Le cosche reggine e gli interessi romani: tre arresti e sequestri per 100 milioni

Reggio Calabria Cronaca

Tre esponenti della ‘ndrangheta calabrese, considerati elementi di vertice delle cosche Palamara-Scriva-Mollica-Morabito, insediatisi e operanti nella provincia di Roma, sono stati arrestati dalla polizia durante un’operazione, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, che ha portato anche all’esecuzione di numerose perquisizioni in tutta la Penisola e al sequestro di attività commerciali, imprenditoriali oltre che di immobili. Secondo gli inquirenti le ‘ndrine, attive della zona jonica reggina, avrebbero anche ramificazioni ed interessi criminali e imprenditoriali sia nella zona nord della provincia romana che nella stessa Capitale.

Per la Dda, che ha coordinato le indagini, i tre soggetti dovranno rispondere dei reati di intestazione fittizia di beni aggravata dal metodo mafioso; reati commessi - sempre per gli inquirenti – al fine di favorire la ‘ndrangheta “che opera in Calabria e a Roma per il controllo delle attività illecite sul territorio”. Sequestrate dalla Polizia una gioielleria compro oro, una azienda di allevamento di bestiame, di macellazione carni e di produzione di latticini, un negozio di ottica e numerosi conti correnti bancari oltre a diversi immobili, il tutto per un valore complessivo che supera i cento milioni di euro.

GLI ARRESTATI VIVEVANO DA ANNI A ROMA

13:56 l Placido Antonio Scriva, Domenico Morabito e Domenico Antonio Mollica, i tre destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare nell'ambito dell'operazione denominata "Fiore calabro", appartengono a famiglie che, a seguito della cosiddetta "Faida di Motticella" si erano trasferite da anni a Rignano Flaminio e Morlupo, nella provincia capitolina. Secondo gli investigatori, avvalendosi di una serie di prestanome, sarebbero riusciti così a penetrare nel tessuto economico della zona nord della provincia, acquistando aziende commerciali, attività di compro oro, società che gestiscono la distribuzione di fiori, imprese di allevamento e vendita di carni, attività di ristorazione ed altro ancora.

Gli indagati sono tutti pregiudicati per associazione a delinquere di stampo mafioso, porto d'armi, omicidio, stupefacenti, sequestro di persona ed altro e sono ora accusati del reato di intestazione fittizia di beni aggravata dal metodo mafioso ovvero dall'aver commesso il reato per favorire” la 'ndrangheta operante in Calabria e a Roma per il controllo delle attività illecite sul territorio.

La "Faida di Motticella", cosumatasi negli anni '80/'90 vide allora contrapposte, ad Africo, Bruzzano Zeffirio (e frazione "Motticella") la 'ndrina dei Palamara-Scriva-Mollica-Morabito (cui apparterrebbero gli indagati) e dei Morabito-Palamara-Speranza. 50 furono allora le vittima della cruenta guerra di mafia che sarebbe nata dal sequestro, il 25 gennaio del 1983 della farmacista Concetta Infantino e del quale vennero ritenuti responsabili i Mollica; due anni dopo seguì l’omicidio di Pietro Scriva, considerato allora il boss del clan Scriva-Mollica, e ucciso per mano di Saverio Mollica.

L'operazione di oggi toccherebbe così “gli interessi criminali della 'ndrangheta … nel settore della cosiddetta 'economia legale' confermando, ancora una volta - spiegano gli inquirenti - la natura verticistica e unitaria della 'ndrangheta calabrese".

La polizia ha anche eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni nei confronti di aziende commerciali e attività imprenditoriali, conti correnti e beni immobiliari, appartamenti e terreni agricoli a Rignano Flaminio e Morlupo, beni ritenuti nella disponibilità degli esponenti della 'ndrangheta e dei loro affiliati e del valore di almeno 100 milioni di euro.

I sequestri hanno riguardato, tra l'altro, quote sociali di un negozio di preziosi nel quartiere romano di Prati-Trionfale, di un negozio di ottica a Morlupo, di un'azienda di Campagnano attiva nel settore della compravendita di bestiame. Eseguite numerose perquisizioni nei confronti di altri indagati considerati affiliati alla ‘ndrangheta nonché nei confronti di alcuni soggetti risultati coinvolti, come vittime, in un vasto giro di usura e residenti nella provincia di Roma e in altre regioni d'Italia.