Presunto socio occulto della ‘ndrangheta: sequestrate aziende in Italia e Svizzera

Reggio Calabria Cronaca

Un curriculum criminale ultratrentennale, iniziato nel lontano 1988, e durante il quale oltre a riportare numerose condanne per associazione a delinquere, ricettazione, rapine e furti (anche di auto di lusso), è risultato gravemente indiziato di appartenere a una cosca mafiosa di matrice ‘ndranghetista.

Questo il profilo tracciato dagli investigatori di un pregiudicato calabrese residente nel comasco, Antonio “Antonello” Pronestì (59 anni), a cui la Dia, su disposizione del Tribunale di Reggio Calabria, ha sequestrato stamani - con la collaborazione dell’organo collaterale svizzero - posizioni finanziarie e quote azionarie relative a otto società informatiche con sede legale a Milano, Roma e nel Canton Ticino, e che operano nel settore delle scommesse e lotterie.

Nel dettaglio, le aziende risultano capitalizzate complessivamente per oltre 6 milioni di euro e nell’ultimo biennio, secondo quanto definito dalla Dia, hanno avuto dei volumi d’affari, complessivamente, per oltre 15 milioni.

L’uomo era già stato indagato nell’ambito di una precedente operazione antimafia coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della città dello Stretto che, nel luglio 2016, aveva portato all’arresto di 40 persone ritenute affiliate e contigue alla ‘ndrangheta (QUI).

In quel contesto l’indagato venne accusato di aver favorito l’attività imprenditoriale del gruppo criminale come socio occulto in alcune aziende, così da scansare eventuali misure di prevenzione.

Altri indizi a suo carico emersero dall’analisi svolta dalla Dia su numerose segnalazioni di operazioni finanziarie sospette che secondo gli inquirenti avrebbero messo in luce i presunti collegamenti fra tre società di giochi e scommesse riconducibili all’indagato e alla criminalità organizzata.

La ricostruzione della situazione economico-finanziaria dell’intero nucleo familiare ha portato a considerare i beni sequestrati oggi come acquistati, costituiti, capitalizzati ed alimentati in costanza di sperequazione rispetto ai redditi dichiarati”.

Sono poi emersi degli indizi sufficienti per ritenere quei beni come il frutto o il reimpiego delle attività illecite dell’uomo.

Sussistendo motivi di particolare gravità, con lo stesso provvedimento il Tribunale ha disposto nei suoi confronti l’applicazione provvisoria dei divieti previsti dal codice antimafia con cui in sintesi gli viene inibito di ottenere, tra l’altro, licenze o autorizzazioni di polizia e di commercio.

La misura cautelare giunge al termine di approfondite indagini patrimoniali delegate al Centro Operativo Dia di Milano dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria nei confronti dell’intero nucleo familiare del soggetto.