Marijuana rara e d’alta qualità coltivata nel cosentino, sul mercato valeva milioni di euro

Cosenza Cronaca

Quattro piantagioni per quasi 3300 piante di marijuana coltivate in terreni ampi quanto cinque campi da calcio ed immersi in una zona impervia nel comune di Cetraro: al dettaglio la droga avrebbe fruttato almeno 5,5 milioni di euro.


Chocolope Kush”, un incrocio tra varie qualità di Cannabis, un ibrido tra i più potenti e dannosi per la salute, o la cosiddetta “Cataract Kush” che sui blog viene addirittura “sconsigliataai fumatori alle prime armi proprio per l'alto tasso di principio attivo.

Su alcune piante, poi, un’etichetta con la denominazione “El fuego” o, ancora, “Cannalope Kush”, “OG Kush”, “Cole Train”, “Golden Berry” ed “Exodus Kush”: nomi che, probabilmente, ai più non dicono nulla ma che per gli “addetti ai lavori”, “esperti del settore”, o semplicemente per consumatori abituali, rappresentano la diversificazione di un mercato, quello della marijuana appunto, in continua espansione, in grado di assicurare enormi guadagni alla criminalità organizzata. Marijuana di elevata qualità, quindi, che su strada, al dettaglio, può raggiungere e superare i 20 euro al grammo.

Nei giorni scorsi, diretti dalla Procura della Repubblica di Paola, i finanzieri della Compagnia e della Brigata di Cetraro, guidati “dall’alto” dagli elicotteri del Reparto Operativo Aeronavale di Lametia Teme, hanno eseguito una serie di ricognizioni nelle zone più interne della costa tirrenica, località notoriamente inaccessibili, difficili da controllare da terra perché su costoni scoscesi o circondate da vegetazione foltissima e caratterizzate da condizioni climatiche favorevoli che rendono estremamente floride le coltivazioni di droga.

Dopo aver percorso una serie di ripidi sentieri, facendosi largo tra i rovi, i militari si sono trovati davanti ad una vera e propria distesa con migliaia di piante di marijuana, perfettamente irrigate con un’efficiente rete di tubazioni che si estendevano per centinaia di metri prelevando l’acqua da una vasca, probabilmente costruita, inizialmente, per dissetare i capi di bestiame.

Rigogliose ed attentamente curate, le piante di marijuana, di ottima qualità, sarebbero state pronte, a breve, per essere tagliate, essiccate e, quindi, immesse sul mercato all’ingrosso. Già nei primi momenti dell’operazione è però apparso chiaro il salto di qualità fatto dai narcos: oltre alle perfette condizioni di “salute” della marijuana, posizionata in maniera “scientifica”, sono stati difatti utilizzati concimi particolari e molto costosi. Ma non solo. I coltivatori hanno dimostrato di saper curare anche le varietà estremamente rare di marijuana, dotate di un elevatissimo grado di THC.

Le indagini sono ora indirizzate a risalire alla proprietà dei terreni, oltre che ad individuare le responsabilità dei coltivatori che, alla vista degli elicotteri, sono spariti tra la fitta boscaglia.

L’operazione, denominata “Terra bruciata”, testimonia proprio come i narcos cetraresi si siano saputi reinventare, coltivando non più un solo prodotto, ma allargando “l’offerta” e andando così a soddisfare anche la domanda dei clienti più esigenti. Immettendo sul mercato grosse partite di marijuana di molteplici qualità i trafficanti locali, infatti, sono in grado di garantirsi il monopolio dell’erba: un affare da milioni di euro.