Crotone prima città d’Italia departitizzata. Da Comune a Regione sotto i DemoKratici: in che mani è il loro potere?

27 settembre 2018, 20:50 Politica.24
Enzo Sculco

Crotone è una realtà dove i partiti politici tradizionali (nati nel secondo dopoguerra dopo la caduta del fascismo e la Costituzione) sono praticamente scomparsi. Forse il primo capoluogo di provincia che si può a ben ragione definire ‘Territorio departitizzato’.


di Giovanna Fichera

Vogliamo conoscere l’attuale e reale ordinamento politico di una tra le più antiche polis della Magna Grecia, tracciarne una mappa, descriverne la geografia, con i suoi luoghi, le sue facce, i volti, il chi è degli eredi contemporanei di una ‘costituzione’ locale che risale a uno dei sistema politici cittadini tra i più antichi del mondo e del Mediterraneo.

Questo il senso e l’obiettivo dell’inchiesta a puntate che si pubblica su CN24. Per iniziare, e per dipingere a tratti molto larghi il sempre sconosciuto quanto brulicante fondale che sta alle spalle del palcoscenico politico crotonese, volgiamo l’attenzione e lo sguardo al partito che comanda la macchina municipale, l’intrapresa pubblica locale, cioè ai Demokratici di Enzo Sculco.

A giudicare dagli attuali schieramenti in Consiglio Comunale non ci sono molte somiglianze con l’antica agorà della Magna Grecia, fornita dei suoi Mille, degli arconti, tra oligarchie e segnali di prima democrazia. A meno che non si voglia guardare a certe manifestazioni e ‘forme’ per così dire eterne, perpetue, del potere umano e comunitario.

Anche i partiti sorti negli ultimi venti anni esprimono oltre una scarsa presenza anche un blando rilievo, una lieve incidenza in termini di coinvolgimento e partecipazione attiva del demos, della cittadinanza, alla dialettica pubblica.

Purtroppo, neanche quando rappresentano la più delicata e impegnativa funzione dell’opposizione a chi amministra, usufruendo dello spazio legittimo nel civico consesso.


Dallo “sfarinamento” dei partiti al modello idealtipico e localistico


Per questo sia il panorama storico che la struttura del nuovo sistema politico, rispetto ai tempi delle cosiddette fasi di prima, seconda e terza Repubblica appaiono profondamente diverse e significativamente mutate.

Da quando il sistema dei partiti si è sfarinato ovunque sono nate delle etherie come nelle polis dell’antica Grecia. In Calabria il caso che ha fatto clamore per certi, e scuola o primato per altri, dicasi punto di riferimento, modello idealtipico, potrebbe essere rappresentato, dopo i successi localistici, dai DemoKratici di Enzo Sculco a Crotone.

I DemoKratici sono un raggruppamento nato dalla mente e dal profilo del suo stesso fondatore, Enzo Sculco, appunto, che se ne dichiara leader riconosciuto, con l’intenzione manifesta di farsi carico dell’insieme, per non dire della totalità, delle responsabilità e del potere politico locale.

Nell’incipit del suo atto costitutivo si legge che “l’anno 2013 il giorno 1 del mese di novembre, in Crotone al 128 (4° piano) di via Roma, si sono riuniti i Sigg. Vincenzo Sculco, Francesco Pugliano, Livio Borrelli, Serafino Mauro, Donatella Raimondo, Francesco Aprigliano e Dario Cerminara per costituire un’associazione, senza fine di lucro, denominata I DemoKRatici Movimento socio-politico-culturale. I presenti chiamano a presiedere la riunione Vincenzo Sculco. Il presidente illustra i motivi che hanno spinto i presenti a farsi promotori della costituzione dell’Associazione e legge lo Statuto Sociale che, dopo ampia discussione, viene posto in votazione ed approvato all’unanimità.”

