‘Ndrangheta e droga, catturato in Turchia il latitante Luciano Camporesi

Calabria Cronaca
Luciano Camporesi

È stato rintracciato e catturato in Turchia, nella provincia di Antalya, il latitante Luciano Camporesi, 47 anni, condannato in primo grado, con rito ordinario, dal Tribunale di Locri, a 22 anni ed 8 mesi di reclusione per traffico internazionale di stupefacenti.

Camporesi era sparito quatto anni fa, ovvero dal 5 dicembre del 2018 (QUI) quando si sottrasse all’arresto, in carcere, richiesto dal Gip di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione Pollino-European ‘ndrangheta Connection (QUI), inchiesta coordinata allora dalla Direzione Distrettuale Antimafia locale.

Nelle scorse settimane l’attività investigativa è stata indirizzata verso la Turchia grazie alle informazioni fornite dalla Direzione Investigativa Antimafia che, nell’ambito di attività condotte dal Centro Operativo di Palermo, ha acquisito degli elementi concreti, condivisi con lo Sco, il Servizio Centrale Operativo, e la Squadra Mobile reggina, tali da localizzare il ricercato, almeno fino al 2021, in territorio turco.

Per verificare che queste informazioni fossero ancora attuali, attraverso l’Unità I-CAN (l’Interpol Cooperation Against ‘Ndrangheta) sono state così attivate le autorità turche a cui sono state fornite le informazioni in possesso degli investigatori italiani.

Così, nella notte tra l’11 ed il 12 novembre scorso, personale del Dipartimento Intelligence e della Criminalità Organizzata e Anticontrabbando della Polizia turca, ha rintracciato ed arrestato Comporesi in un appartamento nella città di Antalya, ed in possesso di documenti falsi.

IL RUOLO NELL’INCHIESTA POLLINO

Il presunto ruolo centrale del 47enne era stato ricostruito proprio nell’inchiesta Pollino-European ‘ndrangheta Connection, condotta in Italia dallo Sco e dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria, che insieme al Gico della Guardia di Finanza di Catanzaro e ad altre Forze di Polizia europee costituirono una Squadra Investigativa comune che fece luce su un’associazione attiva nel traffico internazionale di droga tra il Sud America, il nostro paese e l’Europa nord occidentale.

L’inchiesta si concluse, nella fase delle indagini preliminari, con l’arresto di 70 persone indagate, a vario titolo, per associazione mafiosa, associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione, violazioni della normativa sulle armi, trasferimento fraudolento di beni, simulazione di reato, fraudolento danneggiamento di beni assicurati, riciclaggio, autoriciclaggio e favoreggiamento personale.

LA DROGA SULLA NAVE DA RICERCHE

In particolare Luciano Camporesi è ritenuto - e per questo condannato in primo grado – far parte proprio dell’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e proprio in questo contesto avrebbe instaurato stretti rapporti di collaborazione con i coindagati calabresi Domenico Pelle (della omonima cosca di San Luca) e Giovanni Gentile, con cui si sarebbe incontrato, nel mese di aprile del 2017 per pianificare l’arrivo in Italia di ingenti carichi di cocaina ed hashish, utilizzando come vettori sia navi commerciali che una sua imbarcazione che navigava per effettuare ricerche petrolifere in mare e per questo autorizzata a percorrere liberamente diverse rotte senza destare sospetto.

Nel prosieguo delle indagini, grazie alla cooperazione internazionale tra la Dea americana e della Direzione Centrale dei Servizi Antidroga sarebbe emerso riconducibilità al latitante della imbarcazione “Remus”, battente bandiera panamense ed equipaggiata con personale di origine “montenegrino”, a bordo della quale, il 13 agosto del 2018, il Gico di Palermo sequestrò poco più di 20 tonnellate di tipo hashish, arrestando, in flagranza di reato, l’intero equipaggio della nave composto da undici montenegrini.

Anche in ragione della intervenuta condanna di primo grado, e comunque in attesa del giudizio definitivo, le sue ricerche, delegate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria alla Squadra Mobile locale, erano state intensificate ed estese in diversi Paesi esteri nei quali il latitante risultava avere certamente dei collegamenti.