Operazione ‘Vulcano’. Altri 15 arresti per traffico internazionale di cocaina

Reggio Calabria Cronaca

Un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di cocaina ed operante per conto delle potenti cosche della ‘ndrangheta. Con questa tesi investigativa la Guardia di Finanza ha eseguito un’ordinanza d’arresto nei confronti di quindici persone.


È stata portata a termine nella notte tra lo scorso 30 e 31 luglio una maxi operazione antidroga eseguita dai finanzieri reggini in collaborazione con i colleghi di Napoli e che, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, ha portato all’esecuzione di 15 arresti. Secondo gli inquirenti si sarebbe colpita e disarticolata un’associazione per delinquere dedita al traffico internazionale di cocaina per conto delle potenti cosche di ‘ndrangheta dei Molè, Piromalli, Alvaro, Crea e Pesce.

A FINIRE IN CARCERE sono Michele Zito, nato a Gioia Tauro il 19.12.1975; Francesco Gioffré, nato a Taurianova il 16.02.1974; Caterina Ursida, nata a Taurianova il 29.09.1977; Ernesto Madaffari, nato a Gioia Tauro il 10.11.1975; Antonio Pavia, nato a Gioia Tauro il 04.09.1979; Rosario Cunsolo, nato a Vibo Valentia il 20.12.1975; Giuseppe Nicolaci, nato a Laureana di Borrello il 12.07.1968; Pacifico Belcastro, nato a Gioia Tauro il 14.02.1985; Gabriello Savarese, nato a Vico Equense (Napoli) il 13.02.1948.

Altre due persone sono state invece sottoposte ai domiciliari; si tratta di Tomaso Concas, nato a Carloforte (Cagliari) il 13.01.1957 e Luigia Di Casola, nata a San Giuseppe Vesuviano (Napoli) il 24.09.1960. Per Dayana Concas, nata a San Giuseppe Vesuviano (Napoli), il 22.12.1988, è stato invece disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Inoltre, in base ad elementi investigativi relativi ai profili finanziari del presunto traffico illecito, il Gip ha disposto la custodia cautelare in carcere per altre tre soggetti considerati membri dello stesso sodalizio: Giovanni Manglaviti, nato a San Luca (RC) il 21.06.1964, ritenuto il titolare di fatto di una società di commercio al dettaglio di prodotti surgelati; Achille Rocco Scutellà, nato a Cinquefrondi (RC) il 12.10.1988 e già detenuto per altra causa e Giuseppe Pataffio, nato a Cinquefrondi (RC) il 02.10.1989, anch’egli già detenuto per altra causa.

Ai destinatari, a vario titolo, gli inquirenti contestano i reati di acquisto ed importazione di stupefacenti e di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di droga con le aggravanti della transnazionalità e delle modalità e finalità mafiose.

Nei confronti di Zito, Madaffari e Pataffio viene invece contestata l’associazione per delinquere di tipo mafioso essendo ritenuti organici alla cosche di ‘ndrangheta Piromalli-Molè e Pesce, clan egemoni a Gioia Tauro e Rosarno, e a loro volta inseriti nel cosiddetto “mandamento tirrenico”. Secondo gli investigatori avrebbero agito “avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e delle conseguenti condizioni di assoggettamento e di omertà che si creavano nel … territorio”.

I soggetti raggiunti dal provvedimento cautelare sono stati già coinvolti nell’operazione “Vulcano” dello scorso 14 luglio che aveva portato al fermo di 12 persone e al sequestro di oltre 80 chili di cocaina purissima ritrovata all’interno di uno degli oltre 1500 containers imbarcati sulla nave mercantile “MSC Poh Lin” - anch’essa sequestrata e perquisita - che aveva attraccato nel porto di Gioia Tauro il 7 luglio.

In quell’occasione, l’organizzazione aveva pianificato una nuova metodologia d’importazione di droga che prevedeva - grazie al coinvolgimento del comandante della cargoship MSC Poh Lin - il trasbordo del carico direttamente in mare su un'altra imbarcazione e non più, come finora avvenuto, attraverso il metodo cosiddetto di rip-off, cioè il ritiro direttamente nel porto di borsoni contenenti lo stupefacente.

La minuziosa organizzazione del trasbordo sarebbe testimoniata da diversi “pizzini” ritrovati nella cabina del comandante della nave e sui quali era appuntata la dicitura “80 kg” e l’indicazione del numero del container sul quale la droga era stata caricata inizialmente. Inoltre vi era uno schema riepilogativo delle varie fasi attraverso cui si sarebbe dovuta articolare l’operazione di trasbordo, che sarebbe stata attuata anche mediante lo spostamento fisico della cocaina ad un nuovo container, il cui numero di riferimento sarebbe stato comunicato tempestivamente dal comandante all’organizzazione criminale.

Per garantire l’inviolabilità delle comunicazioni relative ai traffici illeciti, i sodali avrebbero poi utilizzato dei telefoni cellulari dedicati e dotati di sofisticati sistemi di criptazione, e adottato dei codici alfanumerici - con i quali cifrare ogni messaggio - come quelli annotati sempre tra gli appunti ritrovati nella cabina del comandante o nelle abitazioni di alcuni soggetti finiti in carcere.

Al termine di queste attività ed alla luce delle altre risultanze investigative, il Gip di Reggio Calabria ha emesso il 30 luglio scorso i provvedimenti cautelari eseguiti il giorno dopo.