Ancora guai per l’ex sindaco di Pizzo: Callipo indagato per concussione e corruzione

Vibo Valentia Cronaca

Le fiamme gialle vibonesi hanno notificato oggi l’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di quattro persone, tra le quali spiccano i nomi dell’ex sindaco di Pizzo, Gianluca Callipo, e del noto imprenditore Vincenzo Renda, entrambi ancora ristretti perché arrestati nell’ambito della recente operazione “Rinascita-Scott”, condotta dalla Dda di Catanzaro (QUI), ed indagati, in concorso, per corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio.

A Callipo, in particolare, si contesta anche la tentata concussione e l’abuso d’ufficio, quest’ultimo in concorso con due architetti, Nicola Domenico Donato e Nicola Salvatore Vasta, all’epoca dei fatti rispettivamente dirigente tecnico e responsabile del Servizio Urbanistica del Comune di Pizzo Calabro.

L’atto notificato oggi rappresenta l’epilogo delle indagini, anche tecniche, eseguite dai finanzieri e dirette e coordinate dal Sostituto Concettina Iannazzo, che avrebbero fatto emergere dei gravi e ripetuti illeciti che sarebbero stati commessi, nel tempo, dall’ex primo cittadino insieme all’imprenditore, socio e amministratore di importanti villaggi turistici della Costa degli Dei oltre che di una nota impresa di trasporti.

L’inchiesta è nata da una denuncia circostanziata presentata da un imprenditore locale che si era detto stanco di continui soprusi da parte di Callipo, ed avvenuti nel corso degli anni.

La tesi è che l’ex sindaco, attraverso delle pressioni psicologiche e altre azioni “indebite” - tra cui anche l’invio di una pattuglia della polizia locale – avrebbe abusato della sua qualifica e dei suoi poteri, per impedirgli di fruttare lecitamente una concessione demaniale relativa ad un’area di spiaggia in località Savelli.

L’obiettivo sarebbe stato, insomma, quello di costringere l’imprenditore napitino a dare o promettere questo sfruttamento a favore dell’imprenditore vibonese, in ottimi rapporti con il primo affermano gli investigatori, e titolare di un lussuoso Resort in fase di costruzione antistante quella spiaggia, “quindi di assoluto interesse per la struttura ricettiva per consentire l’accesso al mare ai futuri clienti”, aggiungono gli inquirenti.

Un obiettivo, però, non raggiunto per la resistenza del denunciante, che in ogni modo legittimo si oppose sempre alle presunte pressioni del primo cittadino e dei suoi più stretti collaboratori, appunto denunciando i fatti.

I FAVORI AGLI IMPRENDITORI “AMICI”

Le investigazioni dei finanzieri avrebbero anche fatto emergere, sempre a carico di Callipo, altri presunti reati, tra cui l’abuso d’ufficio in concorso con un altro pubblico ufficiale, per il rilascio di una concessione demaniale in favore di un altro villaggio turistico dello stesso comune e, sempre secondo gli investigatori, in spregio dei principi di pubblica evidenza e di imparzialità dell’azione amministrativa, evidenziando la sua propensione a servirsi delle funzioni, del proprio ruolo rivestito e dei propri dirigenti, al solo fine di favorire alcuni imprenditori ‘amici’ a discapito di altri, oltre che di assicurarsi vantaggi elettorali con metodi clientelari”.

Veniva infine appurata anche la capacità di Callipo di compiere in prima persona atti o di condizionare l’operato dell’ente locale, al fine di ricevere utilità oggettivamente apprezzabili, quali, ad esempio, l’assunzione di un parente presso la struttura ricettiva di Pizzo dell’imprenditore corruttore.

L’inchiesta andrebbe a rafforzare le risultanze investigative emerse a carico dello stesso Callipo, per fatti ancora più gravi, nell’ambito dell’operazione Rinascita-Scott.

Proprio in relazione alle condotte contestate, infatti, la Procura di Vibo aveva avanzato una richiesta di applicazione della misura cautelare dopo l’estate del 2019. Richiesta che non venne emessa in quanto, nelle more, sia Callipo - che per questa ragione si era dimesso dalla carica di primo cittadino (QUI) - che Renda erano stati arrestati proprio nel corso del blitz scattato nel dicembre dell’anno scorso (QUI).

Come dicevamo, in seguito all’operazione, e subito dopo il suo arresto, l’ex sindaco diede le dimissioni, che divennero poi irrevocabili. Successivamente, su deliberazione del Consiglio dei Ministri, e in accoglimento della proposta avanzata dal Prefetto di Vibo Valentia e dal dicastero dell’Interno, nel febbraio scorso il Consiglio Comunale di Pizzo fu sciolto “per accertate infiltrazioni della criminalità organizzata” e venne quindi nominata una commissione prefettizia (QUI).