Letture. “Proditor-Il Traditore”, odissea dell’anima dell’Ulisse crotonese: la caduta degli dei e l’ascesa di un uomo

9 giugno 2021, 08:00 Outside24

“Munio, amico mio… Sei tornato finalmente”. Io l’avrei abbracciato… gli avrei detto che è tutto finito… che il viaggio è finito. Gli avrei detto che l’inferno dell’anima si è placato e che anche la terra da attraversare è giunta al termine. Davanti a lui il mare nostrum e alle sue spalle Croto, e alle spalle di questa… l’Impero… l’Europa. Tutto è passato. Tutto si è compiuto. “Da quando sono partito tante cose mi sono successe e anche io sono cambiato tante volte”. “Ma non ci pesare ora… Riposa, Munio… riposa”.


di Natale G. Calabretta

Munio è stato un Proditor, un traditore, prima di tutto di sé stesso, della sua indole di ragazzo felice che pesca nelle acque generose dell’Esaro.

Ha tradito suo malgrado e si è lasciato corrompere l’anima e il corpo, il cuore gli è stato trappato come la sua vita dal calore della famiglia, dai luoghi cari.

Munio è solo ora ed inizia una vera e propria catarsi dentro e fuori di sé, dove il percorso nella perdizione sembra irreversibile.

Munio strappato da Croto, è lontano da casa, è smarrito, spaventato, è venduto come carne al macello, come bestia da soma: è schiavo.

Munio, che dai romani aguzzini si farà chiamare Kroton… solo per questo reca in se le stigmate del riscatto… ma ancora non lo sa. Dovrà ancora tanto soffrire.

Il male umano che da questo momento in poi incontra sul suo cammino verso l’ignoto geografico e psichico lo ucciderà ogni giorno di più, lo abbrutirà nel fisico e nell’anima, insieme alla consapevolezza che quel ragazzino che era non potrà più essere, come il ricordo della sua famiglia giù a Croto che è ormai quasi svanito.

Sono tutti morti”. No, Munio no… siamo qua ad aspettarti… Munio, amico mio”.

È una odissea vera quella che ci regala con maestria sublime Pierluigi Curcio, scrittore: una odissea dell’anima che si rispecchia in un vagare fisico e geografico in una Europa ancora pagana, terragna e ostile come quella nel pieno dell’età imperiale romana... dove è facile morire.

È un percorso simbolico di perdizione e di redenzione coordinato con un moto di drammatico allontanamento dalle origini per poi virare ad un caparbio ritorno a casa salvifico e redentore.

Anche la dimensione spirituale di Munio oscilla tra poli opposti tra la caduta degli dei e l’ascesa di un uomo: lui nasce in una Croto che comincia ad essere convertita alla neonata religione del Dio unico; poi in una Roma babele si perde in un mondo misterico, demoniaco e sanguinario; il panteon pagano e luminoso degli dei latini e germanici lo accoglie dopo l’incubo; il ritorno lo condurrà alle origini di un unico Dio buono… nonostante gli uomini … in una Croto simbolica capitale della Cristianità a dispetto di una Roma persa e matrigna di quegli anni arroganti e folli.

Tutto si completa e tutto è compiuto nel viaggio della rinascita di Munio, detto Kroton, anche la vendetta, tutto si fa giusto e si purifica nelle parabole incrociate di perdizione e salvezza, di allontanamento e ritorno create da Pierluigi Curcio nella sua perfetta metafora dell’esistenza: Munio è una anima nera, non è più umano è una macchina di morte perfetta e spietata proprio quando è nel punto più lontano da casa.

Poi il male trabocca dal suo cuore ormai morto che non lo contiene più.

Ed inizia così a vuotarsi dal veleno e dal male, e mentre la morte lo circonda ancora, intravede la vita, un fiore che non appassisce al suo passaggio: è Snezana? … no, è qualcos’altro… ma non sa ancora cosa.

Ora Munio è un traditore è un fuggiasco: dopo una vita trascorsa a non aver nulla da perdere, ora ha qualcosa di bello da proteggere: ma cosa? ... Non capisce … ma questa cosa sembra addolcirgli l’anima.

