Crotone. L’Eni “padrona”, il sindaco che abbaia (ma non morde) ed il consigliere accomodante

9 gennaio 2022, 13:28 Sr l'impertinente

In ogni città o paese c’è sempre, da tradizione, un convitato di pietra, vale a dire “una presenza incombente, ma allo stesso tempo, invisibile, muta e, conseguentemente, piuttosto inquietante e imprevedibile”. A Crotone ha la forma di un cane a sei zampe, ovvero il brand di una delle più importanti multinazionali energetiche, che risponde al nome di Eni, adesso Eni Rewind.


di Sr* L’Impertinente

Il colosso industriale ha da tempo azzannato” il territorio con le sue piattaforme estrattive del gas metano, di cui ha beneficiato per anni, lasciando in cambio, in loco, solo qualche briciola.

Certo - dirà qualcuno - in cambio dà le royalties che, però, passano prima dalla casse della Regione Calabria che, spesso, le fa poi sudare ai singoli comuni costieri del crotonese a cui spettano.

Con la beffa, oltre al danno, patita soprattutto da Crotone che le royalties dapprima le ha dovute spartire con altri comuni e da qualche anno ne vede pure bloccare l’erogazione per problemi burocratici.

In pratica, mentre prima i fondi dovuti per i disagi subiti arrivavano con qualche ritardo ma arrivavano, adesso, invece, non arrivano più dato che il Comune ha un debito da 9 milioni di euro con la Regione: e la Regione intende recuperarli.

C’è poi in ballo la questione delle bonifiche: la si trascina da decenni e ogni qual volta pare giunga al traguardo, Eni trova sempre qualche coniglio dal cilindro che gli consenta di rimandare.

Così, ultimamente, dopo aver siglato un accordo con Comune e Provincia di Crotone, con la Regione e col Ministero, il colosso petrolchimico si è tirato indietro sul Pob fase due quanto alla vessata quaestio della rimozione dei rifiuti ed del loro conseguente smaltimento fuori regione.

In pratica, sembra che nella città pitagorica l’Eni faccia proprio ciò che voglia, soprattutto perché ha lastricato il suo percorso di consulenze e regalie che potrebbero avergli spianato la strada.

Con l’avvento del sindaco Vincenzo Voce, che da cittadino si è sempre battuto contro il cane a sei zampe, invocando rapporti molto meno accondiscendenti, pareva potesse arrivare una svolta.

Così però non è stato e il gigante energetico continua a fare ciò che vuole, senza ostacolo alcuno, se non qualche flebile voce contraria ma senza alcun atto concreto che possa contrastarne il predominio.

Voce, dal canto suo, si difende sostenendo di voler spezzare le reni all’Eni: ma visti i risultati finora ottenuti, i proclami di guerra si mormora abbiano suscitato solo qualche cenno di ilarità, perfino sentimenti di tenerezza.

Lo stesso sindaco aveva addirittura invitato agli incontri con l’Eni un rappresentante dell’opposizione, quasi indicandolo come testimone di un suo impegno a difesa della città.

Parliamo di Antonio Manica, suo ex avversario nella conquista del soglio sindacale, e che sul tema ha prodotto non una ma ben due note: una in cui ha chiesto al primo cittadino un maggiore coinvolgimento nelle decisioni da assumere proprio con l’Eni (ma non ha partecipato alle riunioni?); l’altra in cui si è finanche schierato con l’azienda petrolchimica, invitando Voce ad assecondarla vista la grave crisi nazionale derivante dai prezzi dell’energia e del gas in particolare (QUI).

L’impressione - ma siamo certi di sbagliare - è che alla fine questa scelta del “testimone” sia stata quasi come mettere il lupo a controllare il pollaio.

E se queste sono le premesse, l’Eni - anche di questo ne siamo certi - continuerà ancora a lungo a fare il bello e cattivo tempo nella città col sindaco che abbaia ma non morde e col Consigliere-Controllore accomodante.

Nel frattempo il cane a sei zampe se la ride mentre ai crotonesi non resta che piangere sul … gas estratto.

*Simbolo dello Stronzio