Terza edizione di “Incontri d’autore” a Vibo

Vibo Valentia Tempo Libero

In occasione della terza edizione di “Incontri d’Autore”, evento annuale a cura dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Onlus della Sezione Provinciale di Vibo Valentia, è stato presentato presso la Sala Conferenze della Prefettura vibonese, il nuovissimo romanzo “Il cacciatore di meduse”, scritto da Ruggero Pegna e pubblicato in questi giorni dalla casa editrice Falco. L’incontro con l’autore è stato condotto dal giornalista Maurizio Bonanno e presieduto dal Presidente dell’Uici vibonese Giovanni Barberio che, dopo un toccante filmato introduttivo, ha subito presentato la versione in braille che sarà a disposizione di non vedenti e ipovedenti.

“Per i suoi contenuti umanitari, abbiamo voluto che questo romanzo fosse tradotto in braille. Siccome il libro originale è di 400 pagine – ha sottolineato il presidente Barberio – la versione in braille è di oltre 1000 pagine ed è accompagnata anche da una voce narrante. E’ stato un lavoro complesso ma, grazie alla disponibilità dell’autore e della casa editrice, abbiamo voluto che questo racconto emozionante, capace di trasmettere valori di solidarietà e di rispetto verso ogni tipo di diversità, fosse leggibile anche da non vedenti e ipovedenti.”.

Alla presentazione hanno preso parte, tra gli altri, alcune organizzazioni che si occupano di emergenza, assistenza e accoglienza di migranti, nonché le associazioni di e per disabili del territorio, poiché, ha spiegato il responsabile della segreteria dell’Uici di Vibo, Paolo Massaria: “si è inteso dedicare l’incontro all’integrazione, tema che riguarda la diversità ed il disagio, in generale, argomenti a noi cari”. All’incontro ha partecipato anche il Viceprefetto Vicario di Vibo Valentia, dottoressa Lucia Iannuzzi.

“In questo romanzo attualissimo e toccante, sorprendente in ognuna delle sue quattrocento pagine fino all’inimmaginabile finale – ha ribadito il giornalista Maurizio Bonanno - c’è un pezzo di storia dei nostri tempi. Tra le onde, Tajil anela alla terraferma, con un guazzabuglio di desideri, speranze, sogni, trovandosi in situazioni incredibili che solo un bimbo, con la sua incoscienza, riesce a vivere come protagonista di una grande avventura, tra fiaba e realtà.”.

“E’ una storia di fantasia – ha precisato Pegna – non una cronaca documentaristica o un’analisi politica o altro del genere; ma è un vero romanzo con tanti personaggi e colpi di scena, intriso di sentimenti, amore e anche ironia. Con questa storia - ha affermato – ho voluto dare voce a chi spesso non ne ha, sentire il loro battito del cuore, conoscere il mondo attraverso i loro occhi.

Scrivendolo, ho voluto attraversare il deserto e il mare insieme a loro, cercando di penetrare nelle emozioni di un bambino costretto a vivere quest’avventura e, poi, mi sono sforzato di vivere insieme a lui, in una nuova realtà, con gente che ha un diverso colore della pelle e con tante barriere davanti, ma con gli stessi sogni e desideri di qualsiasi bambino. Tutto è nato – ha concluso Pegna - dall’aver visto a San Vito Lo Capo un ragazzo di colore che si tuffava in mare da un battello e raccoglieva le meduse con le mani, per consentire ai turisti di tuffarsi tranquilli. A suo modo, si era inventato un lavoro. E’ stata un’immagine che mi ha affascinato e colpito. Volevo scriverci una poesia, invece ne è nato un romanzo… ”.

Animato il dibattito che è seguito all’intervento di Ruggero Pegna e alla lettura di alcuni passi del romanzo. In particolare, ha emozionato tutti l’intervento di un ragazzo del Mali, seduto in platea. Il giovane, ospitato presso il Centro di accoglienza di Briatico, in un italiano simpatico e comprensibile, ha ricordato la bellezza di un fiume della sua terra natale e il desiderio di visitare Roma: “Mi ha incuriosito – ha detto – la storia di questa città e quella dei due gemelli Romolo e Remo allattati da una lupa”. Poi, tra l’applauso convinto della sala gremita, ha scandito alcune parole davvero toccanti: “Io e voi abbiamo di diverso soltanto il colore della pelle. Se mi tagliate un braccio, esce il sangue rosso come il vostro!”.

Affermazioni che hanno immediatamente richiamato ad un passo del libro: “La Terra è di tutti, diceva mio nonno e, per questo, sto bene anche qui, in mezzo a gente con la pelle diversa dalla mia. […] Penso che il nonno avesse ragione quando diceva che la bontà non dipende dal colore della pelle, ma da quello del cuore”.