Traffico di “coca” dal Sudamerica: 18 fermi, sequestrati 300 chili di droga

Reggio Calabria Cronaca

Diciotto fermi eseguiti e oltre trecento chili di cocaina sequestrati: questo il risultato di una vasta operazione scattata all’alba di stamani tra la Calabria, la Sicilia e la Toscana. Il Blitz antidroga è condotto dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Catanzaro e sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria.


Nell’ambito dell’operazione, denominata “Gerry”, gli inquirenti ritengono di aver smantellato una ramificata organizzazione ‘ndranghetistica che si sarebbe dedicata all’importazione di cocaina dal Sudamerica. Una struttura definita “dai marcati profili internazionali” capace di pianificare l’importazione di oltre tre quintali di droga.

Il blitz rappresenta l’epilogo di una complessa attività investigativa condotta che ha visto impiegati oltre 150 finanzieri, con l’aiuto anche di unità dell’Antiterrorismo Pronto Impiego, unità cinofile e componente aerea del Corpo.

Dalle indagini emergerebbe che la struttura, “estremamente complessa”, sarebbe stata composta da soggetti vicini a diverse cosce, riconducibili alle famiglie Bellocco di Rosarno, Molè-Piromalli di Gioia Tauro, Avignone di Taurianova e Paviglianiti, quest’ultima attiva sul versante jonico reggino.

In particolare, tra i fermati, compare anche Michele Bellocco, che è accusato di essere coinvolto nell’importazione di centinaia di chili di polvere bianca dal Sudamerica.

Gli inquirenti sottolineano ancora una volta come i clan calabresi siano in grado di contrattare direttamente con i “Cartelli Sudamericani” per l’acquisto di grosse partite di stupefacenti. Nel corso dell’operazione, infatti, i militari hanno sequestrato nel porto di Livorno non solo i 300 kg di coca, ma anche 17 kg di codeina, riuscendo, poi, a ricostruire un’altra importazione di 57 chili di droga, oltre a numerosi tentativi non andati però a buon fine.

Il gruppo, poi, non si sarebbe limitato solo al traffico di cocaina. Si sarebbe infatti scoperto come sarebbe riuscito ad ottenere importanti guadagni anche dalla compravendita di grosse partite di marijuana e hashish.

GLI INSOSPETTABILI FINANZIATORI

I trafficanti calabresi, poi, potevano anche contare sulle disponibilità liquide di persone insospettabili, commercianti e professionisti che avrebbero disdegnato di fare affari con l’acquisto all’ingrosso della droga. Gli investigatori, in tal senso, fanno presente il caso che coinvolgerebbe un libero professionista, anch’egli finanziatore e acquirente di ingenti partite di sostanze stupefacenti, ed al quale si è giunti indagando sull’organizzazione di narcos che operava tra Rosarno, Gioia Tauro, Melicucco e San Luca.

In totale sono state identificate 32 persone che avrebbero avuto ognuna un ruolo ben preciso: dai finanziatori ai mediatori, a coloro che avevano il compito di ospitare gli emissari dei narcos colombiani, più volte giunti in Italia. “Organizzazioni che - spiegano i finanzieri - curano le importazioni in ogni dettaglio, riducendo al minimo le comunicazioni e scegliendo accuratamente ove far giungere la cocaina”.

LA SQUADRA AL LAVORO NEL PORTO DI LIVORNO

Non sarebbe un caso, difatti, che i narcotrafficanti avessero deciso di far arrivare la parte più sostanziosa dei carichi di droga nel porto di Livorno, potendo godere in zona dell’appoggio, in particolare, di un soggetto di origini calabresi, emigrato in quella zona da anni, che sarebbe riuscito a costruire una vera e propria squadra di lavoro in grado di agire indisturbata nel porto, aprire i containers, estrarre il carico e portarlo lontano da “occhi indiscreti”.

L’intera operazione ha così permesso di infliggere all’organizzazione delle rilevanti perdite economiche, sia sotto il profilo dei capitali investiti che dei mancati guadagni: la droga sequestrata, una volta lavorata ed immessa in commercio sulle piazze di spaccio avrebbe fruttato la stratosferica cifra di oltre 100 milioni di euro.

(aggiornata alle 11:40)