Diuturnamente sagomata, come forza centrale territorializzata, abilmente manovrata sui campi di battaglia dal suo leader’ che ne controlla la consolle operativa, di volta in volta orientandola a destra (vedi parentesi Scopelliti) e a sinistra (confronta alleanza attuale con Oliverio) tale forza politica ha caratteri e tratti campanilistici, moderati, centristi, di volta in volta plasmati non secondo una fede di schieramento ma una logica di adeguamento agli interessi prevalenti sul mercato della politica.


La nicchia protetta, quasi un feudo, in cui si tutelano tutti i più classici modelli


I DemoKratici nel corso della loro pur breve esperienza non hanno evidenziato elementi di rilevante differenziazione dallo stile e dalle pratiche materiali del vecchio modello dei partiti di massa.

Anzi per la verità essi sono posti in funzione di vera e propria nicchia, protetta e difesa, come un feudo o una Contea, dentro cui vengono tutelati e difesi tutti i più classici e tradizionali modelli e riti appresi nella scuola politica della vecchia Democrazia Cristiana.

Tale forza politica ‘autonomista’ sebbene piuttosto localista visto il concetto di autonomia alquanto frenata che fin qui hanno espresso, trova il proprio spazio nella misura in cui la struttura partitica tradizionale con la propria catena di comando di funzionari e dirigenti ha cominciato a dissolversi, per cui man mano che la vecchia forma del partito di massa si degradava dalle ceneri della DC, del PCI, del PSI, del MSI, ecc., cominciavano a sorgere sia partiti di territorio che partiti personali.

La nascita dei DemoKratici si colloca in questo quadrante di crisi e declino della vecchia forma partito. Essi nascono dalla lunga militanza centrista del proprio fondatore Sculco, sindacalista cislino, democratico cristiano, oscillante tra l’appartenenza alla corrente di Forze Nuove di Giulio Pastore, Carlo Donat Cattin e Bruno Storti, e quella ‘meridionalista/nordista’ della sinistra di Base fondata da Giovanni Marcora, a cui aderirono Riccardo Misasi, Ciriaco De Mita e Goria, che con lo scioglimento della Democrazia Cristiana negli anni terribili di Mani Pulite, portò questi ad aderire al Partito Popolare di Martinazzoli e Mattarella, poi successivamente a fondare La Margherita di Rutelli e Franco Marini e infine a far parte del Partito Democratico appoggiando la scalata al potere regionale del catanzarese Agazio Loiero.


La metamorfosi del leader e l’intelaiatura del monopartito “campanile”


Vicissitudini giudiziarie, ostilità e svariate altre concause resero accidentato il percorso di Sculco che presentandosi con il centro sinistra prima venne sconfitto in quanto candidato Sindaco di Crotone per poi essere eletto in Consiglio Regionale e infine temporaneamente giudicato inabile alle svariate funzioni pubbliche e politiche, attualmente pienamente godute.

Egli si riscatta da questa condizione di handicap attraverso l’elezione prima di Giuseppe Vallone e in seguito di Ugo Pugliese.

Poi la drastica inversione di rotta, la fondazione dell’associazione politica i Demokratici e il suo battesimo nel centro destra, scelta che Scopelliti e Gentile salutarono ‘con molta soddisfazione’.

Finita malamente la Presidenza Scopelliti, Sculco si ripresenta alle elezioni con una serie di sigle aggiuntive che si riconducono tutte a un’unica casa madre, Calabria in Rete, riuscendo brillantemente a far eleggere in Consiglio Regionale la sua figliuola Flora Sculco, spetta il merito delle 'conclusioni'.

I DemoKratici sono un ‘partito’ campanile dominato da Enzo Sculco, cioè l’associazione che ha il maggior peso istituzionale nel territorio e nelle autonomie locali di Crotone e del Crotonese assommando tra i propri ranghi una Consigliera Regionale, un Sindaco di capoluogo, un Presidente della Provincia, e svariate altre cariche di rappresentanza, tali da configurare l’intelaiatura di un vero e proprio monopartito, un partito unico che governa e amministra senza chiedere permesso ad altre forze politiche, di fatto in regime di monopolio o per altri, in tal caso avversari e detrattori, di potere oligarchico.

