Serie A, cala il sipario. Un film già visto, un finale da riscrivere: è l’ora delle verità

16 maggio 2018, 18:20 Trasferta Libera

Tra qualche giorno si chiuderà il sipario nel teatro della serie A. Insieme al Benevento ed al Verona, un’altra squadra tornerà in serie B. L’augurio è che sia quella ad aver demeritato sul campo e non la più penalizzata da eventi fuori dalle regole.


di Cinzia Romano

Esattamente come lo scorso anno, il Crotone è lì, terzultimo a lottare per non retrocedere e non solo deve assolutamente vincere ma il suo destino è anche nei piedi di altre squadre.

Qualcuno si chiede: “Il Crotone le sue occasioni le ha avute per stare in una posizione più comoda, perché dovrebbe rimanere anche quest’anno in serie A?”

La prima risposta che verrebbe di dare è: “Perché dimostra ogni domenica di meritarlo sul campo, avendo conquistato 38 punti in 37 partite”.

Poi guardi la classifica e ti accorgi, invece, che la squadra di mister Zenga ha 35 punti. Dove sono finiti quei tre punti di differenza? Nonostante l’introduzione del VAR, l’oggettività degli arbitri rimane ed eccoli lì i punti in meno, che potrebbero essere determinanti alla fine del campionato.

In particolar modo quando ad essere annullato è un gol regolare realizzato al 90’, a partita conclusa, contro il Cagliari, oggi diretto concorrente nella lotta salvezza.

Il Crotone non è di certo un top club, ma nel suo piccolo insegna con i fatti che si possono ottenere risultati inimmaginabili grazie al sacrificio, al duro lavoro, alla perseveranza, alle sconfitte e soprattutto alla voglia di credere sempre nei sogni.


Il riscatto degli “spacciati”


Lo ha dimostrato lo scorso campionato quando, dato per spacciato, si è riscattato con una salvezza a detta di tutti miracolosa.

Il Crotone è sinonimo di generosità, perché è quella società che, ad inizio campionato, fu l’unica disposta a sacrificarsi per giocare le prime due partite in casa e permettere al Cagliari di terminare i lavori di costruzione del nuovo stadio, evitando ai sardi di disputare una gara in campo neutro.

Una scelta che, se a molti può sembrare scontata, non è del tutto banale, dal momento che porta come conseguenza di essere l’unica tra le rivali a disputare l’ultima partita fuori dalle mura amiche.

Il Crotone è la fionda che lancia sempre verso l’alto tanti giovani, che in altre squadre non avrebbero mai la possibilità di giocare lo stesso minutaggio e di acquistare valore sia dal punto di vista tecnico che di mercato.

Il Crotone non frigna e non sbatte i piedi come i bambini quando subisce ingiustizie. Quando il suo presidente scende negli spogliatoi lo fa per spronare la squadra e non per minacciare gli arbitri.

Con il Crotone in vantaggio, i palloni a bordo campo si trovano sempre per ricominciare velocemente il gioco e i calciatori onorano ogni singolo minuto giocato senza fare troppe manfrine.

Contro il Crotone un silent check lo si fa sempre e di solito dura qualche minuto, perché non si sa mai qualche insetto si fosse aggiunto al corpo del difensore tenendo in gioco l’avversario di turno o avesse toccato la palla al suo posto.


La città dove fare calcio è una pacchia


Fare calcio nella città di Pitagora è una pacchia, perché squadra e allenatore non hanno pressioni da parte dell’ambiente. Tutti possono lavorare con serenità, avendo il tempo per costruire qualcosa di importante.

Chi viene a Crotone è cosciente di salire sulle montagne russe, ma sa anche che se resiste al primo giro, poi a quei giri di giostra ci prende anche gusto.

Il Crotone è il club che, a fine calciomercato, tutti gli addetti ai lavori guardano come poco attrezzato e con scelte di giocatori inadeguati a competere nella categoria solamente perché sconosciuti, ma che da bruco alla fine si trasforma in farfalla.

La squadra rossoblù ha insegnato che, finché c’è anche solo una piccola speranza, tutto può succedere e il Crotone è questo e tanto altro.

All’Fc, del presidente Gianni Vrenna, non interessano i giudizi di alcuni addetti ai lavori o dell’opinione di Fabio Caressa che lo scorso anno definiva i calabresi “una squadra che rovinava il campionato della serie A, perché già a gennaio era fuori dai giochi”, o che la scorsa settimana dichiarava forte e chiaro che “Il Cagliari rappresenta la Sardegna e la Sardegna è come una Nazione: non ce ne vogliano le altre squadre, ma nella lotta per la salvezza è giusto fare un po’ di tifo per la squadra rossoblù. Il Cagliari è davvero l’espressione di un intero popolo”.


Caressa e le vacanze in Sardegna? Anche qui c’è il mare e il sole


Che la Sardegna sia una regione fantastica nessuno lo mette in dubbio, ma forse Caressa vuole trascorrere lì le vacanze gratis. Informiamo il giornalista di Sky che anche in Calabria c’è tanto sole ed un mare stupendo…

Per concludere, si vuole ricordare a tutti che il calcio dovrebbe essere uno spettacolo sportivo, dove giocatori, allenatori, società, tifosi e arbitri sono gli attori principali di uno show possibilmente educativo, leale.

Ciò che deve mostrare sono i sorrisi dei bambini che attendono i calciatori nel tunnel; sono gli abbracci e le strette di mano che si scambiano prima del fischio d’inizio; sono il calore e la genialità delle curve nel realizzare le coreografie.

Di certo non sono e non devono essere i cori a cui si è dovuto assistere nel match Sampdoria-Napoli in cui “quattro scappati di casa” (come li ha definiti il presidente Ferrero) hanno intonato parole indegne e razziste nei confronti dei napoletani.

Come si può pretendere di insegnare, attraverso lo sport, valori come lealtà, educazione e spirito sportivo? I giovani emulano ciò che vedono e sentono. Quello che accade negli stadi rispecchia le azioni che vengono compiute nella vita di tutti i giorni.

Che al Crotone nessuno fa sconti lo si sa bene e dovrà dimostrare domenica, con una prestazione da serie A, di meritare la categoria concludendo al meglio questo campionato.

Vinca il migliore, con la speranza che non ci sia un’improvvisa impennata nell’apertura di “biscottifici” …