Il debutto del trio ‘Renzi-Grillo-Gasparri’ davanti al pubblico di Mamma Rai

6 agosto 2015, 09:30 100inWeb | di Vito Barresi

di Vito Barresi

Per chi se l’aspettava un po’ più bionda del solito anche questa volta è arrivata Mamma Rai. Si chiama Monica, Monica Maggioni e per la nota giornalista milanese, mentre sfila lento quel corteo di esistenze apparentemente lisce un telefono ha suonato, facendo partire alla grande, altro che piano, un nuovo swing, scritto suonato e cantato dalla strana ma vera, formazione debuttante della vita politica italiana, il Trio Renzi-Grillo-Gasparri.

Non sono i Brutos né le Sorelle Bandiera, né tanto meno il Trio Lescano o le Sorelle Marinetti ma in un minuto è apparso il ritorno al vecchio inciso, in una stagione che va ma che andrebbe cancellata, intanto se la suonano poi si vedrà.

Per la nuova Rai, insomma quella che hanno appena fatto Grillo e Renzi come Gasparri ha voluto, quella del rinascimento fiorentino che fa deviare l’Arno da Ponte Vecchio a Viale Mazzini nell’epoca di Matteo Renzi, è subito arrivata un’alluvione di mal di pancia, appena la ‘contraria’ ha avuto modo di passare allo scanner i curriculum dei nominati Rai. Un coro unanime impressionato dall’evidente pochezza di contenuti, per la totale mancanza di quel quoziente d’internazionalità mediale che pure non guasterebbe per i novelli e gli attempati della comunicazione e dell’informazione targata mamma Rai.

Il cv della Borioni sta facendo davvero riflettere. Quello del direttore delle Formiche in molti ha suscitato ironia. Quello del Guelfo è sembrato un film con Montagnani. Per Freccero, si dice platealmente nei salotti buoni, solo Grillo lo poteva assumere visto che alla BBC anche gli uscieri lo avrebbero rispedito al mittente. Insomma, sembra niente ma poi si comprende perché i giovani e le ragazze scappano a Londra.

Come tutti sanno la Rai - Radio Televisione Italiana S.p.A. è la più importante industria culturale e dell’informazione del Paese. E’ società concessionaria in esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo. È una delle più grandi aziende di comunicazione europee, il quinto gruppo televisivo dell’Unione. Per questo ha il compito di ideare, produrre, promuovere e diffondere, secondo i criteri dell’alta qualità e dell’attrattività, l’immagine italiana, in ogni parte del mondo.

La Rai è lo specchio della società italiana, della politica nazionale, un luogo collettivo d’identità e di valori culturali. La Rai è una enorme comunità composta da circa 12 mila dipendenti, milioni di telespettatori e radioascoltatori, utenti di servizi, abbonati. Insomma un importante spazio pubblico e civile dove potere esercitare la democrazia anche come scelta degli assetti di governo e di amministrazione.

Sconcerta e delude pertanto assistere e constatare che ancora una volta, senza alcuna discontinuità, con il recente passato del centro destra, il trio Renzi-Grillo-Gasparri abbia impostato alla vecchia maniera la scelta, praticamente senza alcuna vera e certificata trasparenza, la procedura di scelta dei consiglieri di amministrazione e della Presidente della Rai.

Cosa diversa sarebbe stato un radicale cambio di metodi. Che con i nuovi sistemi di partecipazione diretta (e-democracy), di cui tanto parlano soprattutto Grillo (dove è finita la rete taumaturgica che salva tutto?) e Renzi (il sottile cinguettio del governo amico), consentirebbe all’intera comunità Rai di decidere in merito alle politiche aziendali e alla selezione delle figure competenti per attuare il mandato di governance. Aprendo le porte a tanti giovani talenti, di cui si sente un gran parlare retorico e demagogico. Ovviamente, poi smentito puntualmente da solito cinismo della real o volgar politik che dir si voglia. I soliti furbacchioni che si abbottonano al potere con l’immancabile manuale Cencelli in mano. Pronti ad attuare gli ormai abusati sistemi di cooptazione partitocratica. Quelli sì da rottamare. Ma seriamente.

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