Un potere ‘totale’ che induce i critici a porre oggettivamente la domanda: i DemoKratici sono di fatto un partito localista nato nell’epoca senza partiti, sono realmente un partito post-partiti, per quanto personale, oppure si deve parlare di un’associazione di scopo, con regolare statuto e organismi interni che ne determinano la linea politica e le scelte di breve e medio periodo, in qualche modo difforme e anomala rispetto alle funzioni correnti e legittime dello stesso metodo democratico?


Un partito in formato tascabile o anomalia del metodo democratico?


Per tentare di rispondere a queste domande occorre conoscere come si forma il consenso, come di costruisce la maggioranza agente, dunque, le scelte e le determinazioni politiche dei DemoKratici.

Quali sono i primi fondatori registrati con atto notarile, chi ha abbandonato il gruppo, quali sono gli organismi previsti dallo Statuto, l’assemblea dei soci, il direttivo, le forme di adesione, le quote sociali, ecc.

Il Partito formato tascabile si riunisce in forma di Assemblea dei soci soltanto in determinate occasioni che quasi sempre coincidono con le campagne elettorali, la presentazione ufficiale dei candidati alle varie postazioni messe in palio dal meccanismo rappresentativo.

Più frequentemente, un certo numero di volte all’anno, si svolgono le riunioni del Direttivo che di rito vengono aperte da una relazione iniziale, svolta dal leader del movimento Enzo Sculco, nel mentre in questi ultimi quattro anni di consiliatura regionale alla consigliera Flora Sculco.

È chiaro che in un’area così locale, che talvolta disdegna o non ambisce neanche l’ambito di una federazione provinciale, preferendo rimanere dentro il collegio elettorale di riferimento del centro urbano e capoluogo, viene a formarsi un gruppo dirigente di secondo grado se non di terzo o ultimo livello rispetto alla struttura verticale e nazionale del sistema politico, sebbene l'associazione sia ben predisposta ma non sempre equipaggiata a dare il meglio dentro la griglia del maggioritario uninominale sia nel senso passivo, presentando suoi rappresentanti, che attivo portando voti ad altri candidati ritenuti interessanti ed utili per i propri obiettivi.

Il Direttivo ha le sembianze di un vero e proprio Gran Consiglio in cui i partecipanti e aderenti si raccolgono attorno al Capo e con lui discutono alcuni aggiustamenti da apportare a una linea in qualche modo già prestabilita o comunque gli emendamenti migliorativi da aggiungere a decisioni che già il capo ha preso con altri soggetti esterni con cui ha negoziato o mediato una qualche azione da concludere ed effettuare.

Più che altro si tratta di una procedura di ratifica di contatti e soluzioni informali che attendono di essere approvate e sostenute dall’intero gruppo.


Il capo-leader: l’uomo solo al comando ed il congegno del premio-punizione


Il capo o leader è il solo in grado di controllare efficacemente a 360 gradi l’intera situazione sia in senso verticale che orizzontale, sia nelle istituzioni che nel territorio, concentrando nelle proprie mani la rete delle comunicazioni all’interno e all’esterno del ‘partito’, disponendo di strumenti di propaganda più efficaci e più ascoltati ma soprattutto perché solo lui può azionare un meccanismo di comando e prevenzione difensiva, basato sul congegno premio/punizione a cui tutta la cerchia più vicina dei sostenitori e aderenti è particolarmente interessata e sensibile.

Gruppo dirigente che a giudicare dai nomi dei fondatori è molto differente da quello originario, se non totalmente cambiato, dove base, rappresentanza e personalità o personalismo tendono a confondersi e appiattarsi l’uno sull’altro, anche in mancanza di forme di controllo o di regolamentazione dei comportamenti da parte di altre autorità anche repressive regionali e nazionali.

Descriviamone una scena, lo spaccato di un momento di vita associativa. Per esempio l’assemblea svolta nella sala assemblee di Crotone della BCC del Crotonese in Via Unione Europea.

