Un ‘sinodo meridiano’ per ricominciare insieme dal Sud. Dopo il biennio nero della pandemia la Chiesa italiana va a Taranto

1 ottobre 2021, 14:45 100inWeb | di Vito Barresi

La Chiesa italiana ricomincia da Taranto: dal 21 al 24 ottobre si svolge la 49ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani sul tema: “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso” in una città segnata da un gigantesco disastro ambientale, un luogo simbolo di una riconversione ecologica dolorosamente rivendicata e di un riscatto sempre più atteso quasi come una “messianica” risposta alle tante inutili e deludenti promesse politiche.


di Vito Barresi

L’appuntamento è tra i primi nel calendario autunnale di un Paese ancora fortemente frenato e condizionato dalla paura di Covid-19 e delle sue varianti, dunque, in un’Italia segnata dal durissimo biennio nero” della pandemia, da cui prova timidamente a uscire.

Rispetto al passato, alle divergenti logiche dualiste di un Paese che è cresciuto economicamente e socialmente al Nord, impantanato spesso miseramente nel Meridione, ampiamente condannato all’arretratezza e alla crescita lenta e stentata del proprio Pil, oggi sembrerebbe tornare debolmente a soffiare un vento diverso più alla Vanoni e alla Saraceno, i grandi nordisti che abbracciarono la vocazione meridiana.

Tanto che il Sud in certi circoli e conciliaboli del Settentrione potrebbe tornare a essere la terra promessa dello sviluppo italiano, sebbene lo si stenti ancora a credere, proprio perché, più che mai oggi, il Mezzogiorno potrebbe essere una carta forte da giocare nello schema concorrenziale dell’Unione Europea, un asset fondamentale per orientare al meglio e integrare positivamente le notevoli risorse previste dal Recovery Fund e dal Pnrr.

Per cui molti meridionali stanno guardando a questo momento di confronto, riflessione e progettualità religiosa come a una sorta di “sinodo meridiano”, un passo importante per riorientare e riallineare le vocazioni di un nuovo meridionalismo nel campo aperto dalla Laudato Si’ e dalla Fratelli tutti di Papa Francesco, ritrovando nella Chiesa un punto di riferimento solido nell’agone spesso confusionario della società liquida, un appiglio anche “politico” e istituzionale, aperto e pronto all’ascolto di antiche e vecchie istanze dei territori, in vista di un nuovo modello di sviluppo di cui il l’Italia, il Sud, il Mediterraneo, in breve il mondo ha grandissima necessità.

Nella suggestiva cornice storica di una città martoriata ma bellissima, culla della civiltà della Magna Grecia, centro strategico e nevralgico delle difesa nazionale ieri come oggi, meravigliosa location posta al centro del più grande Golfo dell’Europa Mediterranea, si riuniscono 142 Vescovi, 670 delegati di 218 diocesi, tra cui numerosi giovani, in rappresentanza delle comunità ecclesiali che in questi mesi hanno riflettuto e si sono confrontate a livello locale a partire dall’Instrumentum Laboris.