Bologna. Per la Dia è “vicino” alla ‘ndrangheta, confiscati beni a imprenditore edile

Calabria Cronaca

La Direzione Investigativa Antimafia di Bologna ha confiscato beni mobili ed immobili, per un valore complessivo di circa un milione e mezzo di euro, ad un imprenditore edile ritenuto contiguo alla ‘ndrangheta: si tratta di Pasquale Mucerino, 54enne originario di Nola, nel napoletani, ma domiciliato a Fontevivo, in provincia di Parma.

I sigilli sono scattati su una dozzina di immobili tra fabbricati e terreni ubicati in Emilia Romagna, Umbria e Campania, ma anche su sei società di capitali del settore edilizio e dal volume d’affari complessivo stimato in circa un milione di euro; infine su quindici autoveicoli oltre che diversi rapporti bancari.

I beni erano già stati sequestrati dalla stessa Dia, con il supporto degli uomini dell’Arma dei carabinieri, nell’aprile del 2020 (QUI).

L’imprenditore interessato, pluripregiudicato, è stato coinvolto in numerosi procedimenti penali per reati contro il patrimonio, la persona, l’amministrazione della giustizia e fiscali ma, e soprattutto, è stato arrestato, nel 2002, nell’ambito dell’operazione “Black Eagles” con l’accusa di aver riciclato i proventi del traffico di stupefacenti per conto di una famiglia ‘ndranghetista, i “Facchineri” di Cittanova, nel reggino.

Nei confronti di due delle aziende confiscate e a lui riconducibili il Prefetto di Parma, nel 2017, aveva già emesso delle interdittive antimafia.

Il provvedimento è stato disposto dal Tribunale di Bologna – che ritiene l’imprenditore tra “i soggetti che vivono abitualmente con i proventi di attività delittuose” – e su proposta avanzata dal Direttore della Dia.