Crotone alle Provinciali: i controsensi del Pd, il “patto di via Firenze” e l’amplesso della mantide religiosa

17 marzo 2019, 09:22 Sr l'impertinente
La mantide religiosa

“Il Pd non è un taxi su cui chiunque può salire” (Piero Fassino). Il Partito Democratico crotonese non finisce mai di stupire: dopo la presentazione delle liste alle Provinciali, ritorna prontamente a litigare. E meno male che, solo qualche giorno prima, dopo le Primarie, erano tutti lì a parlare di unità; quasi quasi ci credevano anche loro!


di Sr* l’Impertinente

Son bastate le consultazioni per l’ente intermedio - che oramai poco conta - a scatenare i soliti appetiti e le liti. Si tratta, è bene precisarlo, di elezioni di secondo livello, a votare non sono cioè i cittadini ma solo consiglieri e sindaci.

Facendo i conti a tavolino si riesce a quantificare prima quanti consiglieri spetterebbero. Ancor di più, poi, se si riesce ad allearsi con i principali avversari, eliminando di fatto la contesa (LEGGI).


“In Italia il Pd è

la diga contro i populisti:

chi piccona la diga,

mette a rischio il Paese”.

(Matteo Renzi)


Ma il Pd - come recita una recente campagna pubblicitaria - è differente” e nessuno mai come questo partito ha la capacità, sublime e tragica, di complicarsi da solo la vita.

Così, pur dovendo “nominare” solo cinque consiglieri provinciali, perché altrettanti erano dei Demokratici, ha fatto le scelte che più hanno prodotto divisioni e danni al suo interno.

Ci sono sindaci Dem, infatti, che si trovano candidati nella lista alle Provinciali (insieme al proprio partito) con altri che nei loro comuni si trovano all’opposizione, e spesso feroce.


“Io non credo che ciò che

faticosamente abbiamo unito,

passo dopo passo e con coraggio

sia arrivato a compimento,

né che quelle tradizioni politiche

debbano riconoscere di non essere

più in grado di coesistere”.

(Walter Veltroni)


Accade a Rocca di Neto, con il primo cittadino Tommaso Blandino che non a caso è stato l’unico a non aver dato il suo placet all’accordo con i Demokratici. Problemi simili a San Mauro Marchesato e a Castelsilano.

Un caso particolare quello di Petilia Policastro, con il sindaco Amedeo Nicolazzi, eletto nel Pd, che ora spara a zero contro Murgi per le scelte fatte e alla fine annuncia di sostenere la sua vice, Francesca Costanzo, nella lista di centrodestra.

Anche qui le anomalie non mancano, visto che la candidata di Forza Italia è Anna Curatola, che è stata vice sindaco all’epoca dell’amministrazione Vallone (nel Pd).


“In troppe realtà

siamo un partito

che sconsiglierei

a mia figlia

dal frequentare”.

(Gianni Cuperlo)


Nonostante sia riuscito a raggiungere l’obiettivo del “patto” tra Pd e DemoKratici, non ride neanche il governatore Mario Oliverio. A sorpresa, infatti, spunta un’altra lista, sempre a sinistra, che fa riferimento ad un suo assessore, Antonella Rizzo.

Una lista che, di fatto, si presenta contro quella ufficiale del Partito Democratico e che “vedrebbesei componenti, di cui tre di Verzino, tra cui il sindaco Franco Parise, ed altrettanti di Savelli.

Il condizionale è d’obbligo perché pare che un candidato di quest’ultima cittadina si sia ritirato, dopo aver compreso non si trattasse di una seconda lista Pd quanto di un’antagonista: lista senza pretese e forse col solo scopo di segnalare” l’esistenza di chi l’ha proposta.


“Il gruppo dirigente del partito

è talmente logoro che,

se anche dicesse qualcosa di chiaro,

nessuno lo ascolterebbe.

Mi batterò per una svolta radicale

del gruppo dirigente e del programma.

Non ci sono altre vie.

L'alternativa è la morte politica,

tra gli applausi”. (Vincenzo De Luca)


Nel Pd, poi, è lungo anche l’elenco degli scontenti. Tra questi, ad esempio, c’è il buon Mario Megna che in Provincia era addirittura capogruppo mentre in Comune, invece - e a conferma delle stranezze del Partito - non ce l’hanno mai voluto.

Anche nelle fila dell’altra metà della mela … pardon, della lista, a dirla tutta non è che son contenti, anzi! È vero che di alterative non ce n’erano granché e che la “mossa” politica sia pro-DemoKratici, ma qualcuno è rimasto a mani vuote.

In ogni caso riesce alquanto difficile spiegare perché tutti, in ogni schieramento, aspirino così tanto ad una poltrona di Consigliere provinciale che non solo conta poco ma non è neanche retribuita.


“Il Pd ha compiuto errori madornali,

non affrontando

una discussione di fondo,

non scegliendo un percorso,

e lasciando a bagnomaria

un reggente[Maurizio Martina]

che quando parla

non si sa a nome di chi”.

(Norma Rangeri)


Al di là degli scontenti e delle immediate conseguenze, in molti ritengono che con le ultime mosse, così come con il “Patto” con il signor S., il Pd cittadino si sia giocato il suo futuro: si mormora insomma che è come se si fosse consegnato motu propriu al suo aguzzino, portandosi dietro anche il coltello.

Quasi come quegli amanti a rincorrersi da sempre che finiscono poi per ritrovarsi e unirsi in un ultimo abbraccio mortale: in stile mantide religiosa che mangia il partner dopo l’accoppiamento.

Un abbraccio che può risultare sì fatale ma non solo per il Pd. In effetti, anche gli stessi Demokratici non godono di buona salute, così come la maggioranza al Comune capoluogo di cui dispongono, e se i Dem finora - e anche prima dell’accordo - gli han fatto da stampella non potrabbo certo tirarsi indietro ad intesa raggiunta.

Visto il clima, infatti, nei prossimi giorni, settimane o mesi, le sorprese possono essere sempre dietro l’uscio e non è detto che le ciambelle che si erano pregustate riescano con il buco; e che i voti vadano dove dovrebbero andare.

Resta il fatto che per il momento la porta, anzi, il portone del Pd è stato aperto al signor S. Il resto? Chi voterà, vedrà. Ma c’è il rischio che qualcuno resti con il cerino in mano. E senza poltrona.

* Simbolo dello Stronzio