SU CHIAMATA”

Il secondo filone dell’indagine - condotto dal Gruppo tutela spesa pubblica delle fiamme gialle - riguarda invece delle presunte condotte illecite nell’affidamento e nella gestione del “servizio autombulanze occasionale e su chiamata” gestito sempre dall’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro.

La vicenda si colloca temporalmente in concomitanza con l’emissione dell’interdittiva antimafia da parte della Prefettura al “gruppo Putrino” e la successiva assegnazione in estrema urgenza del servizio autoambulanze occasionale e su chiamata al “gruppo Rocca”.

Gli inquirenti spiegano infatti che nel novembre del 2017, a seguito del provvedimento interdittivo nei confronti della “Croce Rosa Putrino”, il servizio di autoambulanze dell’Asp era stato affidato con procedura di “estrema urgenza” (ossia senza bando di gara) ad un’associazione temporanea di scopo (Ats), con a capofila la “Croce Bianca Lamezia”, associazione di fatto del “Gruppo Rocca” per il tramite di Tommaso Antonio Strangis.

LE AMBULANZE COI FRENI ROTTI E IL PERSONALE SENZA ABILITAZIONI

Le indagini avrebbero però fatto emergere quella che viene definita come un’allarmante carenza tecnica e organizzativa in capo all’ats”, che avrebbe svolto il servizio con ambulanze non adeguate da un punto di vista meccanico (freni e luci non funzionanti, cambio difettoso, problemi alla frizione, revisioni non effettuate) e non provviste di adeguate dotazioni elettromedicali: non erano munite ad esempio della termoculla per il trasporto di neonati, l’ossigeno era scaduto o non presente affatto.

Non meno preoccupante sarebbe stato poi il fatto che fosse stato utilizzato del personale non qualificato e senza abilitazioni professionali.

La tesi degli inquirenti è dunque che grazie ad accordi corruttivi che sarebbero stati conclusi con i tre dirigenti dell’Asp (in particolare Eliseo Ciccone, Giuseppe Luca Pagnotta e Francesco Serapide), l’associazione avrebbe ottenuto le certificazioni di qualità richieste per l’affidamento del servizio ma sulla base di una semplice verifica documentale, senza le operazioni necessarie di riscontro fisico dello stato dei mezzi, delle dotazioni e delle strutture aziendali.

Allo stesso modo, l’Ats “Croce Bianca” sarebbe poi riuscita a ottenere non solo la concessione iniziale ma anche la proroga del servizio, entrambe ufficialmente concesse per ragioni di “estrema urgenza”, in attesa che l’Asp perfezionasse un accordo quadro per l’appalto delle ambulanze.

In questo contesto sono stati arrestati Tommaso Antonio Strangis e Italo Colombo, quest’ultimo ritenuto amministratore di fatto dell’Ats, e Eliseo Ciccone, Giuseppe Luca Pagnotta e Francesco Serapide, rispettivamente dirigente e funzionari dell’azienda sanitaria.

A loro carico, tutti sottoposti ai domiciliari, vengono contestati a vario titolo episodi di corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, falso, rivelazione di segreto d’ufficio e frode nelle pubbliche forniture.

Due di loro, Tommaso Antonio Strangis ed Eliseo Ciccone, sono stati raggiunti da entrambe le ordinanze, elemento che avvalorerebbe quanto emerso dalle indagini sulla presunta stretta connessione tra fenomeni tipici della criminalità organizzata e l’infiltrazione nella pubblica amministrazione.

GLI ARRESTATI

In carcere: Pietro Putrino, 73 anni, di Lamezia Terme; Diego Putrino, 36 anni, di Lamezia Terme; Diego Putrino, 51 anni, di Lamezia Terme; Vincenzo Torcasio detto “Enzino”, 38 anni, di Lamezia Terme; Silvio Rocca, 61 anni, di Lamezia Terme; Pietro Rocca, 63 anni, di Lamezia Terme; Ugo Bernardo Rocca, 33 anni, di Lamezia Terme; Pietro Ferrise, 59 anni, di Lamezia Terme; Alfredo Gagliardi, 40 anni, di Lamezia Terme; Tommaso Antonio Strangis, 53 anni, di Lamezia Terme; Franco Antonio Di Spena detto “Tony”, 45 anni, di Lamezia Terme; Pasquale Reillo, 52 anni, di Lamezia Terme.

Ai domiciliari: Roberto Frank Gemelli, 54 anni, di Lamezia Terme; Sebastiano Felice Corrado Mauceri, 56 anni, di Lamezia Terme; Giuseppe Galati, 57 anni, di Lamezia Terme; Luigi Muraca, 50 anni, di Lamezia Terme; Giuseppe Pugliese, 50 anni, di Crotone; Giuseppe Perri, 65 anni, di Falerna; Eliseo Ciccone, 65 anni, di Catanzaro; Tommaso Antonio Strangis, 53 anni, di Lamezia Terme; Italo Colombo, 48 anni, di Catanzaro; Eliseo Ciccone, 65 anni, di Catanzaro; Giuseppe Luca Pagnotta, 45 anni, di Montepaone; Francesco Serapide, 45 anni, di Catanzaro

La complessiva ed articolata operazione, condotta grazie al determinante aiuto anche dei gruppi territoriali di Catanzaro e Lamezia Terme e del nucleo di polizia economico-finanziaria di Udine, ha visto l’impiego di circa 200 finanzieri, l’effettuazione di numerose perquisizioni e il sequestro di sei società.

Le indagini sono state coordinate dal Procuratore della Repubblica, Nicola Gratteri, dall’aggiunto Vincenzo Capomolla, e dai Sostituti Elio Romano e Vito Valerio.