Vrenna come Edoardo VIII: l’abdicazione al trono e la “svolta” del Crotone

23 gennaio 2017, 15:07 Trasferta Libera

Prendendo un caffè in un bar del centro o acquistando in un’anonima e affollata tabaccheria. Addirittura spedendo un pacchetto per posta o dal corriere. La battuta è sospirata, sottovoce, quasi fosse un arcano segreto. “Zitti zitti in mezzo alla piazza” tutti ripetono la litania che tutti paiono sapere ma che nessuno osa proferire ad alta voce.


di Vincenzo Ruggiero

Nel Crotone calcio sta finendo un’epoca e se ne sta aprendo un’altra. Per carità! Sempre nel solco del casato, soprattutto della dinastia, sebbene indiretta ma pur sempre di stessa stirpe.

Quasi mezzo lustro sul trono e la corona d’alloro da numero uno pitagorico sta per passare di mano. Un Cesare, nuovo sultano dell’impero rossoblù, è già pronto all’incoronazione che gli staccherà un biglietto dorato per la scintillante e ristretta cerchia dei Paperon de Paperoni del calcio professionistico. Lì dove l’odor dei milioni (di euro) inebria coprendo il puzzo di maglie sudate e facendo agognare grandi imprese: come le leggende dei nobili condottieri d’altri tempi e oggi, invece, più appannaggio di cavalieri dal congiuntivo claudicante.

La notizia nell’aria, che troverebbe conferma in ambienti “informati”, è proprio che Raffaele Vrenna (senior) stia per abdicare al trono come un moderno Edoardo VIII e, nel solco dell’illustre regnante inglese, passando le redini della società, con annessa proprietà e capitale sociale, proprio al fratello Giovanni, detto Gianni e, di conseguenza, a diretti/o discendenti/e.

Una scelta, crediamo, non certo facile per il Presidente delle grandi cavalcate rossoblù: dai dilettanti ai professionisti una presenza costante per più di due decenni, a parte un breve pit-stop causa inciampo giudiziario. Sempre fermo e immobile a quel palo di panchina che in molti giurano abbia preso la piega della sua stazza, o dal passo sostenuto e dallo sguardo astuto mentre falcia l’erba verde dello stadio incutendo il batticuore nei cavalier serventi costringendoli, spesso, ad agitati contorsionismi. Poche parole se non per ribadire, una scaramanzia inveterata dai riti consolidati e dalle attese a volte inattese. Humor, faccia tosta e testa dura nel superare avversità e imprevisti. E disaccordi.

Questo è “Raffaele”, che chi vuol crederlo amico chiama volgarmente “Rafé” non accorgendosi però che trattasi di vezzeggiativo forse poco gradito al “Re” che, al suo esclamare, è solito arcare un labbro e indietreggiare di petto. Una figura, nel bene o nel male, amata o odiata (non sta a noi giudicarlo) che comunque la Storia del Calcio Crotonese l’ha scritta: a chiare lettere e negli annali, non solo della Panini.

E che oggi potrebbe sparire dal piccolo schermo ma probabilmente, e come consolazione, non dall’organigramma semplicemente aggiunto da un aggettivo qualificativo.

Alla base della scelta del (per il momento) presidente rossoblù potrebbero esserci infinti motivi. Per i romantici la delusione di un’annata sventurata, sebbene non ancora determinata; per gli ottimisti l’aspirazione ad altre e alte mete e conquiste, magari in terre Silane dove governatori “illuminati” son più propensi a incrementar le messi; per i maligni - sempre tanti! - un mero calcolo d’interesse.

Sta di fatto che da qui a breve dovrebbe apparire il “punto” su una storia lunga e affascinante, fatta di onori e glorie ma, come tante già scritte, prima o poi inevitabilmente destinata all’oblio se non stratificata con opere d’ingegno o Colossei.

Anche l’ufficialità potrebbe arrivare di qui a poco. Forse a fine campionato. Forse, come ci ha insegnato il mercato calcistico, risolvendosi in un nulla di fatto dovuto a ripensamenti non improbabili.

Quello che ora preme al pubblico pagante è però capire il copione, se già scritto, del sequel di questo film appassionato. Magari in stile Monicelli ma da non confondere con “Parenti Serpenti”, “Brancaleone alle crociate” o, chissà, con “Le rose del deserto”.