Viaggio nel museo di Crotone. Tra disagi, lentezze e personale “vecchio”: come i reperti

2 marzo 2017, 10:55 Il Fatto
Gregorio Aversa e il Museo di Crotone

Tra disagi, disattenzioni e lentezze burocratiche è possibile “leggere”, nel museo e nelle aree archeologiche, la storia dell’antica Kroton. Lo si può fare anche gratis, come nel resto d’Italia, grazie all’iniziativa promossa dal Ministero dei Beni Culturali “Domenica al Museo”, entrata in vigore il 1° luglio del 2014.


di Giuseppe Romano

Il Patrimonio culturale e museale del capoluogo crotonese è tra i più importanti della Calabria per il valore storico ed artistico dei reperti esposti. Tantissimi altri oggetti di grande interesse archeologico, provenienti da ricerca sistematica o occasionale, restano accumulati in magazzini inaccessibili e, altri abbandonati all’incuria del tempo, alla mercé dei vandali, dei tombaroli e ai “bla bla bla” di associazioni, alcune ammesse al riparto del 2x1000, dal Ministero, spesso senza un tangibile ritorno per la cultura. Un patrimonio privo di progetti finalizzati al restauro, alla valorizzazione e alla promozione.

Nell’ultima visita al Museo Archeologico Nazionale di Crotone, abbiamo colto le esperienze positive del dottor Gregorio Aversa, direttore dal novembre 2015.

“Prima di questo incarico, mi sono occupato di attività di Soprintendenza. La riforma che si sta attuando nel nostro Ministero ha Comportato la creazione di questa nuova figura del direttore e mi sono reso conto che quello che vedevo un tempo con altri occhi, va concepito in un modo nuovo. Mi sono trovato difronte ad una realtà diversa, perché ci viene chiesto di aumentare il numero di visitatori e attivare attenzione sulla valorizzazione del patrimonio che abbiamo. Patrimonio che è diventato molto grande nel tempo. Sono stati realizzati nuovi musei e parchi archeologici, però, in compenso, le risorse non sono aumentate. Quindi, riuscire a far quadrare il cerchio è complicato. Ma, la situazione non è così drammatica come spesso viene descritta”.

Durante le visite, spesso vi sono difficoltà pure ad essere seguiti nel percorso da personale esperto.

“Abbiamo difficoltà in vari settori. Uno di questi è il personale, perché è diventato anziano, la gran parte è al limite della pensione e, da qui a quattro anni, via via stanno andando in quiescenza senza essere sostituiti da personale stabile. Dovremmo fare ricorso a interventi di ragazzi assunti temporaneamente, con contratti a termine. Questo non garantisce la continuità e, da questo punto di vista, si va un po’ in affanno”.

Grandi problemi ai servizi, senza un’alternativa razionale e con un gelido rapporto di collaborazione con le associazioni interessate a questo settore.

“Per questa ragione, dovremmo sopperire con società di servizi aggiuntivi che dovrebbero partire, anche in questo caso con qualche perplessità, perché non è detto che riescano a risolvere totalmente i nostri problemi. Ma, ci stiamo attivando. Intanto, ho avuto necessità di conoscere le associazioni del territorio. La prima parte del mio periodo l’ho dedicato proprio a questo. C’è chi collabora, ma si potrebbe fare di più”.

Parole, convegni, accuse restano interventi campati in aria. L’Archeologia è un settore complesso che richiede passione, professionalità e disponibilità. Spesso, le associazioni diffuse sul territorio hanno dinamiche opposte e non per rendere fruibile il bene che si ha.

“In un museo c’è bisogno di tecnici e specialisti. Ruoli che non spetta alle associazioni fornire. Dobbiamo ricorrere ad altre forme di collaborazione, che pure ci sono state ma non in forma continua. Bisogna che si crei un substrato comune, un interesse collettivo, un’attenzione da parte di tutta la comunità locale e tutte le associazioni dovrebbero sentirsi partecipi attivamente operando su identità e coscienza civica. Spero si riesca a raggiungere questo spirito costruttivo.

Adesso parteciperò ad un primo incontro con l’associazione “Itinerari”. Andrò per sentire cosa si propone. Spero che questo serva a stimolare l’attenzione da parte di tanti altri non su singoli eventi estemporanei, ma su una logica nuova di partecipazione condivisa e responsabile alla cosa pubblica. Il compito del Museo non è quello di mettere direttamente in rete, ma di fare parte di una rete. Cioè il dovere del museo non è quello, per esempio, di porre vincoli e operare il controllo sul territorio, ma di valorizzare quello che è il patrimonio esistente. Questo è un momento di confusione, perché i compiti di ciascuno devono essere chiariti a livello istituzionale. Su questo piano, si devono innestare anche i cittadini e le associazioni che, però, devono svolgere il loro compito in forma costruttiva”.

Quanti reperti conservati accumulati nel sotterraneo! Mancano le aree per mettere in esposizione questi tesori. L’attuale struttura è satura, è insufficiente. Ad oggi nessuna soluzione.

“Un dialogo giusto con il Comune potrebbe aiutare. Sto cercando di fare in modo che oltre alle nostre strutture anche il Comune si attivi e si riesca ad addivenire ad una soluzione di questo problema. C’è da una parte il Castello che andrebbe valorizzato più opportunamente e, dall’altra, ci sono strutture anche vicine, penso alla scuola Principe di Piemonte, che potrebbe essere utilizzata a questo fine. Intanto questa amministrazione ha fatto un primo passo assicurando parte dei locali della scuola da destinare ad uffici del Museo. Certamente si potrà fare anche di più. Intanto c’è la buona volontà, poi ci sono una serie di passaggi non sempre semplici. Ma certamente occorre riprogettare la città in funzione delle nuove sfide dovute alla globalizzazione”.

Resta l’ipotesi del Castello di Carlo V, ma è non meno complessa.

“Va messo a norma e adeguati gli spazi in funzione espositiva, con la cartellonistica. Un lavoro enorme che richiede energie ed adeguate economie. In generale, bisogna riconoscere che il Ministero dei Beni Culturali, negli anni si è molto dedicato alla tutela, però, effettivamente, ha dedicato non sufficiente attenzione alla valorizzazione. Questo non significa che abbia sbagliato, perché ha realizzato il parco di Capocolonna e altre cose. Però serve potenziare quest’aspetto. C’è da dedicare più attenzione con una corretta progettazione, per evitare che le cose rimangano a metà”.

Il Sindaco è al corrente di questo problema?

“Siamo in contatto. All’inizio non siamo riusciti ad intenderci, perché erano subissati da problemi. Adesso, spero che si riesca a recuperare il filo”.

Esiste un progetto di massima e tracciata qualche linea dinamica?

“Al momento abbiamo parlato di una serie di problematiche da approfondire. Ma le premesse sembrano buone”.