‘Ndrangheta. Blitz tra Lombardia e Reggio, scatta l’operazione “Platino”: 10 arresti

Reggio Calabria Cronaca

Dieci ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse nei confronti di altrettanti presunti appartenenti alle cosche di ‘ndrangheta originarie del reggino e operanti nell'hinterland di Milano da decenni, sono state eseguite stamani all’alba dai carabinieri in Lombardia ed a Reggio Calabria. Il blitz è scattato nell’ambito dell’operazione Platino, disposta dalla Dda (Direzione Distrettuale antimafia) di Milano. I soggetti raggiunti dall’ordinanza, secondo gli inquirenti, sarebbero i componenti di un gruppo criminale attivo da tempo in Lombardia e che avrebbe controllato i servizi di sicurezza in alcuni locali milanesi, rendendosi responsabile, inoltre, di numerose estorsioni.

Ad effettuare il blitz i carabinieri e i finanzieri dei comandi provinciali di Milano. Secondo le accuse della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Milano, i dieci arrestati controllavano un giro di estorsioni e traffico di sostanze stupefacenti, ma si erano impadroniti anche del business della sicurezza nelle più importanti discoteche milanesi. Parte del ricavato delle attività illecite serviva a sostenere i vertici delle cosche in carcere.

COSÌ I “CALABRESI” CONTROLLAVANO IL TERRITORIO

Sono otto le ordinanze di custodia cautelare in carcere eseguite stamani nei confronti di altrettanti presunti appartenenti alla cosca “Barbaro-Papalia”, operante nell’hinterland milanese. L’operazione scaturisce da un’inchiesta coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Milano e si è estesa anche in Calabria, più precisamente nella “locride”, luogo di origine di alcuni degli arrestati.

L’attività, secondo gli inquirenti, “ha ulteriormente disarticolato la struttura territoriale della ‘ndrangheta denominata “La Lombardia” (con riferimento al processo Infinito), acclarando le sue modalità di infiltrazione nell’hinterland milanese, con particolare riferimento all’area di Corsico e dei comuni limitrofi”. Sarebbe stato accertato che gli indagati avrebbero fornito agli imprenditori lombardi una “protezione totale”, attraverso una sorta di estorsione-tangente, dove l’erogatore del denaro è colui che in effetti subisce un danno patrimoniale (come avviene nelle forme estorsive tradizionali), ma “allo stesso tempo - proseguono gli investigatori - ricava dal sodalizio anche un cospicuo vantaggio economico, beneficiando persino della capacità della consorteria di intimidire alcuni testimoni di un processo svoltosi avanti al Tribunale di Milano”.

Le indagini avrebbero consentito di accertare l’esistenza di un circuito economico illecito i cui introiti sarebbero stati destinati al sostegno dei fratelli, tuttora detenuti, Antonio, Domenico e Rocco Papalia, che gli inquirenti considerano lo storico vertice della cosca e delle loro famiglie. L’inchiesta documenterebbe inoltre l’esistenza di “un efficace meccanismo di controllo dei servizi di sicurezza di alcune discoteche milanesi, la consolidata procedura di recupero crediti, fondata sull’estorsione condotta con il metodo mafioso, il tradizionale canale di approvvigionamento economico derivante dal traffico illecito di sostanze stupefacenti”. In definitiva si sarebbe riconfermata la presenza pervasiva ed il controllo egemonico del territorio da parte dei “calabresi”, realizzato anche attraverso accordi con organizzazioni criminose omologhe.

Nell’operazione di oggi sono stati impegnati oltre centocinquanta tra Carabinieri e Finanzieri in Lombardia e in Calabria e fa seguito all’esecuzione, nel mese di maggio 2013, di altre 8 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti indagati per traffico di sostanze stupefacenti nell’ambito dei medesimi procedimenti penali.