Spirlì contro il politicamente corretto: “Dico negro e frocio finché vivo”. Pd chiede dimissioni

Calabria Politica
Nino Spirlì

Da tempo conduce una crociata contro il politically correct e l’uso della parola “gay” così, per portare avanti questo modo di fare, il vice presidente della Regione e assessore alla Cultura, Nino Spirlì, è andato dritto al punto e in un incontro della Lega a Catania ha attaccato quella che ha definito come la “lobby frocia”, che a suo dire impedirebbe di “chiamare le cose col loro vero nome”.

Ma Spirlì è andato anche oltre, ribadendo con forza di voler usare termini politicamente poco corretti affermando che nessuno può impedirgli di “usare le parole ‘negro’ e ‘frocio’, in calabrese dico ‘nigru’ per dire negro, non c’è altro modo. Nessuno può venirmi a dire che io, come minoranza calabrese, non possa utilizzare il termine che meglio riconosco. Guai a chi mi vuole impedire di utilizzare la parola ricchione”.

Le esternazioni del rappresentante istituzionale della Regione Calabria non sono passate inosservate e il Partito democratico è partito all’attacco.

I dem si sono rivolti alla presidente della Regione, Jole Santelli, affinché intervenga e chiedendo le dimissioni del suo vice. Il commissario del Pd, Stefano Graziano, ha infatti chiesto a Spirlì quello che definisce “un atto di amore per la Calabria e le sue istituzioni. Rassegni le dimissioni perché con la sua ultima uscita calpesta le sofferenze e le battaglie di chi si batte contro le discriminazioni e l'odio. Spirlì non può rappresentare la Calabria che è terra di solidarietà e accoglienza”.

Per la parlamentare del Pd, Enza Bruno Bossio, “il vicepresidente Spirlì non può continuare ad utilizzare la sua carica istituzionale per diffondere linguaggi d’odio giustificandoli come semplici scherzi, che nulla hanno da spartire con la libertà d’espressione. Anzi, spesso l’hate speech aiuta a nascondere dietro l’ingiustizia discorsiva razzismo, misoginia e omotransfobia. Le istituzioni devono combattere il linguaggio razzista, misogino e omofobo in ogni sede.

"E per farlo abbiamo bisogno che tutte le forze politiche, in maniera concorde, perseguono su questa via maestra in maniera chiara e determinata, senza ammiccamenti all’estremismo ma in sostegno delle associazioni e degli attivisti che ogni giorno si battono sul campo per i diritti di ognuno di noi. Lo dobbiamo a tutti i cittadini, specialmente quelli più esposti, perché minoranza. Per questo la legge contro l’omotransfobia e misoginia serve e serve subito. Aspettiamo di votarla il 22 ottobre alla Camera per ristabilire, almeno in parte, diritti e civiltà in questo paese".

“La presidente Santelli prenda provvedimenti. Liberi i calabresi da questo uomo dal gergo violento e volgare. Riaffermi i valori della convivenza civile, della solidarietà, della centralità della persona, dell’accoglienza”, è la richiesta avanzata dall’Arci Calabria.

L’associazione ribadisce poi che “la Calabria non è popolata da cittadine e cittadini inermi che assorbono acriticamente tutto quello che gli viene propinato; ribadiamo che l’accoglienza e l’apertura alla diversità sono iscritte nei geni delle calabresi e dei calabresi; ribadiamo che la nostra regione ha bisogno di una classe politica dirigenziale all’altezza delle sfide del nostro tempo alle quali rispondere con parole come solidarietà, mutualismo, impegno sociale e civile per la realizzazione e il soddisfacimento dei bisogni di tutte e tutti. Iniziando proprio dal margine”.

(ultimo aggiornamento 18:39)