Oliverio travestito da Maduro a caccia di un “selfie” con Zingaretti per sancire la ricandidatura alla Regione...

23 giugno 2019, 15:40 Il Fatto

La “sconcertante”' strumentalizzazione che il ricco e agiatissimo Ragionier Gerardo Mario Oliverio ha inscenato nel corso della manifestazione dei tre sindacati Cgil Cisl Uil oltre ad essere politicamente deplorevole appare, dal punto di vista mediale, anche risibile e patetica. Tutto per tentare di sancire davanti alla “piazza” la sua improbabile ricandidatura sotto il simbolo del Partito Democratico. Zingaretti tra un selfie e l’altro, un po’ attonito e un po’ sornione né conferma né smentisce...


di Vito Barresi

L’ostentata e strombazzata presenza alla manifestazione di Reggio Calabria da parte del Presidente della Giunta Regionale (http://portale.regione.calabria.it/website/portaltemplates/view/view.cfm?14226), “Ripartiamo dal Sud Per unire il Paese”, dove hanno sfilato 25 mila persone provenienti da tutta Italia (LEGGI), esaminata a prima vista la copertura mediale, doveva avere certamente un proprio ben specifico obiettivo, uno scopo evidente, sia per Oliverio e ancor di più per il suo equipaggio, ormai in evidente disarmo e fuga, fiutandone la prevedibile e sonora sconfitta elettorale.

Forse, ingannato e preso da una botta di gioventù, agevolata anche dal torrido caldo sud-americano e tropicale, il Presidente della Regione Calabria, improvvisamente spogliato di giacca e cravatta come Clark Kent, dismesso il mantello blu, come le nostrane tute operaie, di Nembo Kid, ha indossato per l’occasione ghiotta, la cosiddetta e sempre pronta, non stirata ma rigorosamente stropicciata e madida di profumato sudore, “camicia vecchia” del suo proprio suo “comunismo pedemontano”, tornando in piazza, esclusivamente per qualche ora, per una sceneggiata in costume di lotta, senza per altro dimenticare di lasciare accesa l’aria condizionata della sua postazione di governo a Palazzo Campanella, dove rifugiarsi alla bisogna.

Il doppio volto di un Oliverio di lotta e di governo, pronto a scendere in campo con una lista silano-cosentina capeggiata da lui stesso, in formato da mezzo caudillo di San Giovanni in Fiore, se non fosse istituzionalmente inqualificabile, dovrebbe essere stigmatizzata da tutta la stampa regionale, che glissa e non lo fa, con commenti a dir poco al limite del caustico.

Arrivare a “travisarsi” platealmente, fino a presentarsi “en travesti” per le vie del Corso principale della città dello Stretto da vecchio Maduro delle Tre Calabrie, scimmiottando l’inviso dittatore populista del Venezuela, esclusivamente per trarre vantaggio da un momento sindacale, piegandolo ai fini egoistici della sua propaganda pre-elettorale, con il fine evidente di ottenere qualche scatto, da parte dei suoi fotografi ufficiali, non già con i manifestanti bensì puntando, mettendo a fuoco, un ben più mirato e selettivo “selfie” con il segretario nazionale del Pd Nicola Zingaretti, rischia oggettivamente di essere “letto” e interpretato per quel che realmente è, cioè un modesto e sgangherato esempio di pessima intelligenza politica.

Ancor più inquietante sarebbe intendere, ma non lo facciamo, tale smaccato quanto spicciolo espediente, alla stregua di una strategia d'immagine volta a risalire la china mediatica nazionale e regionale, dopo le sanzioni inflitte al Governatore dal Giudice antimafia Nicola Gratteri che lo accusa di gravissime violazioni di legge, tenendo aperti sul suo conto non uno ma svariati inchieste e fascicoli.

Concretamente sarebbe ancor più risibile giudicare il tentativo di posizionare il “set” della sue photo opportunity (“an occasion when a politician or famous person is photographed doing something that will make them popular with the public”, Cambridge Dictionary) sulle prime pagine di stampa e sui maggiori e più visti siti on line regionali, ottenendo ciò che nel linguaggio dei “social” diventa evento, avvenimento, realtà soggettiva e oggettiva di un “contatto” di vertice, un ammiccamento tra grandi del partito e del potere politico, dicasi altrimenti non un banale incontro occasionale tra vecchi compagnoni, ma un vero e proprio accreditamento, una informale quanto pubblica investitura alla ricandidatura alla Presidenza della Regione Calabria, scaturita dallo “scatto” a Reggio Calabria, proprio dal vivo e in mezzo ai manifestanti che sfilano sotto le bandiere e le sigle di Cgil Cisl Uil, con il segretario nazionale del PD Zingaretti.

Se ciò fosse anche alquanto verosimile, sarebbe la riconferma di quanto sia crollato e sia stato deturpato il valore della responsabilità amministrativa, programmatica, ideale e ideologica verso i calabresi, un valore che in questo caso più che smarrito apparirebbe manifestamente negato.

Non ci attendiamo risposte ma almeno Zingaretti smentisca che tra lui e Oliverio non ci sia stato, a Reggio Calabria, una simil specie dell’incontro a Teano tra Garibaldi e Vittorio Emanuele II.

Per il resto, più che togliersi il cappello da finto “descamisados campesinos”, Oliverio getti la maschera di una quanto meno posticcia e insostenibile “diversitàcomunista.

Che se non ci credeva Paolo Cinanni, figuriamoci Enrico Berlinguer...