Narcotraffico. Dalla Colombia la coca per la ‘ndrangheta arrivava sui velieri

Reggio Calabria Cronaca

Trentaquattro misure cautelari eseguite nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti affiliati alla 'ndrangheta calabrese: questo l’esito di una operazione eseguita dai finanzieri del Gico di Catanzaro contro un traffico internazionale di droga che proveniva dalla Colombia. Sequestrate quattro tonnellate di cocaina mentre alcuni degli arresti sono stati eseguiti anche in Spagna. All'inchiesta, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, ha collaborato la Dea (l'Agenzia federale antidroga americana).

In base a quanto ricostruito dagli investigatori lo stupefacente che, come dicevamo proveniva dalla Colombia, veniva trasportato verso la Spagna con delle barche a vela. L’estate dell’anno scorso, tra il 25 e il 26 agosto, delle unità navali spagnole abbordarono una delle imbarcazioni ed a bordo vi trovarono oltre 800 chili di cocaina, mentre altri 725 kg erano in viaggio su un veliero abbordato al largo delle Canarie (all'inizio del 2015).

Durante le indagini condotte dalla Dea statunitense (in Brasile, Argentina, Repubblica Dominicana, Colombia, Spagna e Montenegro) sarebbe stato inoltre identificato uno dei narcotrafficanti che riforniva le cosche calabresi: si tratterebbe di un esponente di rilievo delle Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia), un’organizzazione paramilitare. L’uomo è particolarmente attenzionato dalla forze speciali sia del suo paese che da quelle americane: per questo tipo di indagini gli statunitensi utilizzano, tra l’altro, i famosi Navy Seals, dato che solitamente il narcos di nasconde nella Foresta Amazzonica dove può contare su basi operative, raffinerie oltre che in imponente apparato di sicurezza.

Alle 11, presso la Procura della Repubblica - direzione distrettuale di Reggio Calabria, il procuratore della Repubblica, Cafiero De Raho e il procuratore aggiunto Gratteri, illustreranno in una conferenza stampa gli esiti di una importante operazione in materia di criminalità organizzata, svolta dalle fiamme gialle del nucleo di polizia tributaria - sezione G.o.a. di Catanzaro, del servizio centrale investigazione criminalità organizzata di Roma (S.c.i.c.o.), con l’interessamento della direzione centrale per i servizi antidroga (d.c.s.a.).

Alla conferenza saranno presenti oltre al comandante provinciale della guardia di finanza di Gatanzaro, generale Antonio De Nisi, il comandante provinciale di Reggio Calabria, il responsabile D.e.a. in Italia, funzionari della guardia civil spagnola.


I DETTAGLI DELL’OPERAZIONE “SANTA FÈ”

11:53 | La maxi operazione denominata “Santa Fè” è stata condotta in sinergia tra la Guardia di finanza italiana (in particolare dal Goa di Catanzaro e Gioia Tauro e dello Scico), la Guardia Civil spagnola e la Dea (Agenzia antidroga americana) permettendo dunque di sgominare un’organizzazione internazionale di narcotrafficanti, di arrestare i 34 soggetti e sequestrare oltre quattro tonnellate di cocaina purissima. In Spagna, la Guardia Civil ha eseguito altri 4 provvedimenti di cattura emessi dalla competente autorità giudiziaria spagnola.

"Ritengo che quella di oggi sia una pessima giornata per le cosche". Lo ha detto il procuratore capo della DDA di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, commentando i risultati dell'operazione "Santa Fe'"."Riuscire a effettuare un'operazione come questa - ha aggiunto Cafiero De Raho - di grande respiro nel contrasto al traffico internazionale di stupefacenti, per le cosche ha significato innanzitutto un danno economico enorme. Nell'ambito dell'operazione circa 4 mila chilogrammi di cocaina sono stati sequestrati, per una perdita che è stata stimata in circa un miliardo di euro. Ma in più - ha aggiunto il procuratore - ci sono stati 34 arresti nell'ambito dell'organizzazione focalizzata dalle nostre indagini, altri 4 della Guardia Civil Spagnola, e altri arresti sono stati eseguiti in altre nazioni del mondo, sia in Sudamerica che in Europa".

IL FILONE ITALIANO DELL’INCHIESTA

Sotto la guida della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, si sarebbero evidenziati contatti, alleanze e collaborazioni tra gruppi criminali della locride (la cosca Aquino/Coluccio di Marina di Gioiosa Jonica) e gruppi criminali dell’area tirrenica (cosche Alvaro di Sinopoli e Pesce di Rosarno). L’organizzazione, secondo gli inquirenti, avrebbe avuto come principali promotori Francesco Di Marte, Antonio Femia, Nicodemo Fuda ed i fratelli Vincenzo e Giuseppe Alvaro, “punti di riferimento - sostengono gli investigatori - e capisaldi storici del narcotraffico internazionale nella piana di Gioia Tauro, nella Locride e nel versante tirrenico aspromontano”.

“I fratelli Alvaro - proseguono gli inquirenti - grazie a numerosi contatti con operatori portuali al soldo del sodalizio” sarebbero stati in grado di pianificare il recupero dello stupefacente nascosto all’interno di containers trasportati sulle navi cargo in arrivo in vari porti italiani.

