LA LEGGE DI GRILLO E IL LIBRO DI WATZLAWICK


Vito Barresi
Cambio Quotidiano Social



Alla fine Beppe Grillo ha sventolato davanti al video nient’altro che un libro e una bandiera tricolore. Non la legge di Murphy, nemmeno la Bibbia, neanche il Corano, né tanto meno la Bhagavadgita, semplicemente un testo tradotto e stampato in Italia, nei fragorosi e dimenticati anni Settanta, da una casa editrice, positivamente sofisticata ed elitaria, che risponde ai tipi di Astrolabio Ubaldini Editore, scritto da Paul Watzlawick, "La Realtà Della Realtà", Comunicazione - disinformazione - confusione, in cui l’autore, prendendo i suoi esempi dalla storia, dalla cronaca, dalla letteratura, dalla scienza, dalla fantascienza, dai giochi di parole, dai problemi matematici e dai rompicapo, costruiva un’attualissima dimostrazione dei diversi modi in cui la comunicazione crea quella che noi chiamiamo realtà. Già di per sé, il fatto stesso che Grillo, spesso accusato di essere al peggio un magliaro della rete, un imbonitore del web, e al meglio un venditore ambulante di notizie taroccate, rappresenta una novità controcorrente per l’incolta ‘classe’ politica italiana e per quella cultura finta e rococò che sembra surreale tanto surreale come un quadro ‘post veritas’ della Ferrara di De Chirico. Per chi ama i libri e il web insieme (poichè è questa la ‘qualità emergente’ non riducibile, quel qualcosa di positivo, inteso come l'insieme che è più della somma delle singole parti), un evviva per Grillo e la sua Panoplia di testi scritti e cartacei. Svestiamoci, dunque, delle armature del neo feudalesimo italiano, apriamo il libro dell’Es e quello delle interrogazioni, costruiamo insieme un altro futuro per l’Italia.





Paul Watzlawick andò via da Palo Alto in California quando aveva 85 anni. Uno scienziato speciale, uno psicologo venuto dall’Europa, anzi dalla Mittleuropa che scelse strade inedite, quelle antichissime in cui psiche e parola, psychè e logos, comunicazione in quanto manifestazione del profondo e ancestrale, sono l’interfaccia di un principio, un motore primo psichico da cui diramano le idee giuste e quelle sbagliate, la felicità concreta e l’infelicità immateriale.


Cioè proprio la sorgente, la fonte primaria di quelle che il filosofo e linguista nato a Villach, nel 1921, in Austria, chiamò in un suo brillante saggio ‘Istruzioni per rendersi infelici’, apparso da Feltrinelli nel 1984, ben undici edizioni in soli due anni, il libro che fece scoprire Watzlawick in Italia. Nel 1949 si laureò in Lingue Moderne e Filosofia all'Università di Venezia, per poi studiare all'Istituto di Psicologia analitica di Zurigo, scuola dove nel 1954 ottenne il diploma di analista.

Fianco a fianco con Gregory Bateson, divenne ben presto il più importante studioso di Pragmatica della comunicazione umana, delle teorie del cambiamento, del costruttivismo radicale e della teoria centrata sul cambiamento delle idee con cui si costruisce la nostra «immagine» del mondo, talvolta molto diversa e contrastante con la «realtà» che ci circonda.

Per Watzlawick la nevrosi, la psicosi e in generale le forme psicopatologiche non scaturiscono dal contesto interiore del singolo individuo, ma sono il prodotto di un’interazione patologica tra individui. Colpevole di questo stato di cose è proprio il tipo specifico di comunicazione che domina in un particolare ambiente, in una determinata società. Per cui analizzando la comunicazione si possono individuarne le patologie ed evidenziare che è proprio la comunicazione a determinare le interazioni patologiche.


