Mamma e figlia “vendute” per 5 euro dal padre “orco”: lui va in carcere, il figlio ai domiciliari

Cosenza Cronaca

Gli inquirenti non hanno remore nel definirlo come un quadro desolante” all’interno di un contesto familiare caratterizzato da un grave degrado sociale e culturale. Un contesto in cui una mamma di 51 anni ed una figlia di 20, dall’ottobre del 2018 e per oltre un anno, sarebbero state costrette a subire non solo delle ripetute violenze fisiche e verbali ma addirittura ad avere anche dei rapporti sessuali non consensuali con diversi clienti procacciati dal marito e padre.

Diversi i casi documentati dai carabinieri su reiterate minacce, umiliazioni con cui l’uomo avrebbe obbligato la consorte, che tra l’altro è invalida civile al 100%, ma anche la figlia, a fare sesso sessuale con persone reclutate dallo stesso, facendosi pagare per questo dai 5 ai 10 euro per ogni prestazione.

Questo il quadro desolante” di cui accennavamo all’inizio e che sarebbe venuto fuori nel corso delle indagini condotte dai Carabinieri della Stazione di Cosenza Principale, coordinati dalla Procura della Repubblica cittadina, e che stamani ha spalancato le porte del carcere per il marito “orco”, un 53enne del capoluogo, M.M.R., mentre il figlio di 27 anni, M.G., è finito invece agli arresti domiciliari (QUI).

Entrambi, a vario titolo, sono accusati oggi dei reati di favoreggiamento della prostituzione e di maltrattamenti commessi nei confronti dei familiari.

Al 53enne si contesta anche di aver leso, e “con inaudita violenza” e “con più azioni reiterate nel tempo”, l’integrità fisica e morale della moglie, sottoponendola, attraverso un insieme di vessazioni a delle sofferenze fisiche e morali durevoli.

In particolare, la donna sarebbe stata più volte apostrofata con epiteti fortemente offensivi ed altre parole dal connotato ingiurioso, anche in relazione alla sua condizione di disabilità. Secondo gli inquirenti avrebbe subito pugni, schiaffi e pestaggi di inaudita violenza, vivendo nell’angoscia di essere rinchiusa in una casa di cura qualora non avesse smesso di lamentarsi; in un’occasione sarebbe stata anche minacciata di morte con un coltello.

I “RAPPORTI” NEI PARCHEGGI E SOTTO UN PONTE

L’indagine è partita dalle dichiarazioni di un cittadino, che ha deciso di rivolgersi ai Carabinieri ed esasperato per le continue richieste di denaro da parte del 53enne. L’uomo ha anche ammesso di aver avuto rapporti sessuali sia con la consorte che con la figlia di quest’ultimo, pagando delle somme esigue.

Teatro degli “episodi” - ai quali talvolta assisteva personalmente anche il 53enne - erano i parcheggi sotterranei della stazione ferroviaria di Vaglio Lise ed un’area sotto il ponte di Calatrava, “ad ulteriore riprova dell’assenza di ogni forma di inibizione”, sbottano gli inquirenti.

Grazie alle intercettazioni, avviate immediatamente, si sarebbero così acquisiti altri elementi di prova che confermerebbero la gravità delle condotte di favoreggiamento della prostituzione ai danni della moglie invalida e della figlia, oltre che innumerevoli maltrattamenti avvenuti nell’ambito familiare.

LE INTERCETTAZIONI “AGGHIACCIANTI”

I numerosi colloqui intercettati restituirebbero, insomma, una fotografia fedele e coerente dei fatti e delle responsabilità. Gli investigatori spiegano che nei colloqui registrati si sentirebbero chiaramente le espressioni ingiuriose e mortificanti rivolte dal marito e dal figlio alla congiunta; così come si percepirebbe la sofferenza psichica e la difficoltà della donna a leggere la situazione ed a comprendere il significato delle azioni dei suoi familiari.

Si coglie, ancora, e con evidenza, una condizione di assoluta soggezione psicologica della vittima nei confronti dei familiari tutti ed, in particolare, del marito; così come si ascolterebbero le lamentele dolenti della donna quando veniva umiliata, violata o colpita.

Un ultimo episodio documentato dai Carabinieri risale all’ottobre scorso, quando il figlio avrebbe aggredito la mamma all’interno di una struttura di accoglienza, nonostante fosse presente il direttore e che chiamò immediatamente i militari dell’Arma. A seguito questi fatti la vittima fu ricoverata nell’Ospedale di Cosenza e poi in una clinica specializzata, così da sottrarla alle violenze.

“Ancora una volta, purtroppo - affermano i Carabinieri - dal focolare domestico affiora una storia terribile in cui donne sole ed indifese sono state costrette a vivere nel dolore e nel silenzio per paura di altre violenze o ritorsioni. Una vicenda drammatica che non si è trasformata in assoluta tragedia grazie al tempestivo intervento dei Carabinieri della Stazione di Cosenza Principale e della Procura della Repubblica di Cosenza”.