Sanità. Lea nelle Regioni, Cittadinanzattiva: “enormi disuguaglianze, peggio del 2020”

Calabria Salute

“Il quadro che viene fuori dalla cosiddetta Griglia Lea prodotta dal Ministero della Salute, e che la Fondazione Gimbe esamina puntualmente e rilancia nel suo Report (QUI), evidenzia una situazione di profonda disuguaglianza nell’accesso alle cure per i cittadini del nostro Paese: soltanto undici regioni adempienti, e di queste appena otto in tutte e tre le aree dell’assistenza sanitaria, ossia la prevenzione, l’assistenza distrettuale o territoriale e quella ospedaliera”.

È quanto denuncia l’associazione Cittadinanzattiva facendo riferimento appunto agli ultimi dati sulla sanità rilasciati dalla fondazione Gimbe che, come ricorda la stessa, fanno sì riferimento al 2020.

Date anche le segnalazioni dei cittadini ai servizi di tutela ed informazione e agli sportelli sul territorio di Cittadinanzattiva, la situazione però potrebbe essere ulteriormente peggiorata.

La realtà - spiega l’associazione - racconta che oggi non esiste soltanto una spaccatura Nord/Sud ma anche fra aree dello stesso territorio e che quelle che in passato venivano identificate come Regioni modello presentano anch’esse importanti criticità o disuguaglianze profonde.

Pe Cittadinanzattivo lo dicono ad esempio i dati sulle liste di attesa, fenomeno che ormai interessa gran parte del territorio nazionale; così come quelli presentati dall’associazione poche settimane fa sulla desertificazione sanitaria che, a partire dalla carenza di medici, interessa ben nove regioni: Lombardia (in particolare le province di Bergamo, Brescia, Como, Lecco, Lodi, Milano) e Piemonte (Alessandria, Asti, Cuneo, Novara, Torino, Vercelli), seguite dal Friuli Venezia Giulia (Gorizia, Pordenone, Udine, Trieste) e dalla Calabria (Cosenza, Crotone, Reggio Calabria, Vibo Valentia), da Veneto (Treviso, Venezia, Verona), Liguria (Imperia, La Spezia, Savona) ed Emilia Romagna (Parma, Piacenza, Reggio Emilia), dal Trentino Alto Adige (entrambe le province autonome di Bolzano e Trento) e dal Lazio (Latina e Viterbo).

In questa situazione, quello che ci sembra evidente è che la riforma dell’autonomia differenziata o peggio ancora del ‘regionalismo asimmetrico’ – come definito nella relazione di accompagnamento alla proposta di riforma – è un provvedimento nato vecchio che non fotografa la complessità della situazione in cui versano i servizi sanitari pubblici sul territorio ma che sicuramente sarebbe il colpo di grazia per la tenuta del Servizio Sanitario Nazionale. Bene hanno fatto i sindaci dell’Anci a bloccare il dibattito, chiedendo più tempo su argomenti così impattanti per l'assetto istituzionale della nostra Repubblica”, dichiara Anna Lisa Mandorino, Segretaria generale di Cittadinanzattiva. “