Acqua, non c’è pace: enti e comuni immobili di fronte alle rotture (non solo delle condotte)

12 settembre 2022, 08:30 Imbichi

Ogni giorno leggiamo decine di comunicati sulla "sinergia istituzionale" tra i vari enti locali ed i politici di turno. Incredibilmente però, in piena campagna elettorale nessun politico crotonese ha fatto sua la bandiera dei disagi idrici, delle continue rotture e della necessità di un intervento radicale. E le istituzioni se ne disinteressano, rimbalzando la palla senza sbattere i pugni.


di Francesco Placco

Parlare della mancanza d'acqua ormai ha stancato. Leggo i commenti di chi si ostina a scrivere che "parlate sempre delle stesse cose": in fondo è vero, perché i problemi sono sempre questi. Non vengono risolti. Non vengono affrontati, se non con sporadici annunci, e poi tutto si perde nel vuoto. In fondo ci siamo abituati, ed è anche per questo motivo che la città di Crotone si trova ciclicamente senza acqua.

Ormai è un clichè annuale: nel 2021 c'è stata addirittura un'ordinanza comunale (LEGGI) a causa del solito "sbalzo di tensione", guasto che si verifica ogni anno con particolare predilezione per i mesi di luglio ed agosto, come difatti avvenuto anche nel 2022 (LEGGI). E poi ci sono le continue rotture: quelle nella rete idrica urbana (LEGGI) ma anche quelle nelle condotte di grossa portata (LEGGI). Ed a rompersi non sono solo i tubi.

Va detto che il primo cittadino crotonese ha già chiesto l'istituzione di un tavolo tecnico (LEGGI), così come ha chiesto il finanziamento alla Regione Calabria per il ripristino del serbatoio di San Giorgio (LEGGI). Tutte soluzioni valide e che servono alla città, che però avvengono a valle. Il problema, come vediamo ancora una volta, però si trova a monte. Con il tratto tra Cotronei e Crotone costantemente "bombardato" da piccole e grandi falle.

Appare evidente che non basta ammodernare la rete idrica cittadina, per risolvere il problema. Bisogna pensare ad un intervento di più ampio respiro, su base provinciale: ammodernare tutte le grandi condotte in calcestruzzo che scendono dai bacini silani e presilani. Impianti nuovi, che di certo non si installano in una notte, ma bisognerà pur iniziare: altrimenti si rischia di non farlo più.

E se appere evidente (ormai da anni) la necessità di tali interventi, ciò che non si vede è la volontà politica di realizzarli. Non c'è nessuna proposta, nessuna "sinergia istituzionale", men che meno ci sono politici locali disposti a battersi per la causa. La Calabria infatti non sfrutterà neanche un centesimo dei 607 milioni del Pnnr destinati alla riduzione delle perdite idriche (QUI), e potrà presentare un eventuale progetto solo nella fase successiva. Sempre che ci siano ulteriori fondi e che i vari enti locali riescano a produrlo, un progetto.

Quindi si, è vero, scriviamo e parliamo sempre delle stesse cose. Perché l'acqua è un bene primario, e lo sappiamo. Perché le condotte vanno ammodernate, e lo sappiamo. Perché servono parecchi fondi per questi interventi, e non è scontato ottenerli. E sappiamo anche questo. Quello che però non sappiamo è perché la politica locale non riesca a fare quadrato su questo tema. Riesce a fare quadrato (non senza screzi e disaccordi) su tante altre infrastrutture, ma non sulla garanzia di una migliore gestione di un bene essenziale come l'acqua.

Dove sono i sindaci del crotonese? Dov'è la provincia? Dove sono i blasonati parlamentari da selfie e i politici di professione? Dove finisce la "sinergia istituzionale" di cui leggiamo quotidianamente per ogni tipo di progetto è un mistero: forse si perde lungo le condotte forate e raffazzate di cui nessuno vuole prendersi cura.