Toro “scatenato” per le vie della città, in realtà è una vitellina: animalisti chiedono giustizia

Reggio Calabria Cronaca

La notizia aveva fatto ieri il giro del web: un presunto toro che scorrazzava per la città di Reggio Calabria causando terrore e fuggi fuggi tra i residenti. Il tutto è terminato quando, scattato l’allarme, sono intervenute le forze dell’ordine, i vigili del fuoco, il Corpo Forestale e i veterinari dell’Asp e, una volta che l’animale è entrato nel parcheggio del Consiglio Regionale della Calabria, è stato abbattuto.

Sull’accaduto però esplode la polemica, e la rabbia, del movimento ReggioVeg che ha voluto sottolineare come in realtà, il “terribile” animale, non fosse altro che una giovane vitellina, di circa 6/7 mesi di età (a cui i volontari hanno dato il nome di “Calabria”) che passeggiava tranquillamente nella periferia della città, in località Cannavò.

“Giunte le autorità - spiegano dal movimento - è iniziato un inseguimento da parte di tre auto dei carabinieri e una della polizia municipale che, sprovvisti delle competenze adatte a gestire la situazione, hanno spaventato la vitellina generando scompiglio e caos”.

Secondo quanto riferiscono sempre da ReggioVeg, quando la vitellina, impaurita, avrebbe provato a fuggire sarebbe stata “di proposito investita dalle auto di carabinieri e polizia, che speravano così di fermarla”. Nonostante i vani tentativi di atterrarla, “Calabria”, spaventata, ha corso per l'intero lungomare fino al porto per poi giungere nel cortile di Palazzo Campanella.

“Qui - raccontano ancora i volontari - in presenza di polizia municipale, carabinieri, guardie giurate, protezione civile e vigili del fuoco, Calabria, stretta in uno spazio chiuso, circondata da un numero considerevole di autorità armate di pistola, con ormai nulle possibilità di fuga, viene sparata con 7 colpi di pistola. Il colpo definitivo - aggiungono - arriva a diversi minuti dal penultimo, così da farci immaginare la lunga agonia subita da questo innocente cucciolo”.

I volontari di ReggioVeg si dichiarano pertanto “inorriditi per l'accaduto” e chiedono “che venga fatta giustizia, adoperandosi in tutte le forme consentite dalla legge affinché il fatto non venga dimenticato, vengano resi pubblici i nomi di chi ha dato l'ordine dell'uccisione e di chi l'ha eseguita e che vengano effettuate le dovute indagini al fine di accertare se siano ravvisabili nel caso concreto i reati di cui all'art. 544-bis c.p. (uccisione di animali) e/o art. 544-ter (maltrattamento di animali) e di punire i soggetti responsabili. Avvenimenti come questo - concludono i volontari - non devono più ripetersi in un paese che si considera civile”.