Papa Francesco accusato d’eresia atteso a Bologna roccaforte antipapista

Vedere dal vivo un Pontefice in diretta, appena dopo aver ricevuto l'accusa di essere un Papa eresiarca, non è certo uno spettacolo di tutti i giorni. Lo show è sicuramente garantito. Massima copertura mediale per un evento che per la prima volta nella storia bimillenaria del papato e della religione cattolica manda in scena quasi live la pubblica accusa di eresia a un Santo Padre. Come ormai si sa, urbi et orbi, a scagliare la 'nuda' pietra contro l'attuale soglio di Pietro sono state varie personalità cattoliche, sacerdoti, teologi, laici ecc. che con una lettera inviata a Francesco lo esortano a fare ammenda non già di una ma di ben sette eresie. A stare alla 'posta' la spedizione è avvenuta in data 11 agosto 2017, ma per via del fatto che il Papa non ha degnato di risposta gli scriventi, gli stessi avrebbero deciso di rendere note le loro accuse, il 24 settembre, Festa della Madonna della Mercede e di Nostra Signora di Walsingham. L'imbucata planetaria via web, sul sito ad hoc, www.correctiofilialis.org/it/, è apparsa all'entourage vaticano evidentemente non casuale, tenuto conto che mancava esattamente una settimana dalla Domenica primo ottobre, giorno dedicato a Santa Teresa, in cui si recherà a Bologna, per una visita pastorale in occasione del Congresso Eucaristico Diocesano.


Vito Barresi | Cambio Quotidiano Social


Arcidiocesi del capoluogo emiliano che contende ad altri talvolta 'profetiche' visioni di ortodossia e modernismo, sempre in lotta per lo scettro sia temporale che spirituale, alla conquista in retrovie papalina discreta e affabulata, dell'egemonia politica e religiosa nazionale, con la lombarda e non lontana capitale 'morale' del Paese, la cattolicissima e conservatrice Milano, in attesa di accogliere Francesco che viene da Roma, tra dubbi, fermenti, abiure e contese persino fratricide, dovrà per sovrattassa fare pure i conti con la maldicenza propalata ad arte, secondo, è proprio qui ben "teo-localizzata", una delle sedi più agguerrite e irriducibili del focolaio antipapista che fa sempre più oscuri proseliti fra il basso clero e gli alti prelati.

Per cui nei corridoi della curia felsinea si fa un gran sussurrare, talvolta anche sapido, intorno al pronostico buttato li e non per caso, se ad assistere all'evento storico in Piazza Maggiore piuttosto che alla messa allo Stadio Dall'Ara, ci sarà uno dei 62 firmatari dell'appello antipapale, quel Don Alfredo Morselli che non sembra nè avere resipiscenza nè tanto meno rimorsi nel commentare con minuzia ultraortodossa i passi incriminati di Amoris Laetizia che in lui "provoca tanta tristezza".

Don Alfredo, che di certo non farà la fine di prete Liprando sottoposto all'ordalia del Giudizio Divino tuttavia, forse anche per questo, continua liberamente a ribadire che il divorziato risposato civilmente non può accostarsi alla comunione, poichè continua a vivere 'more uxorio, cioè senza il vincolo sacramentale del matrimonio. Ricevere la Santa Comunione nel peccato mortale non è possibile, non lo era prima, non lo è ora, lo dice il Catechismo. E amministrare la comunione in questi casi da parte del sacerdote non è misericordia, ma anzi il più grande dispetto o danno che possa fare."

Liprando alias Don Morselli è lo stesso che in occasione del 500° anniversario della Riforma Luterana ha abbracciato una vera e propria crociata contro la riconciliazione papale con il luteranesimo, accusando la Santa Sede di 'giustificare le aberrazioni dottrinali diaboliche di Lutero", visto che "oggi la Chiesa è tradita dai suoi stessi figli, pure in alto, dai nuovi Giuda, tutti coloro che proclamano in atti e documenti cose che urtato contro la verità."

Nel fuoco vivo di una disputa che è diventata improvvisamente pubblica e plateale, persino furibonda, in vista di un traguardo sempre incombente in Vaticano, cioè la sommità di quell'evento dell'umano ecclesiale, comunque mai troppo lontano, cioè l'individuazione da parte dello 'spirito santo' di un nuovo papa, molte diocesi del Nord padano si preparato a far partire in pole position candidature italiane che in Vaticano pare siano molto ricercate e prefigurate per il dopo Bergoglio.

Bologna con i suoi 'antipapisti', tra cui sarebbe maldestramente stato iscritto d'ufficio anche il predecessore dell'attuale Arcivescovo Zoppi, il cardinale Caffara ("Scusatemi la battuta: avrei avuto più piacere che si dicessa che l'Arcivescovo di Bologna ha un'amante piuttosto che si dicesse che ha un pensiero contrario a quello del Papa"), tra i primi a criticare alcuni paragrafi di Amoris Laetizia apparirebbe segnata a vista, come luogo da bonificare ove sradicare il ceppo del virus.

Città dalla geografia religiosa molto spiccata, che si è ampliata a dismisura, in una Bologna post conciliare, dove il governo delle varie anime diocesane, è lungamente rimasto sotto il blando paternalismo conservatore e notabilare che ha legato in continuità sia l'era di Biffi che di Caffara, con una Chiesa suddivisa al proprio interno in specifiche sezioni, partiti, fazioni, micro gruppi, in cui si mescolano politica e teologia, statisti e versetti, scismatici e tradizionalisti, eretici e credenti ortodossi, con tale estrema frammentazione del genere religioso bolognese, quasi al limite del settarismo, si misura non senza difficoltà l'attuale arcivescovo voluto proprio da Papa Francesco.

Bologna cattolica, com'è adesso, intrisa nel fumus delle accuse d'eresia rivolte al Papa, finisce così per evidenziare al Paese l'avvio di un'altra campagna elettorale, la duratura e infinita corsa al Papato che comincia un secondo dopo l'elevazione in carica del pro-tempore, ponendo un problema di politica e di schieramenti ecclesiali, certamente strategico e non di poco conto in Italia: come ridare autorevolezza alle guide pastorali diocesane, come riorientare i vescovi italiani verso nuovi orizzonti della Chiesa universale. Cominciando a rimettere ordine in una delle chiese locali 'anarchicamente' più emblematiche d'Italia, dove il rischio è ora evitare la formazione di gerarchie e statarelli clericali paralleli, pronti a colpire persino l'autorità spirituale e dogmatica del Sommo Pontefice.