Madre Carolina che visse a Crotone in quel di S.Chiara e il ricordo di 3P, il beato Padre Pino Puglisi

16 settembre 2021, 15:15 100inWeb | di Vito Barresi
Don Pino Puglisi (Foto: Vaticannews)

C’è la Crotone degli anni Ottanta, con la sua città antica emarginata e in decadenza, con le grandi contraddizioni sociali dell’industria in crisi, la storia in bilico della classe operaia che era stata nel secolo sorgente di umiltà e riscatto, purtroppo mondo operaio destinato inesorabilmente a sparire dalla vicenda comunitaria, nell’album delle foto ricordo di Madre Carolina Iavazzo. E sul quel quadro velato di nostalgia spicca l’indimenticabile timbro pastorale impresso da Mons. Giuseppe Agostino alla Chiesa locale in quel decennio.


di Vito Barresi

Anni che furono incunabolo di crescita di altre prestigiose figure ecclesiastiche, cioè l’allora giovanissimo Mons. Giancarlo Bregantini, fatto prete e poi vescovo, visto che poi alla fine tutto si tiene tra i fili del destino e nel tessuto della Provvidenza.

Anche il francobollo in risalto eloquente di uno sfondo di formazione che lega Suor Carolina con il martirio di don Pino Puglisi, beato e santo ora, oggi e sempre.

Di lui la suora venuta a Crotone quando era ancora una ragazza torna a ripetere che è come un faro per tutti, una bella stella nel cielo che quando c’è buio e la vedi nel cielo e ti rincuora, ti dà la forza di continuare a camminare.

Semplicemente con questi pensieri madre Carolina Iavazzo ricorda il suo padre Pino, il prete che i ragazzi del quartiere popolare Brancaccio di Palermo chiamavano 3P, per la Chiesa beato il 25 maggio, ucciso dalla mafia nel 1993.

Suor Carolina Iavazzo è nata ad Aversa ma ha trascorso una vita intera più a Sud, tra Calabria e Sicilia. Tutta le sue energie dedicate alla missione religiosa, alla fede che cambia i giovani, raggiunge gli ultimi, così come accade in tre luoghi ai margini, nel fuoco delle diseguaglianze del sociale, i quotidiani palcoscenici di drammi, disperazioni, giacimenti della sofferenza e della pietà, vangeli inesauribili di bontà e fratellanza: a Crotone, al Brancaccio di Palermo e a Bosco di Bovalino.

Di Don Pino Puglisi ne racconta purtroppo la tragedia, il giorno del suo martirio, era il 15 settembre 1993. Una scia di dolore e un segno di speranza che da Palermo arrivò dopo il mesto addio con il cuore pieno di lacrime, fin qui in Calabria, nella Locride quando l’allora vescovo Mons. Bregantini l’accolse nella sua Diocesi.

Ed fu qui che Suor Carolina ha saputo conservare, far rinascere e germogliare la parole di un santo scomodo, le bella eredità di quel suo … “e se qualcuno fa qualcosa...”, che solo a risentirlo pronunciare mette in crisi ognuno di noi.

Ha scritto anche poesie suor Carolina. “Oltre il cielo il mio sguardo” (Città del Sole, Reggio Calabria) è la sua raccolta di liriche.

Versi, riflessioni, momenti che tengono accesa la fiaccola di 3P, continuando a ripetere, con gioia e commozione che sono beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati, beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.

Parole nel silenzio purissimo anche della nostra libertà, tocca a tutti conservare memoria nella quotidiana attesa di resurrezione e amore.

C’è la Crotone degli anni Ottanta, con la sua città antica emarginata e in decadenza, con le grandi contraddizioni sociali dell’industria in crisi, la storia in bilico della classe operaia che era stata nel secolo sorgente di umiltà e riscatto, purtroppo mondo operaio destinato inesorabilmente a sparire dalla vicenda comunitaria, nell’album delle foto ricordo di Madre Carolina Iavazzo. E sul quel quadro velato di nostalgia spicca l’indimenticabile timbro pastorale impresso da Mons. Giuseppe Agostino alla Chiesa locale in quel decennio.

di Vito Barresi

Anni che furono incunabolo di crescita di altre prestigiose figure ecclesiastiche, cioè l’allora giovanissimo Mons. Giancarlo Bregantini, fatto prete e poi vescovo, visto che poi alla fine tutto si tiene tra i fili del destino e nel tessuto della Provvidenza.

Anche il francobollo in risalto eloquente di uno sfondo di formazione che lega Suor Carolina con il martirio di don Pino Puglisi, beato e santo ora, oggi e sempre.

Di lui la suora venuta a Crotone quando era ancora una ragazza torna a ripetere che è come un faro per tutti, una bella stella nel cielo che quando c’è buio e la vedi nel cielo e ti rincuora, ti dà la forza di continuare a camminare.

Semplicemente con questi pensieri madre Carolina Iavazzo ricorda il suo padre Pino, il prete che i ragazzi del quartiere popolare Brancaccio di Palermo chiamavano 3P, per la Chiesa beato il 25 maggio, ucciso dalla mafia nel 1993.

Suor Carolina Iavazzo è nata ad Aversa ma ha trascorso una vita intera più a Sud, tra Calabria e Sicilia. Tutta le sue energie dedicate alla missione religiosa, alla fede che cambia i giovani, raggiunge gli ultimi, così come accade in tre luoghi ai margini, nel fuoco delle diseguaglianze del sociale, i quotidiani palcoscenici di drammi, disperazioni, giacimenti della sofferenza e della pietà, vangeli inesauribili di bontà e fratellanza: a Crotone, al Brancaccio di Palermo e a Bosco di Bovalino.

Di Don Pino Puglisi ne racconta purtroppo la tragedia, il giorno del suo martirio, era il 15 settembre 1993. Una scia di dolore e un segno di speranza che da Palermo arrivò dopo il mesto addio con il cuore pieno di lacrime, fin qui in Calabria, nella Locride quando l’allora vescovo Mons. Bregantini l’accolse nella sua Diocesi.

Ed fu qui che Suor Carolina ha saputo conservare, far rinascere e germogliare la parole di un santo scomodo, le bella eredità di quel suo … “e se qualcuno fa qualcosa...”, che solo a risentirlo pronunciare mette in crisi ognuno di noi.

Ha scritto anche poesie suor Carolina. “Oltre il cielo il mio sguardo” (Città del Sole, Reggio Calabria) è la sua raccolta di liriche.

Versi, riflessioni, momenti che tengono accesa la fiaccola di 3P, continuando a ripetere, con gioia e commozione che sono beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati, beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.

Parole nel silenzio purissimo anche della nostra libertà, tocca a tutti conservare memoria nella quotidiana attesa di resurrezione e amore.