L’operazione italiana, per la specificità dell’organizzazione indagata, si è inserita nella più ampia attività di livello mondiale condotta dalla Dea americana, meglio nota come operazione “Angry Pirate”, svolta contestualmente in diversi paesi, ed avente come denominatore comune gli stessi presunti fornitori e, in alcuni casi, anche gli stessi clienti indagati nel procedimento “Santa Fè”.

LA COLLABORAZIONE CON LA FARC COLOMBIANA

L’attività sinergica tra i finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Catanzaro e la Dea, in collaborazione con la Cbp statunitense espletata nell’ambito di una specifica attività rogatoriale tra le due autorità giudiziarie, ha consentito di porre in essere, insieme alle forze di polizia nazionali, una proficua azione di contrasto in varie parti del mondo, tra cui Brasile, Argentina, Repubblica Dominicana, Colombia, Spagna e Montenegro, dove sarebbero stati radicati o i principali esponenti dell’organizzazione calabrese o ulteriori soggetti ad essi collegati. Le indagini della Dea in Sudamerica hanno portato all’identificazione di numerose fonti di approvvigionamento di cocaina garantiti dai comandanti delle forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) che coltivano, producono e distribuiscono lo stupefacente in tutto il mondo.

LA RETE DI RAPPORTI INTERNAZIONALI

In territorio spagnolo notevole è stato il risultato conseguito il giorno di capodanno al largo delle isole canarie, in occasione dell’abbordaggio del veliero che trasportava 725 kg di cocaina destinati, in parte, alle consorterie calabresi (tale attività ha visto la partecipazione anche di personale della sezione Goa del Gico di Catanzaro). In argentina, durante i preparativi inerenti la spedizione di un grosso carico di cocaina, si sarebbero accertati contatti della cosca Alvaro di Sinopoli con esponenti della malavita serbo-montenegrina.

Gli spiccati profili internazionali dell’operazione sono stati possibili grazie al contributo del Comando generale della Guardia di finanza e della Direzione centrale per i servizi antidroga (Dcsa). Le indagini, nel loro complesso, hanno permesso di individuare i canali di rifornimento e di importazione dello stupefacente, così da consentire l’intercettazione di numerosi carichi di cocaina diretti in vari porti italiani ed europei, tra cui principalmente quello di Gioia Tauro dove fondamentale è stata la collaborazione fornita dalle fiamme gialle che vi operano.

UN MILIARDO DI EURO IL VALORE DELLA DROGA

L’intera operazione ha così permesso di infliggere all’organizzazione rilevanti perdite economiche, sia sotto il profilo dei capitali investiti che, soprattutto, dei mancati guadagni; la droga complessivamente sequestrata, infatti, una volta lavorata ed immessa in commercio avrebbe fruttato all’organizzazione circa un miliardo di euro. Colpito anche un ingente patrimonio accumulato dai principali arrestati, costituito da beni immobili, ditte individuali, quote societarie ed autovetture anche di grossa cilindrata. Le complicate indagini patrimoniali svolte dallo Scico di Roma e dal Gico di Catanzaro, infatti, individuerebbero in capo agli indagati di oggi ed ai loro familiari, tra il Lazio e la Calabria, circa 40 immobili (terreni e fabbricati tra i quali spicca una lussuosa villa ad Ostia Antica) oltre a numerose ditte individuali operanti in diversificati settori dell’edilizia e quote societarie.

LE DICHIARAZIONI DI DE RAHO

h 15:05 l Il procuratore capo della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, ha rimodulato la lotta al fenomeno del narcotraffico concentrando le indagini di droga, indipendentemente dalla collocazione geografica delle singole cosche, con la collaborazione del procuratore aggiunto Nicola Gratteri. È quanto emerso stamani nel corso della conferenza stampa.

Dalle indagini è emerso che cosche diverse, storicamente operanti sul versante tirrenico e su quello jonico, facevano affari insieme per importare la cocaina dal Sud America. "Le indagini sviluppate negli ultimi anni - ha spiegato il procuratore Cafiero De Raho - hanno evidenziato che esiste un organismo di vertice centrale delle cosche di 'ndrangheta nel Reggino, un organismo di vertice che consente non solo di mantenere una disciplina, ma anche una collaborazione".

"In diverse indagini - spiega il procuratore - si nota la confluenza nell'ambito della stessa attività criminale di traffico di stupefacente, di cosche della tirrenica, come in questo caso la cosca Alvaro e la cosca Pesce, e della jonica, come la cosca Aquino e Coluccio. Quando queste cosche così significative e radicate sul territorio da oltre un trentennio si alleano per portare avanti una stessa operazione, credo che sia questa la dimostrazione più evidente che la 'ndrangheta non è polverizzata in tante cosche ciascuna sovrana nel proprio territorio, ma è piuttosto una grande organizzazione che si muove per fare affari insieme".

La risposta della Procura non si è fatta attendere. "Per quanto riguarda il traffico di sostanze stupefacenti - ha chiarito Cafiero De Raho - c'è stata una sorta di concentrazione delle indagini, indipendentemente dal versante in cui il fatto si verifica, sostanzialmente l'indagine viene concentrata nell'ambito di un unico titolare, il tutto sovraordinato dal procuratore aggiunto Nicola Gratteri, che avendo più esperienza in questa maniera è certamente quello in grado di collaborare con il procuratore, che resta il titolare di tutta l'attività della DDA, ma riesce in questo modo - ha concluso il procuratore - ad avere una maggiore attenzione per il fenomeno del traffico internazionale di stupefacenti". (AGI)