Ministro Trenta: Esercito, più caserme al Sud. Perché non riproporre quella di Cutro?

20 agosto 2018, 19:30 Calabria Domani | di Rodolfo Bava

Doveva essere una donna, Elisabetta Trenta, Ministro della Difesa, ad accorgersi che tra i militari italiani vi sia un’ondata di suicidi. Ben 14 nei primi otto mesi del 2018.

Ecco cosa ha dichiarato ad un quotidiano romano: “Occorre lavorare duramente per stare più vicino ai nostri militari ed alle loro famiglie iniziando ad incrementare il lavoro degli psicologi al fianco dei nostri soldati”.

Ma le osservazioni del ministro non si sono fermate al supporto psicologico da offrire ai soldati, quanto soprattutto al fatto che “la maggior parte … proviene dal Sud ed una grande parte delle nostre caserme sono al Nord … dobbiamo riadattare lo strumento della Difesa alle nuove minacce ed ai nuovi sviluppi”.

Trenta ritiene che sia necessario il riordino delle caserme, al fine di potere favorire i ricongiungimenti familiari, a costo di fare sorgere delle caserme nel Sud d’Italia, contribuendo così a dare una spinta economica a numerosi centri depressi del mezzogiorno.

Un’occasione da cogliere al volo da parte del Sindaco di Cutro, Salvatore Divuono, affinché suggerisca al ministro che, presso tale centro del crotonese, vi è una caserma militare, i cui lavori, iniziati nel 2003, non sono stati ultimati per il fatto che il titolare della Difesa dell’epoca (siamo nel 2009) – Ignazio La Russa – fece sapere, tramite il suo Capo di Gabinetto, che “a causa delle variazioni delle politiche militari e delle limitate risorse finanziarie, è stato aperto uno studio volto a verificare la possibilità di accantonare definitivamente il progetto”.

Da rilevare che, per la mancata realizzazione della Caserma di Cutro, erano stati espropriati ed urbanizzati ben 20 ettari di terreno.

Il reggimento doveva essere costituito da almeno 700 militari, tra uomini e donne e familiari. Risultano ultimati 96 alloggi, ben rifiniti. Erano previste delle aree verdi, nonché ampi parcheggi e parco giochi.

Manca da realizzare il secondo lotto. Vale a dire le infrastrutture militari, gli edifici del Comando, magazzini vari, il ricovero dei mezzi ruotanti e cingolati, il reparto lavaggio, l’officina, il deposito carburanti, il campo di addestramento, il poligono di tiro e l’eliporto.

Oltre al sollecito intervento del Sindaco di Cutro, sarebbe auspicabile che altri primi cittadini dei vari Comuni della Calabria offrissero la disponibilità ad ospitare - fornendo possibilmente alcune strutture necessarie - i militari nei loro centri.

Naturalmente, anche il Sindaco di Crotone, Ugo Pugliese, potrebbe intervenire dopo avere studiato una simile possibilità.

Rodolfo Bava