Come tutte le altre che si sono succedute in questi anni di laboriosa iniziativa e febbrile attività politica anche questa è stata convocata non per iscritto, o tramite email, ma più semplicemente alla ‘voce’.

Le riunioni si svolgono senza l’indicazione di un preciso ordine del giorno, senza indicare un segretario verbalizzante e, mancando un archivio sequenziale, la memoria è affidata alla tradizione e ai ricordi dei partecipanti.

La riunione del Direttivo venne convocata d’urgenza tra aprile e maggio del 2018 per discutere e stabilire quali rimedi adottare per ‘ rilanciare l'azione amministrativa e rendere minimamente operativa la macchina burocratica comunale’.


Le assemblee senza Odg e i decision maker “alla destra” del leader


Dai partecipanti che ci vengono segnalati si può agevolmente comprendere chi sono realmente i ‘decision maker’ che concorrono con il leader a deliberare la linea politica da adottare e far seguire.

Presente il Sindaco di Crotone Ugo Pugliese, vari consiglieri comunali, il Presidente del Consiglio Comunale Serafino Mauro; protagonisti della riunione furono tra gli altri Pedace Telemaco Pantaleone detto “Leo”, già Presidente di Crotone Sviluppo, attualmente Assessore ai Lavori Pubblici, fratello del consigliere comunale Enrico Pedace; l’architetto Antonio Romanò, cognato dell’assessore all’Urbanistica Salvatore De Luca detto “Rori”; l’ex consigliere comunale del PD Giuseppe Mercurio, padre del consigliere comunale Ines Mercurio, capogruppo dei DemoKRatici in Consiglio Comunale; Giuseppe Cosentino detto “Peppino”, fratello dell’allora vice sindaco a assessore alla Cultura Antonella Cosentino; Roberto Fortunato Salerno, ex presidente della Camera di Commercio di Crotone; Domenico Critelli detto “Mimmo”, ex assessore provinciale; Gianfranco Turino, amministratore unico della Società Crotone Sviluppo .

Il leader si avvale inoltre, a suo insindacabile discrezione, di specifici punti d’interfaccia con l’esterno che appaiono abbastanza formalizzati in via di consuetudine e pratica quotidiana per esempio con Caio Sempronio, noto imprenditore di servizi, per l’area imprenditoriale; Decimus Dillius Patritius, storico tycon, per l’area comunicazione e mass media; Manlius Marcellum, professionista di spicco, per l’area sanità; Gellius Macedonius, appaltatore importante, per area edilizia e urbanistica, ecc. ecc.


Conclusioni seppure parziali in attesa della prossima puntata


Il rapporto tra popolo e partiti, per come definito nella Carta Costituzionale, è in costante evoluzione, cangiante da sovrano a sovrano, da popolo a popolo, pesato e segmentato nelle varie elezioni.

L’articolo 18 stabilisce che i cittadini possono associarsi liberamente, senza un’autorizzazione, per raggiungere tutti quegli obiettivi che non siano vietati alle singole persone dalla legge penale.

L’articolo 49 prevede che tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere "con metodo democratico" a determinare la politica nazionale.

A differenza dei decenni trascorsi oggi a Crotone non ci sono praticamente più sezioni di partito. Si espongono bandiere e striscioni sui balconi, specialmente durante le campagne elettorali, resiste qualche federazione, per altro ridotta al lumicino delle risorse, anche minime, di luce e acqua.

Tra queste l’unica è quella del Pd, mentre altre sedi di raggruppamenti e partiti sono aperte a titolo personale.

Ecco perché auspichiamo utile per il beneficio dell’opinione pubblica, non solo questa inchiesta vecchio stile ma anche un’analisi precisa, accurata, per comprendere dove va il nuovo potere politico a Crotone e in Calabria, come è cambiato il comportamento antropologico degli elettori, quali sono stati i flussi che si sono verificati, in termini di passaggi, travasi, spostamenti temporanei e/o strutturali, quali tendenze si intravedono nello scenario politico comunale, provinciale, locale, territoriale, regionale, nazionale ed europeo.