Opere d’arte trafugate e rivendute all’estero, blitz in 12 città: recuperati capolavori italiani

Reggio Calabria Cronaca

Un giro di opere d’arte rubate in Italia - alcune di rilevante importanza storica ed artistica - fatte sparire e poi rivendute all’estero, nelle fiere di settore, soprattutto della Francia.

Dietro al “meccanismo” un gruppo che aveva la sua base nel capoluogo partenopeo e nella provincia napoletana ma che contava anche su “ramificazioni” nel bresciano.

A mettere fine al tutto sono stati stamani i carabinieri del Tpc, gli specialisti del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza, che in collaborazione con i colleghi del Reparto Operativo di Roma, Napoli, Bari, Perugia, Firenze, Monza e Torino, della Sezione di Siracusa e dell’Arma territoriale, hanno fatto scattare l’operazione non a caso chiamata in codice “Antiques”.

Quattro le persone finite in arresto, ai domiciliari (Luigi Benducci, cl. 1980; Pasquale Iuliano, cl 1968; Giuseppe Pedata, cl. 1973; Raffaele Petti, cl. 1951) e una ventina le perquisizioni eseguite - a carico di altrettanti indagati - in una dozzina di città italiane: Reggio Calabria, Napoli, Brescia, Catania, Torre del Greco, Arzano, Melito di Napoli, Sant’Antonio Abate, Ischia, Castrezzato, Isola del Liri, Grana.

A tutti si contesta l’appartenenza ad una associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione di opere d’arte, tra cui dipinti, sculture in bronzo e marmo, oggetti chiesastici, rubati in Italia, appunto, e poi esportati illecitamente per essere venduti in ambito internazionale.

I provvedimenti arrivano al termine di un’indagine svolta dai Carabinieri del Nucleo Tpc di Cosenza, supportati dai colleghi di Napoli, e coordinata dal Procuratore Aggiunto Gerardo Dominijanni e dai Sostituti Giovanni Calamita e Alessandro Moffa.

L’ANTIQUARIO REGGINO

Le investigazioni, avviate nel novembre del 2015 a seguito di un controllo in un antiquariato di Reggio Calabria e arricchite anche da attività tecniche e di riscontro eseguite tramite la Banca Dati dell’Arma sui beni culturali sottratti illecitamente, avrebbero consentito di acquisire numerosi elementi di prova nei confronti dei presunti componenti di quello che viene definito come un “pericoloso sodalizio criminale”, come dicevamo con base nel napoletano.

Il gruppo, dunque, si sarebbe occupato della ricettazione di beni antiquariali trafugati sul territorio nazionale e commercializzati, anche tramite antiquari calabresi compiacenti, esportandoli per essere venduti in fiere di settore in Francia, in particolare ad Avignone e Montpellier.

Gli specialisti dell’Arma hanno anche recuperato opere rubate e un ingente quantitativo di oggetti d’antiquariato esportati in territorio francese senza l’autorizzazione degli organi competenti del MiBAC.

Nello specifico sono stati recuperati dei beni di rilevanza storico-artistica, trafugati in abitazioni private italiane. Tra questi emerge, quanto ad importanza, un dipinto, un olio su tela del ‘700, raffigurante la “Madonna con Bambino”, di Scuola Napoletana, sparito nel 2014 da un palazzo nobiliare di Arcevia (nell’anconetano).

Sono stati anche sequestrati, al valico di Ventimiglia, al confine con la Francia, centinaia di beni antiquariali, costituiti prevalentemente da elementi di arredo antico e di pregio, come sculture in marmo e bronzo, consolle, dipinti su tavola e su tela, suppellettili antichi in argento, ceramica e porcellana, che erano trasportati su dei furgoni presi a noleggio per l’occasione dagli appartenenti al sodalizio criminale.

Il valore economico di tutti i beni sequestrati è stato stimato in circa un milione e mezzo di euro.