Oltre il greenwashing: a Crotone si punti su nuove aree verdi

1 agosto 2022, 12:00 Imbichi

Il centro cittadino, da sempre preda di sacchi edilizi e nelle mira di costruttori e palazzinari, ha quasi completamente esaurito gli spazi aperti non occupati da edifici. Ne restano pochi, totalmente abbandonati e puliti una o due volte all'anno: si riparta da li, creando aree verdi che fungano da aggregatori per i quartieri, da ritrovo per giovani ed associazioni e da attrattiva per i visitatori.


di Francesco Placco

A fare un salto indietro nel tempo, la città di Crotone apparirebbe completamente diversa. Basterebbe tornare all'inizio del secolo scorso per scoprire che la città nuova era circondata da cumuli di terra e argilla, campi coltivati e distese di macchia mediterranea usata per il pascolo.

Luoghi oramai urbanizzati, oggi irriconoscibili se affiancati ad una foto del tempo, e di cui rimangono delle piccole evidenze. Parlo, in questo caso, dei carcarùni ancora esistenti tra Corso Mazzini e Via Roma, tratti scoscesi di durissima argilla coperti da vegetazione, puliti in questi giorni.

Le due aree hanno più di qualcosa in comune. Oltre ad essere vicine, sono le uniche due aree "vergini" ancora presenti nel centro cittadino.

Il vicino appezzamento detto di Santa Lucia è stato edificato (i lavori sono ancora in corso) mentre il tratto di Santa Rita, sopraelevato rispetto al livello della strada, resiste alle tentazioni di nuove costruzioni.

Discorso diverso invece salendo oltre Parco Carrara, dove i lavori per la costruzione di nuovi palazzi e lottizzazioni procedono senza problemi.

Potremmo discutere per ore, della necessità di continuare a costruire palazzi ed appartamenti a Crotone. Una città che si avvicina alla soglia dei 55 mila abitanti, sempre meno di anno in anno, ma con sempre nuove costruzioni che vengono erette qua e la, per poi rimanere disabitate. Ma questa è un'altra storia.

Che farci, con queste aree così grandi e totalmente abbandonate in pieno centro? Perché non pensare a delle aree verdi, come quelle presenti negli altri capoluoghi calabresi?

Parliamo di circa 9 mila metri quadri che al momento rappresentano un ostacolo, e che potrebbero essere trasformati cambiando radicalmente il volto del centro. Anche perché sorgono nel punto di collegamento tra il centro ed il lungomare, in un punto notoriamente di passaggio sia a piedi che in auto.

Entrambi gli sterrati, in passato, erano stati designati come luoghi di costruzione di nuovi edifici. Ma in tutti e due i casi, le proteste dei residenti hanno portato allo stop dei lavori: il risultato, però, è quello che vedete in foto: ampie aree di vegetazione bruciata da sole, facile preda di incendi nonchè di degrado.

Perché non progettare un nuovo parco, collegamento pedonale tra centro città e lungomare? Perché non sfruttare i fondi - che pur ci sono - per la transizione ecologica per dar vita a nuove aree verdi, prendendosi contemporaneamente cura di quelle che già esistono?

L'amministrazione comunale, che pur si era dimostrata particolarmente sensibile (a parole) al tema ambientale, può decidere cosa fare: può continuare con mere operazioni di greenwashing (come la piantumazione fatta senza alcun criterio di 60 lecci (LEGGI), quasi tutti morti perché messi a dimora in un terreno non adeguato, senza irrigazione e troppo vicini gli uni agli altri) o progettare qualcosa in grado di cambiare, davvero, il volto di una parte della città.

Tante le idee che possono essere realizzate in aree così grandi, tanti i progetti che possono concorrere a creare aree attrezzate, funzionali per i residenti e per i visitatori.

Sempre che ci sia la voglia di farlo, ovviamente.