Cartelle esattoriali: i poveri cittadini “smarriti” nel labirinto della rottamazione

1 agosto 2019, 14:45 Calabria Domani | di Rodolfo Bava

Tutti noi riceviamo le cartelle esattoriali. Ma quanti, tra noi tutti, riusciranno a decifrarle? Forse nessuno. O meglio: pochi. Perché l'Agenzia desidera ammantarsi di mistero. Infatti, in nessuna cartella (forse o senza forse) è possibile scorgere la data di emissione.

E veniamo alla rottamazione delle cartelle. Si va allo sportello per potere sapere se la propria cartella è possibile rottamarla. “Purtroppo, no!” è la risposta. Con la stessa cartella si va da un funzionario, dal quale si riceve una risposta rassicurante: “Ma certo che è rottamabile, chi ha detto che non lo è!”

E chi riesce, poi, a comprendere la tecnica della rottamazione? Da una cartella con un debito di 440 euro è possibile cavarsela con euro 21,60; mentre con una cartella la cui somma è di 2619,60 euro, bisognerà pagare ben 1.778,97 euro.

Altro rilievo. Presso l’Agenzia sostengono che è possibile rottamare soltanto le cartelle pervenute entro il 31/12/2017. L’“esperto”, invece, afferma: “è possibile condonare le cartelle notificate nel 2018, con ruolo 2017". Che caos!

Poi, vi è la possibilità di potere eliminare i debiti con il “saldo e stralcio”. Vi sono tre aliquote: 16 per cento, 20 per cento, 35 per cento, in base al reddito certificato Isee.

Il cittadino comune pensa di non poterne usufruire perché il reddito familiare non è scarso. Il solito “esperto”, invece, sostiene che il “saldo e stralcio” risulta una manna per i possidenti. Ci si domanda: “Dove sta la verità?”

E, per concludere, una meravigliosa “chicca”. Ultimo giorno per potere pagare l’intero importo o la prima rata della rottamazione. Presso la Sede dell’Agenzia Riscossione in via Mediterraneo, a Crotone, vi sono centinaia di persone.

Alcuni interessati si premurano di recarsi presso le sedi degli Uffici Postali per potere versare il dovuto. Ma il bollettino non viene accettato perché non è quello emesso, o che avrebbe dovuto emettere, l’Agenzia delle Entrate.

Quale triste conclusione!

Rodolfo Bava