Colpo alle cosche reggine: 41 arresti in Calabria, Germania, Canada e Australia

Reggio Calabria Cronaca

41 ordini di custodia cautelare, di cui 6 da eseguire in Germania altri 5 tra Canada e Australia, sono in corso di esecuzione da parte dei carabinieri, Ros e Squadra Mobile di Reggio Calabria, nei confronti di altrettanti presunti appartenenti alle cosche della ‘ndrangheta della provincia, tutti indagati per associazione di tipo mafioso ed altro. Gli arresti sono stati disposti dal Gip del Tribunale su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria

L’OPERAZIONE di oggi, denominata “Il Crimine 2”, è la naturale prosecuzione di quella dello scorso 13 luglio, nel corso della quale furono eseguiti 304 provvedimenti cautelari in coordinazione tra le DDA di Reggio Calabria e di Milano e che ha permesso di delineare l’esistenza della organizzazione ‘ndrangheta avente base strategica nella provincia di Reggio Calabria, con attive ramificazioni sia nel nord Italia, in particolare in Lombardia, sia all’estero, dove è stato replicato il modello organizzativo calabrese da parte di quelle “articolazioni che risultano dipendenti dai vertici decisionali presenti nel territorio reggino”. Il provvedimento di oggi riguarda gli indagati di appartenenza alla ‘ndrangheta nelle sue diverse articolazioni territoriali, non destinatari del precedente fermo di indiziato di delitto emesso nel luglio 2010.


I DETTAGLI

LA VIA AUSTRALIANA. Tony Vallelonga, emigrante, era partito ragazzino da Nardodipace in provincia di Vibo Valentia, e aveva scalato i vertici della politica locale a Perth, capitale dello Stato del Western Australia, arrvando a diventarne sindaco, dal 1996 al 2005, grazie ai voti, secondo l’indagine, dei calabresi e della 'ndrangheta. Secondo l’indagine era infatti un uomo dei clan Domenico Antonio Vallelonga, detto Tony, "uomo di vertice del locale di 'ndrangheta di Stirling". Era lui ad assumere le decisioni più importanti e a "battezzare" i giovani picciotti oltre che a decidere le cariche della cosca. Il tutto concordato con la cosca "madre" e con il "Crimine", il vertice della 'ndrangheta a Reggio Calabria. Il suo nome emerge anche nell’operazione "Patriarca 2", condotta oggi dai carabinieri del Ros, del comando provinciale dell'Arma e dalla squadra mobile.

L’INDAGINE che porta la firma del Procuratore Giuseppe Pignatone e degli aggiunti Michele Prestipino e Nicola Gratteri, dai pm Antonio De Bernardo, Giovanni Musarò e Maria Luisa Miranda, fa luce anche sulla presenza in Canada della ‘ndrangheta: a Thunder Bay 'organizzazione era guidata dai Bruzzese, dai Minnella e degli Etreni, originari della Locride; a Toronto spicca la figura di Carmine Verduci, considerato un uomo dei Coluccio di Gioiosa Jonica e Marina di Gioiosa, sempre nel mandamento della Jonica reggina.

IN GERMANIA, a Singen Rielasingen, il capolocale era invece Bruno Nesci: la polizia tedesca ha registrato proprio una riunione nella quale si "formava la società" e si discuteva di affari e strategie. La cosca aveva accordi con i clan di Frauenfeld in Svizzera e con Francoforte.

A TORINO, è stato scoperto poi che il capolocale Giuseppe Catalano, il capo società era Francesco Tamburi.

A GENOVA elementi di vertice dei clan sono Domenico Belcastro e Domenico Gangemi.

I MAGISTRATI REGGINI hanno certificato come le cosche ovunque nel mondo, tenessero rapporti stretti con i vertici calabresi. Lo stesso Vallelonga fu intercettato a Siderno, mentre discuteva di equilibri interni con Giuseppe Commisso, alias 'U mastru", capo indiscusso di uno dei più ricchi e potenti clan della Jonica. I tedeschi si rivolgevano a Domenico Oppedisano, il boss supremo custode delle regole per redimere delle controversie interne. E tutti, inevitabilmente, passavano per Reggio "benedetti" dai vertici.