Magarò e Wanda ferro sulla beatificazione di Don Puglisi

Catanzaro Politica
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"E' una magnifica notizia la beatificazione di don Pino Puglisi, che avverra' sabato 25 maggio a conclusione dell'indagine attenta compiuta da monsignor Vincenzo Bertolone (arcivescovo metropolita della Diocesi di Catanzaro - Squillace) nella qualita' di postulatore". Lo afferma il presidente della Commissione contro la 'ndrangheta Salvatore Magaro', che aggiunge: "Padre Giuseppe Puglisi e' il primo martire di mafia ad essere ufficialmente riconosciuto dalla Chiesa cattolica ed il Paese farebbe bene a fermarsi sabato, per qualche momento, e ripercorrere l'itinerario di vita e di impegno sociale del coraggioso parroco di Brancaccio ammazzato dalla mafia a Palermo il 15 settembre del 1993. In questo prete che sapeva da un pezzo a cosa andava incontro, ma rispondeva: 'Piu' che uccidermi non possono', i giovani soprattutto possono individuare una grande figura di riferimento, in questa fase difficile per il Paese. Siamo in presenza - continua Mgaro' - di una straordinaria figura di uomo e di cattolico impegnato concretamente in una delle aree piu' aspre del Mezzogiorno che merita di essere ricordato, studiato e i cui esempi di autentica solidarieta' vanno fatti conoscere al grande pubblico affinche' non si dimentichi un martire ucciso per mano della mafia a causa del suo impegno evangelico e civile. So che sabato ci sara' in Sicilia una presenza massiccia di cattolici e laici a ricordarlo, tra cui moltissimi calabresi, segno che il contrasto alle mafie e per l'affermazione della legalita' non ha confini, perche' si e' ormai giunti alla piena consapevolezza che le organizzazioni criminali sono un ostacolo allo sviluppo ed alla liberta' degli individui. Anch'io sono dello stesso avviso di mons. Bertolone, quando spiega che l'uccisione di Puglisi, che fa seguito all'intervento fortissimo del maggio 1993 di Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi, segna uno spartiacque tra un prima ed un dopo. Se fino a quel momento molte cose non si comprendevano riguardo la vera natura della mafia, dopo, grazie anche alla ricchissima letteratura edita soprattutto in Sicilia sul fenomeno mafioso, in pratica conosciamo tutto o quasi. Padre Puglisi - conclude - ha vissuto 56 anni, ma pienamente. Personalmente, per i tanti significati che contiene, mi piace ricordare la sua frase piu' efficace e che, in un certo senso, chiama in causa ciascuno di noi in questa battaglia per la legalita' e le responsabilita' delle classi dirigenti: "Se ognuno fa la sua parte, allora avremo fatto molto".

Sulla beatificazione interviene anche Wanda ferro con la seguente dichiarazione.

"Domani, 25 maggio, Padre Pino Puglisi, a vent’anni dal suo assassinio per mano della mafia, sarà beato. Si tratta di un evento di grande rilevanza simbolica, soprattutto se visto da una terra come la Calabria nella quale non è raro che esponenti criminali cerchino una sorta di legittimazione appropriandosi indebitamente di immagini e tradizioni religiose. La beatificazione di padre Pino Puglisi segna una linea nettissima di demarcazione tra la Chiesa e la mafia. La causa è stata postulata dal nostro amato arcivescovo, mons. Vincenzo Bertolone, il quale in più occasioni ha rimarcato inconciliabilità assoluta tra Vangelo e ‘ndrangheta. L’impegno di Padre Pino Puglisi è stato quello di offrire ai giovani un’alternativa, l’esempio di una vita improntata ai valori del rispetto, delle regole, della solidarietà: un impegno civile,oltre che religioso, che ha minato le fondamenta del potere mafioso. La mafia teme la ribellione civile forse più delle operazioni di polizia, perché perdendo credito e autorità perde molta della sua forza intimidatrice. E per un sistema criminale che costruisce proprio sulla paura e sul bisogno una sorta di legittimazione al controllo del territorio, questa reazione civile è devastante, tanto da spingere ad un omicidio eclatante che ha mostrato tutta la debolezza della mafia, più che la sua forza. Padre Pino Puglisi, predicando“tutta a jurnata”, ha ferito la mafia più che gli arresti, dimostrando che la lotta alla criminalità deve essere soprattutto una battaglia culturale, un risveglio delle coscienze di tutti i cittadini, soprattutto dei più giovani, che devono trovare la consapevolezza che solo nella ricerca del bene comune, e non nelsoddisfacimento dell’interesse particolare, può costruirsi una società più giusta e solidale. Il martirio di Padre Puglisi rappresenta quindi un faro che deve guidare il cammino dei cristiani, e di tutta la società civile".