Braccato, intraprende il faticoso e pericoloso viaggio del ritorno, della rinascita, accompagnato dai simboli di qualcosa che conosceva bene ma che ha dimenticato, che non sa riconoscere, a cui non sa dare un nome: una donna, un bambino e una volpe.

Sono l’Amore, Munio… capisci… sono l’Amore”. “Ecco cosa era... di cui non ricordavo il nome”.

Una donna, un bambino, una volpe sono l’Amore declinato in tutte le forme possibili.

Seguono lui, stanno con lui, Munio il puro, detto Kroton, eroe per caso… forse uomo senza qualità, incattivito dal destino ma ostinato a riscattarsi dal male per riconquistare il bene nelle piccole cose che ha lasciato a Croto… sulle rive dell’Esaro.

Per la prima volta ho paura di morire... Non posso farlo devo pensare a loro”.

Non preoccuparti fratello mio... sono proprio loro a renderti più forte... Non sei più solo... è la vita che ti accoglie... finalmente”.

Così questa strana compagnia, dal cuore freddo e crudele dell’Europa imperiale parte caparbia, tra mille avventure, per giungere finalmente a Croto da dove tutto è iniziato per il piccolo Munio e da dove tutto è finito.

Da dove tutto finisce per lo stanco Munio adulto e da dove tutto potrà ricominciare per il nuovo Munio… che finalmente sembra sereno: si è ritrovato.

Ma prima, come Ulisse… esattamente come Ulisse, l’ultima prova di sangue, l’ultima insidia di un destino che non smette di voler esser beffardo.

Poi la pace... le braccia lungo i fianchi... le mani aperte... la vista si interrompe in un lungo lento battito di palpebre.

Sei a Crotone finalmente, Munio, a casa… bevi, sembri affamato... ora mangia qualcosa”.

Siamo stanchi… è stato un lungo viaggio”.

Vabbè mi racconterai… Ora siedi qui… dai. Anche lei sieda qui… il ragazzo… qui. Riposate.

Loro sono mia moglie Snezana e mio figlio Axell”.

“Piacere … sono felice di conoscrvi”.

Snezana guarda Munio… che piange di gioia.

“Munio… amico mio. Ora mangia”.

Si compie così la parabola di un uomo, un antieroe, un Proditor, un traditore appunto, come metafora dell’intera comunità crotonese che dovrà lottare e soffrire - non ci sono scorciatoie - per ritrovare sé stessa, per riscattarsi da una esistenza maledetta.

Si compie così, all’unisono, la parabola del protagonista e del lettore che soffre e vince con lui, solo se si fa ultimo tra gli ultimi, come il nuovo unico Dio; solo se in lettore si fa ultimo, se si sente perduto o è semplicemente crotonese… in una antica Croto città degli ultimi accolti dalla cristianità delle origini, oppure in una moderna Crotone città degli ultimi abbandonati da tutti… solo così il lettore arriverà alla salvezza insieme a Munio.

“Proditor” è un dono, una guida, più che un monito, all’intera comunità crotonese, un capolavoro crotonese dagli orizzonti europei, una Odissea di terra per un Ulisse crotonese, un viaggio interiore di chi è crotonese nell’anima, in una anima senza eroismi se non quelli dettati dalla disperazione, di chi è crotonese suo malgrado, di chi è lontano e vorrebbe tornare a Crotone, di tutti quei crotonesi che si sono persi e poi si sono ritrovati, di tutti i crotonesi della storia che si sono persi che poi sono morti senza che nessuno li abbia mai cercati, di tutti quei crotonesi che cercano il riscatto consapevoli di essere ultimi.

Proditor - Il Traditore”, un capolavoro spirituale oltre che letterario di Pierluigi Curcio scrittore crotonese di prima grandezza nazionale e ora anche internazionale.

Da far leggere nelle scuole ai giovani di Crotone per sperare che qualcosa cambi in futuro.

Distribuzione: Amazon