Nel 1976 esce "La Realtà della Realtà", dove si parla di come si può costruire, inventare, manipolare una comunicazione, selezionando parole, gesti e immagini che forniscono una specifica rappresentazione e costruzione della "realtà" a cui si è spinti a credere, adeguarsi e obbedire. Questa costruzione della realtà avviene con la cronaca, la letteratura, la scienza, la fantascienza, la politica, la narrazione storica degli avvenimenti spesso adulterati a fini di potere e persino di tirannide.


Altro che post verità e tutte le teorie farlocche dei giornalisti italiani iscritti all'albo dei politicanti di professione. Nel mondo d’oggi stiamo assistendo a una vera e propria contraffazione della realtà, alla stampa e alla diffusione televisiva di una vera e propria copia della verità. Viviamo in un sistema di democrazia totalizzante, alla mercé di segmenti occulti, criptati e deviati di vecchie oligarchie partitiche e politiche, giochi linguistici di potere, verità e contro verità, fatti e retro fatti allo specchio di strani servizi segreti, che si sono alleati oppure hanno asservito i macro media ossia i giornali, i loro direttori, i corpi redazionali giornalistici, la carta, la radio, le agenzie di notizie, il cinema e la televisione.


Di fronte a questo dominio dei mass media, soggetti al comando di determinati gruppi d’interesse politico-istituzionali-finanziari, il fattore più spaventoso è quello della resa cieca dei cittadini medializzati in bolletta elettrica, in cui far crescere e scattare il desiderio profondo di essere d'accordo con il governo e il partito che comanda, delegando la propria indipendenza, scambiando e mercificando la sicurizzazione della vita e la sicurezza sociale a patto di rinunciare alla libertà, scegliendo la deformazione della realtà.

In questi ultimi decenni la vera guerra che si sta combattendo nel mondo occidentale non è quella dei grandi eserciti del passato, combattuta con le armi arcaiche che vanno dai proiettili di piombo ai più sofisticati missili con testate nucleari.

No, vi è una guerra più subdola, una guerra che è avanzata nel territorio della psicosfera ombattuta con le armi dell'informazione deviata, una lotta senza quartiere tra la tirannide delle oligarchie politico-militari e la libertà del mondo nuovo che sta avanzando, due universi antitetici tra loro che propongono modelli alternativi di costruzione del futuro.

Watzlawick ci ha insegnato che esistono due realtà, una che si suppone e si impone come oggettiva ed esterna, e l'altra che è la sintesi delle nostre opinioni sul mondo.

Ognuno di noi è chiamato a combinare e discernere queste due realtà, facendo emergere non la copia ma la verità attuale e relativa, le convinzioni, le valutazioni in grado di forzare lo stato di cose presenti e di costruire un sistema relazionale e comunicativo diverso e innovativo, liberante e non paralizzante.

Per far questo occorre liberare il linguaggio e la comunicazione dall’asservimento al potere dei vecchi oligarchi della partitocrazia, dichiarare una guerra totale al nuovo feudalesimo della disinformazione, cambiare radicalmente la grammatica della vita, le immagini del mondo che sono all’origine dell’immensa sofferenza planetaria che tutti i popoli sono costretti a sopportare.

Nel costruttivismo di Watzlawick è detto con chiarezza che quanto noi indichiamo come realtà altro non è che un'interpretazione personale, un modo specifico di guardare e comprendere il mondo di fatto continuamente e costantemente costruito dalla comunicazione e con l'esperienza.


La realtà non è mai una scoperta, ma semplicemente un’invenzione. Da questa invenzione scaturiscono i modelli sociali, gli stili di vita, le scelte economiche e le decisioni politiche, tutte quelle direttive centralistiche e monopolistiche che accecano gli individui, come pure i più importanti ceppi relazionali umani, la famiglia, le imprese, le nazioni, gli Stati, sistemi sociali e politici, avversando ogni utopia, e progetto di alternativa possibile.


Ma come Watzlawick ha scritto nelle sue opere oggi è possibile immaginare l’altro e l’altrove, ovvero una nuova realtà liberata che nasce dalle vecchie immagini del mondo passato. Anche senza i messaggi di fine anno si può sperare che una nuova Italia inizi presto a respirare.