Venghino Signori, venghino nella città dei “privati” e dei servizi pubblici spogliati

20 settembre 2019, 16:50 Sr l'impertinente

“Ricordo che un mio saggio amico era solito dire: “Ciò che è un affare per tutti, non è un affare per nessuno”. (Izaak Walton)


di Sr* l'impertinente

“Venghino signori, venghino…” nel paese dove si mette in atto un piano - quasi scientifico - per la spoliazione dei servizi pubblici a favore di quelli privati, e a scapito dei cittadini.

Non c’è settore, in questo lembo di Calabria, in cui per usufruire di un servizio etichettato come “essenziale”, l’utente non finisca per passare dal pubblico al privato, naturalmente con tanto di aggravio di spese.

Così, il concetto di “servizio pubblico” appare sempre più desueto, fuori moda; e spesso accompagnato al termine “inefficiente”: tanto per allontanare chicchessia e farlo migrare altrove, magari verso lidi “privati”.


“Fai in modo che i tuoi piani siano oscuri

ed impenetrabili come la notte

e, quando ti muovi, folgoranti come un fulmine”.

(Sun Tzu)


È successo e succede, ad esempio, per la sanità, dove si è spinto anche qui sull’acceleratore dell’emergenza, e talvolta del mero “ricatto”, costruendo altri spazi di potere e di consenso.

Accade quindi che mentre nel pubblico si continui a tagliare servizi in strutture già di per sé carenti, ne privato i servizi aumentino sempre più; nuovi ed accattivanti, ad occupare spazi che paiono lasciati ad arte.

C’è da dire che l’interazione tra pubblico e privato non deve certamente essere considerata un tabu ma il problema è che sempre più spesso si abbia l’impressione che certi “spazi” per i “privati” siano creati ad hoc.


“Nel mondo degli affari, lo specchietto retrovisore

è sempre più chiaro del parabrezza”. (Warren Buffett)


Così, il diritto alla salute viene continuamente sventolato come un vessillo: e fin qui nulla di grave, anzi sarebbe cosa buona e giusta se non venisse fatto per tutelare non tanto i cittadini-pazienti quanto altri “interessi”.

S’aggiunga poi che da queste parti, c’è anche privato e privato: da tutelare od ostacolare a seconda dei punti di vista o, meglio, del posto della barricata in cui si trovi. Così, giù con pressioni che talvolta sfiorano le minacce, le iperbole ed i paradossi, sparate a raffica per creare le situazioni più idonee alla bisogna e per accalappiarsi il favore dell’opinione pubblica.


“Gli affari sono sempre degli scambi… si scambia

il denaro… la terra… i titoli… i mandati elettorali… l’intelligenza…

la posizione sociale… le cariche… l’amore… il genio…

ciò che si ha contro ciò che non si ha”. (Octave Mirbeau)


Stessa cosa, naturalmente, dicasi pure per il settore dei rifiuti, che ha consentito nel corso degli anni l’abbancamento di qualcosa come 5 milioni di tonnellate in una discarica. Privata s’intende.

Al grido di “mai più discariche”, infatti, si è lasciata fiorire di quella già esistente, a colpi di emergenza, permettendo di aumentarne i volumi degli innalzamenti ma anche degli affari.

Invece di costruire un impianto pubblico - soluzione da anni invocata - tra poteste e rivendicazioni ancora una volta si è dato il via libera ad un ampliamento, l’ennesimo e che riteniamo non sarà certo l’ultimo, dell’impianto di Columbra.


“Le opportunità in affari sono come gli autobus.

C’è n’è sempre un altro in arrivo”. (Richard Branson)


Il passepartout per aprire ogni porta (ne abbiamo già scritto [QUI] e lo ribadiamo anche in questa occasione), è sempre la parola “emergenza”, che spesso e in ogni settore pare quasi essere lasciata esplodere per agevolare certi passaggi.

Quale parola se non rifiuti è collegabile, infatti e in questi ultimi anni a Crotone, alla definizione di emergenza, tenendo a mente come i timori e le paure generino spesso mostri se non eco-mostri?

Nascono così comitati all’interno del Consiglio comunale ma anche fuori; resta però la cruda realtà dell’esser sempre sull’orlo del collasso del sistema; con la gente, come quella della popolosa frazione di Papanice, che rivendica il voler vivere senza puzza; identica cosa dei residenti di zona Ponticelli.


“Volete fare un buon affare? Comprate gli uomini per quel che valgono,

e ven­deteli per quel che credono di valere”. (Paul Gavarni)


Anche i servizi delle pubbliche amministrazioni vanno sempre più verso l’esternalizzazione ai privati, non solo nell’esecuzione ma, come succede a Crotone, anche per il livello “decisionale”.

Così accade che le riunioni importanti che incidono sul futuro della città vegano prese al di fuori dei palazzi delle istituzioni, magari da chi non sia passato dall’esercizio delle elezioni. Con buona pace di ciò che garantisce la legge.

Ed anche sul piano esecutivo gli enti tendono a creare veri e propri bracci operativi - spesso “armati”, vista la potenza di fuoco che esprimono - per gestire le spese dei cittadini.


“L’obiettivo numero uno di ogni affare è di creare profitto,

perché è il solo modo in cui puoi rimanere in affari”.

(Samuel Gompers)


In questa direzione, ad esempio, il potere sempre più ampio dato, in termini di fondi gestiti, alla società cosiddette in house, come la Crotone Sviluppo, da cui sono passati fondi, progetti e consulenze in quantità non indifferenti.

Oppure, come l’adesione del Comune di Crotone alla Fondazione Trasparenza per sistemare i propri conti e che avrebbe dovuto sbloccare il “borsellino” dell’ente: ma che così non è stato, almeno finora.

Nonostante questo “tutoraggio” anche piuttosto ingombrante, infatti, i rilievi della Corte dei Conti invece di diminuire aumentano.


“La vita è diventata un inesausto far di conto,

soppesare, calcolare, misurare i costi e i ricavi

delle nostre e delle altrui azioni.

Tutto è tradotto e valutato in termini di denaro.

Tutto è business”. (Massimo Fini)


Ma il fulcro di questo andazzo (il vulnus come direbbero quelli che parlano bene) è la concezione che gli amministratori hanno spesso degli incarichi ricevuti dall’elettorato o dai politici di turno.

La sensazione è che una volta assisi sulle poltrone si comportino come fossero i padroni del vapore e non - come sarebbe giusto - timonieri pro-tempore.

Così più che amministrare come da buoni padri di famiglia, in realtà pare si comportano da padri-padroni dettando legge ritenendo che tutto debba essergli concesso.

Sarà per questo che qui il pubblico sembri aver perso il suo appeal a scapito del privato; anche perché tra padroni ci si capisce molto meglio. Con buona pace dei cittadini che, invece, sono i detentori degli unici interessi da tutelare.

* Simbolo dello Stronzio