Cosca Giampà: boss in carcere, così le ‘nuove leve’ gestivano le estorsioni

Catanzaro Cronaca

Un blitz della Polizia è scattato all’alba di oggi nel catanzarese dove gli investigatori stanno eseguendo una dozzina di ordinanze di custodia cautelare a carico di altrettanti soggetti che sono ritenuti “attivi” nella cosca Giampà di Lamezia Terme.


La vasta operazione, denominata “Nuove Leve”, ha raggiunto, in particolare, 11 persone (nove in carcere e due ai domiciliari) che sono accusate di associazione di stampo mafioso e di essere i responsabili di numerose estorsioni ai danni di esercizi commerciali ed imprenditori della città.

Contestati anche alcuni atti intimidatori eseguiti posizionando delle bottiglie incendiarie nei pressi di aziende o negozi e dei danneggiamenti avvenuti utilizzando degli ordigni esplosivi.

Gli inquirenti avrebbero accertato come le “nuove Leve” della famigerata cosca Giampà si siano adoperate per rinsaldarne le fila dopo le diverse operazioni di polizia, condotte negli anni, nei confronti del clan e con l’intento di continuare nelle attività estorsive sul territorio proprio per conto dei capi cosca finiti in arresto.

Le investigazioni sono state eseguite, insieme al Servizio Centrale Operativo, dalla Squadra Mobile del capoluogo e dal Commissariato di Lamezia Terme, sotto il coordinamento dalla Procura Distrettuale Antimafia, in particolare dall’Aggiunto Giovanni Bombardieri e del Pm Elio Romano, con la supervisione del Procuratore Capo, Nicola Gratteri.

I DESTINATARI DEI PROVVEDIMENTI

In carcere: Vincenzo Giampà, detto il Camacio”, 48 anni; Roberto Castaldo, 26 anni; Gregorio Scalise, 24 anni; Giuseppe 22 anni; Pasquale Mercuri, 27 anni; Francesca Allegro, 31 anni; Francesco Morello, 31 anni; Marco Francesco De Vito, 42 anni; e Danilo Cappello, detto “Kirbi”, 27 anni. Ai domiciliari: Andrea Mancuso, 24 anni, e Vincenzo Vigliaturo, 25 anni.

BOMBE E MOLOTOV PER ESTORCERE DENARO

Secondo la tesi investigativa, Vincenzo Bonaddio (57 anni), ritenuto come un boss storico della cosca, messosi a capo di una frangia del clan Giampà con l’aiuto di Vincenzo Tino Giampà, detto “Camacio, avrebbe organizzato un gruppo di soggetti, appunto le “Nuove Leve” della stessa consorteria, con lo scopo di riorganizzarsi dopo che il capo cosca Giuseppe Giampà (36 anni) aveva deciso di diventare un collaboratore di giustizia. Lo scopo di Bonaddio sarebbe stato quello di continuare a gestire le estorsioni nella zona conto dei boss che si trovano sottoposti a regime detentivo.

Si sarebbe accertato che alcune delle persone arrestate oggi avrebbero collocato e fatto esplodere una bomba ad alto potenziale nei pressi del cancello d’ingresso della villa dell’imprenditore Vincenzo Perri per fargli restituire 100 mila euro al capostipite della famiglia Arcieri, a sua volta fidelizzata ai Giampà.

Per gli investigatori, poi, l’attività estorsiva - definita addirittura “capillare” - sarebbe stata utilizzata per sostenere economicamente le famiglie degli associati finiti in carcere; a pagare per loro, così, sarebbero stati in particolare i commercianti ambulanti che accorrevano a Lamezia Terme in occasione dell’annuale festa di San Giovanni.

Inoltre si sarebbe ricostruito l’episodio che vide vittima una palestra del centro cittadino, piuttosto frequentata, che sempre a scopo estorsivo si vide piazzare una bottiglia molotov.

‘BUCCACCIELLO’ REFERENTE CON LE ALTRE COSCHE CALABRESI

Sulla base delle indagini tecniche eseguite dagli agenti ma anche con l’analisi delle diverse dichiarazioni dei più recenti collaboratori di giustizia della cosca, si è poi giunti a svelare il ruolo che sarebbe stato ricoperto da Domenico Giampà, (35 anni), detto “Buccacciello” ed ora collaboratore di giustizia, che sarebbe stato riconosciuto come rappresentante esterno della cosca dopo il pentimento di Giuseppe, così da essere considerato referente della cosca rispetto a tutte le altre famiglie di ‘ndrangheta calabresi.

LA MOGLIE “VETTORE” DEI MESSAGGI DAL CARCERE

Diversi degli arrestati di oggi, inoltre, annoverano un rapporto di parentela con soggetti che sono stati già arrestati nelle diverse operazioni condotte in passato contro i Giampà: in particolare, gli investigatori fanno riferimento, ad esempio, a Francesca Allegro che è la moglie di Giuseppe Chirico (34anni) detto u batteru, ritenuto elemento di vertice della cosca e attualmente detenuto. Alla donna si contesta di aver svolto il ruolo di “vettore delle indicazioni e delle direttive” verso gli associati, e che le venivano impartire dal marito durante i colloqui in carcere.

Uno dei destinatari del provvedimento, infinte, risulta attualmente irreperibile - non essendo stato rintracciato nel suo domicilio abituale - ed è ricercato.

(aggiornata alle 10:50)