Archivio di Stato con ampio Parcheggio sotto la Colonna. Uno sfregio all’archeologia tra Tombaroli Trivelle e Carrieristi

14 giugno 2018, 14:25 100inWeb | di Vito Barresi

Bello, bellissimo, persino abbagliante, abbacinante. Sole, mare, luna e calanchi, resti archeologici e colonna dorica sullo sfondo. Quale miglior location per una pubblica amministrazione anche un pò polverosa, erudita, sommersa di carte ingiallite, per gli uffici di un austero Archivio di Stato? Sorpresa, riavvolgiamo la pellicola immaginando stanze piene“di documenti posti in essere nel corso di un'attività pratica, giuridica, amministrativa e quindi disposti secondo la struttura, le competenze burocratiche, la prassi amministrativa dell'ufficio e dell'ente che li ha prodotti” (sempre elegante la consueta citazione del Lodolini) collocate in un affresco alla Magritte, un quadro con citazioni classiche di De Chirico ma anche per chi vuole essere più ricercato venature di un Savinio che amava la Calabria. Archivio di Stato con vista sull'archeologia quasi da annoverare in guida turistica, con sede da dislocare in uno degli angoli più belli del Mediterraneo, sito archeologico paesistico di primaria eccellenza con certificazione d’origine culturale garantita da firme che vanno da Paolo Orsi a Guido Piovene, da Armando Lucifero a Gustavo Valente, da Lucio Dalla a George Steiner.


Vito Barresi | Politica.24

Semmai il problema è come si arriverà concretamente all’ingresso di Villa Berlingieri (che fu di proprietà di una nota famiglia di latifondisti agrari, il famoso fondo di Fragalà a Melissa era di un parente) per consultare inventari, repertori, indici, faldoni, documenti, fondi d’archivio, che prenderanno posto nelle stanze di un immobile di 1.400 metri quadrati, ritenuto da quasi tutti idoneo e adeguato allo scopo?

Occorre per questo seguire la pista di un vero e proprio labirinto di cemento armato, da ogni lato della carreggiata chiuso con grate in ferro che sembra un campo di concentramento, attraversando a piedi un lembo di terra, che resta ancora oggi, in larga parte, di proprietà degli antichi e nobili feudatari che dominavano il latifondo agrario di Capocolonna, ai tempi in cui nessuno di loro concedeva gratis un goccio d’acqua a braccianti e contadini del luogo.

Per arrivare al cancello dell'agognato Archivio bisognerà affrontare un percorso di oltre due chilometri (sotto il sole cocente, acquazzoni rivieraschi turbolenti, vento e quant’altre intemperie..) che partedalla fine della strada provinciale e giunge al portone del ‘monumentale’ palazzotto.

Cioè percorrere una strada d’accesso utilizzata per il transito di pedoni, torpedoni turistici, gruppi di visitatori, pellegrini e devoti al culto mariano, invitati a nozze e partecipanti a sposalizi, auto private e pubbliche, mezzi di soccorso, prevenzione e sicurezza, solo a senso unico e alternato.

Altrimenti per raggiungere i nuovi uffici, occorre un'automobile, con quel che ne consegue in termini di parcheggio che, ai sensi delle norme urbanistiche, dovrà pur sorgere da qualche parte, realisticamente se non calpestando i preziosi resti archeologici greco romani, in un'area minima almeno pari a 500 mq, fruibile dai dipendenti pubblici dell’Archivio, con posti destinati agli utenti e ai disabili.

Praticamente per quel contesto, già di per sè conteso e dissestato dalla Sovraintendenza Archeologica, dal Santuario Mariano, dagli agricoltori, dai proprietari terrieri e immobiliari, dai turisti, dalla Marina Militare, dall'industria estrattiva petro-metanifera, dai ristoratori, l'ennesima intrusione di un non luogo nel luogo, un ulteriore punto di degrado e disdecoro, in breve un vero e proprio scempio del patrimonio archeologico sempre più abbandonato e allo sbando.

Quel che sorprende, chissà chi lo sa?, è che praticamente tutti si sono dichiarati d’accordo a inaugurare la nuova era dell'Archivio di Stato, specie i proprietari degli immobili che vedrebbero rivalutata la quotazione delle proprietà, dai grandi difensori della verginità del soprassuolo agricolo che si difendono dall'edilizia turistica, fino agli amministratori comunali.

La loro è una vera foto di 'famiglie' scattata con un improvviso colpo di fulmine da Zeus Sindaco Ugo Pugliese.

Una luce lampo che ha rischiarato le idee persino alle due novelle ed eburnee divinità della politica pitagorica a Cinque stelle, la deputata Barbuto Elisabetta, ‘neofita’ della politica e figlia d’arte di un notissimo avvocato penalista già consigliere comunale dell’MSI della città jonica, e la senatrice Corrado Margherita, già precaria in varie soprintendenze, più volte in lite, non si sa bene se anche giudiziarie in varie Procure, con i dirigenti del Mibact.

Quello della senatrice della Repubblica Margherita Corrado, non di meno della cittadina deputata Barbuto, è proprio il caso di una nuova 'raccomandata' della politica.

Fino a ieri, era un nome sconosciuto portato alla ribalta nazionale su media e quotidiani, in seguito ad alcune battaglie proprio per Capo Colonna, in cui si ritrovò, con troppo unanime diluvio di grazia e lode, sponsorizzata, di volta in volta e alla bisogna, prima dall’onorevole Civati di Possibile, fino ad essere politicamente raccomandata e selezionata, fuori dalle primarie grilline, dal plenipotenziaria cosentino senatore Nicola Morra, messa all’uopo in pronta consegna per la carriera di Stato.

Il gruppo misto di politici, tecnici, funzionari e dirigenti in carriera si è recato in trasferta romana presso la Direzione Generale degli Archivi di Roma, dove avrebbe ‘contrattualizzato’ l’accordo con il Direttore Generale degli Archivi, concordando una visita dei tecnici della Direzione per esaminare gli interventi necessari a rendere fruibile il sito.