La vittoria di Pirro di Mario Oliverio e Stefano Bonaccini

24 novembre 2014, 12:30 100inWeb | di Vito Barresi

di Vito Barresi

Come in un 'selfie' scattato in uno specchio convesso l'immagine del trionfo e il momento di gloria dei due neo governatori, a ben dire 'maggio-minoratari', Mario Oliverio e Stefano Bonaccini, rispettivamente presidenti della regione più arrestata d'Italia e di una tra le più avanzate del Paese, rischia di essere immediatamente e strategicamente deformata dal simmetrico, pesante e devastante effetto di un vero e proprio sciopero di massa attuato dall'elettorato attivo con una clamorosa diserzione dai comizi convocati nelle circoscrizioni di questo novembre 2014.

Un vero e proprio atto di dissenso, diffuso, massiccio che potrebbe persino assumere il carattere spiccatamente politico di un solenne rifiuto, un sostanziale referendum in negativo, che minaccia come una spada di Damocle di trasformare realmente in una vittoria di Pirro il prossimo percorso amministrativo sia di Oliverio che di Bonaccini.

E che la metafora di Pirro sia tanto più calzante ed effettiva, cioè che il loro successo, potrebbe pure rivelarsi come una battaglia vinta a un prezzo troppo alto (trattandosi anche di discernere se quelli che hanno votato siano la parte 'peggiore' o quella 'migliore' della Calabria e dell'Emilia), purtroppo è detto a chiare note anche da un immediato esame analitico del risultato calabrese, dove a fronte di 1.897.729 aventi diritto, ad esercitare il dovere sono stati solo 660.839, capaci di scegliere il proprio presidente con meno di un quarto dell'intero corpo elettorale, ossia con 486.591 voti. Insomma l'ombra sullo spessore qualitativo di un voto eccessivamente somigliante a un turno di primarie pubbliche con evidenti risvolti autoreferenziali.

Ora si farà bene e far riparte precauzionalmente la dialettica di un sistema della rappresentanza malconcio e contestato, proprio da siffatto dato storico e statistico. Insomma allestire programmi e organigrammi, assemblare progetti e persone operative, senza indugiare nei piagnistei o nelle vaghe accuse a una società definita incivile che pure paga, con le sue sofferte rinunzie ai propri diritti di rappresentanza, tutti i guasti causati impunemente dalle scorribande quinquennali delle varie compagnie di giro della 'bad politik'.

Una politica cattiva maestra purtroppo rimbalzata anche nell'imbarazzante, e persino incredibile, appello al voto di pretta marca 'familistico amorale', pronunciato a Cosenza dallo stesso presidente del consiglio Matteo Renzi secondo cui 'votando per il Pd dovete pensare che votate per chi non lo può fare, per i vostri figli, affinché possano avere la possibilità di restare in Calabria.'

Fasciarsi o peggio nascondere la testa come gli struzzi, insomma far finta che non sia successo niente non sarà certo un motivo d'orgoglio da sbandierare come bigliettino da visita con stemma regionale. In buona sostanza il nodo da sciogliere, il punto di svolta autentico sarà la capacità di generare un innovativo e inedito modello di governare. Sapendo che a partire da oggi scegliere e decidere richiede il riconoscimento di questo nuovo, hitchcockiano e indecifrabile soggetto politico. Uno strano soldato che nonostante sia costretto a indossare la divisa anonima di un elettore invisibile, sembra comunque consapevole della straordinaria forza ed efficacia deterrente della sua enorme maggioranza silenziosa. Già pronta con il suo occhio critico e sensibile a scrutare, osservare e giudicare inesorabilmente ogni errore, ambiguità, compromessi ed eccessi di struttura e di percorso.

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