Buoni Spesa al Comune di Crotone. Se Ugo non faceva le cose, la Commissaria Prefettizia come le fa?

14 aprile 2020, 19:00 Politica.24

Dati e numeri riguardanti la “solidarietà alimentare” alle famiglie bisognose, domande accolte e domande escluse per il buono spesa pari a 150 euro per ogni componente del nucleo famigliare presente sul territorio mentre per le famiglie con 4 o più persone il buono ha un valore massimo di 550 euro. Una statistica quanto mai utile per conoscere al meglio lo spaccato socio-economico reale che si è determinato dopo la diffusione del virus epidemico anche a Crotone.


di Giovanna Fichera e Vito Barresi

A tal proposito toccherebbe al Commissario Prefettizio del Comune, che più volte assicura agli amministrati pitagorici il massimo della trasparenza, fornire al più presto queste informazioni che certo non hanno il peso dei big data”, ma che sono più che mai necessari per meglio agire sulla platea dell’indigenza e del bisogno sociale in un contesto locale che permane agli ultimi posti nelle graduatorie del reddito e dell’economia nazionale.

Sappiamo per certo che, stabiliti i criteri di accesso ed erogazione per i “buoni spesa” a favore di famiglie in difficoltà in seguito all’emergenza Coronavirus, il Comune di Crotone ha potuto gestire e amministrare in base alla somma complessiva di 574.596,92 euro, fermo restando che il Commissario Straordinario Tiziana Costantino aveva dato disposizioni agli uffici (la dirigente a Td in “quota Pugliese”, Teresa Sperlì) di predisporre la delibera di variazione di bilancio per la presa in carico della dotazione.

Lo stesso Commissario puntualizzava altresì che i criteri scelti oltre a “considerare l'emergenza del momento e la finalità dell’intervento” erano e sono “soprattutto votati alla trasparenza ed alla efficacia dello stesso che deve essere di ristoro per le famiglie particolarmente bisognose che hanno avuto particolari contraccolpi in questo delicato momento di crisi sanitaria, economica e sociale”.

Tutto bene. Ecco allora che sarebbe stato forse necessario più tempismo nel comunicare e partecipare al mondo dell’informazione giornalistica.

La stessa che è chiamata doverosamente a svolgere un compito di elevata precisione e responsabilità, più che mai rilevante in questa complessa e delicata fase di rapporti tra istituzioni e società, tra apparato dello Stato centrale e cittadinanza delle comunità locale, tutti i dati generali e quindi non “sensibili” sullo svolgimento delle attività di solidarietà alimentare.

Distribuiti i buoni spesa ai richiedenti bisognosi, reso noto l’elenco dei punti vendita selezionati, era ed è, comunque, utile far conoscere a tutta la cittadinanza i dati relativi all’assegnazione dei sussidi previsti dal fondo nazionale per la solidarietà alimentare, fornire un dato complessivo sul raggiungimento dell’obiettivo, il numero dei beneficiari e la distribuzione per quartieri di residenza, la tipologia della famiglie che hanno potuto attingere al fondo previsto dall’ordinanza della Protezione per supportare le realtà sociali più vulnerabili a causa della pandemia del Covid-19, eventuali altri soggetti esterni e del terzo settore e del volontariato coinvolti nella meritevole operazione di soccorso.

Come pur essere informati su quante sono state le domande di famiglie o soggetti rientranti nella prima fascia di precedenza (monoreddito, non percettori di reddito di cittadinanza, ecc.); quante sono state le domande escluse per palesi irregolarità o carenza dei requisiti richiesti (soggetti che già percepiscono altre forme di sostegno, tipo il reddito di cittadinanza o ammortizzatori sociali).

E, inoltre, da quale ufficio comunale o altra organizzazione interna o esterna, operatori/operatrici, siano state contattate le persone selezionate, mettendole nelle condizioni di effettuare i propri acquisti; e se ai beneficiari è stata fatta richiesta di specificare in quale punto vendita intendevano utilizzare i buoni, e come questi esercizi siano stati selezionati.

Inoltre, accanto ai buoni spesa, dovrebbe essere stata prevista la distribuzione dei pacchi viveri con prodotti di prima necessità alle famiglie individuate, attraverso una valutazione dei Servizi sociali e della Protezione Civile, di cui al momento in cui scriviamo non si conosce il numero né la composizione sommaria, quale il valore che si può presumere variabile tra i cinquanta e i sessanta euro l’uno; e se è stato raggiunto qualche tipo di accordo con altre società o organizzazioni, che dovrebbero provvedere ad acquistare le derrate alimentari per la consegna che verrà effettuata direttamente a casa delle famiglie individuate.

Ciò che chiediamo, anche per svolgere il nostro umile mestiere di cronisti, è conoscere i dettagli necessari, per dare una buona notizia.

In riscontro alle parole di chi amministra, per far conoscere e divulgare tutti i dati salienti di un’azione di sostegno ai bisognosi, andata certamente a buon fine.