‘Ndrangheta e compravendita di voti: blitz a Torino, sequestrata anche l’ex villa del calciatore Vidal

Vibo Valentia Cronaca

Otto arresti per associazione per delinquere di stampo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, reati fiscali sono stati eseguiti oggi nell’ambito dell'operazione Fenice (QUI), scattata a Torino e nel cui contesto sono stati effettuati dei sequestri per milioni di euro su 200 tra imprese, immobili e conti correnti, in diverse regioni italiane: Piemonte, Lombardia, Toscana, Lazio, Campania, Sicilia e Sardegna.

L’attività è stata condotta dal Gico della Guardia di Finanza e avrebbe fatto luce su delle figure ritenute di spessore criminale, tra cui, in ordine di importanza, vengono indicati Onofrio Garcea e Francesco Viterbo, che avrebbero riorganizzato gli assetti del gruppo, intessendo rapporti con un noto imprenditore torinese, Mario Burlò, con interessi sul territorio nazionale e sponsor di varie squadre sportive, che oggi è stato arrestato con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.

Secondo gli inquirenti, Burlò, con il costante sostegno garantitogli dai membri della cosca, avrebbe attuato uno strutturato sistema di evasione fiscale attraverso la creazione di più società, formalmente non riconducibili a se stesso, tramite cui compiere delle indebite compensazioni Iva ed ottenere così dei considerevoli profitti.

Un “sistema” quello elaborato che avrebbe dunque permesso di accumulare compensazioni indebite per un valore superiore ai 16 milioni di euro.

Dovendo poi investire l’ampia liquidità realizzata tramite la presunta evasione fiscale, la tesi è che l’imprenditore abbia potuto perfezionare agevolmente acquisti immobiliari, supportato dalla copertura e dalla protezione fornitagli dai membri dell’organizzazione criminale. Allo stesso modo la cosca avrebbe ottenuto ingenti profitti ed il controllo di attività economiche, nello specifico settore imprenditoriale.

La prima operazione realizzata tramite quello che gli inquirenti definiscono come un “pactum sceleris” avrebbe riguardato una villa appartenuta al noto giocatore di calcio Arturo Vidal, recentemente acquistata proprio da Burlò e oggi sequestrata insieme ad altre prestigiose proprietà, come una decina di appartamenti nel resort Geovillage di Olbia e alcuni ristoranti e bar del capoluogo torinese.

Le indagini avrebbero accertato che la consorteria ‘ndranghetista rappresentata da Garcea e Viterbo, avrebbe manifestato la propria ingerenza anche in occasione delle Elezioni Politiche Regionali del 26 maggio scorso, nel corso delle quali avrebbe stipulato un “patto di scambio” con il candidato nella lista di Fratelli d’Italia Piemonte Roberto Rosso, e consistito nel pagamento di 15mila euro in cambio della promessa di un “pacchetto” di voti, avvalendosi della mediazione di Enza Colavito e Carlo De Bellis.

Come è noto, le elezioni si sono concluse poi con un ottimo risultato per il capolista di Fratelli d’Italia nella circoscrizione di Torino e la nomina dello stesso ad Assessore Regionale. Dalle indagini sarebbero dunque emersa una “piena consapevolezza del politico e dei suoi intermediari” sulla intraneità mafiosa dei propri interlocutori.

In questi giorni, infine, i presunti affiliati avevano in corso un’attività finalizzata alla importazione dall’estero di un grosso quantitativo di droga ed anche il perfezionamento di operazioni indebite di compensazione di crediti Iva per diversi milioni di euro, e ciò ha portato gli inquirenti ad eseguire subito la misura cautelare.

DIMISSIONI DA ASSESSORE | Roberto Rosso ha rassegnato le dimissioni da assessore della Regione Piemonte. Secondo quanto si apprende da ambienti politici, la lettera è stata firmata in carcere ed è già nelle mani del governatore Alberto Cirio.

Il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, si dice "allibito" per l'arresto di Roberto Rosso e annuncia di avere "prontamente accettato" le sue dimissioni da assessore regionale, "avendo già fatto predisporre la sua revoca".

"Come governo regionale - aggiunge Cirio - non possiamo accettare che esista alcuna ombra e più che mai su un tema come quello della lotta alla mafia e alla criminalità, che sono per noi un principio irrinunciabile e per il quale abbiamo voluto costituire per la prima volta in Piemonte una specifica Commissione permanente sulla Legalità. La mafia è il nemico, il male assoluto. E questo deve averlo ben chiaro chiunque voglia governare con me il Piemonte".