Eitan Biran ed Edgardo Mortati due casi di bambini ebrei “rapiti” tra storia controversa e allarmante attualità

13 settembre 2021, 13:15 100inWeb | di Vito Barresi

Dopo il ‘rapimento’ di Eitan c'è da chiedersi se in Italia esista ancora un Ministero dell’Interno. O se, purtroppo, questo dicastero così importante per la vita di tutti noi cittadini, non sia stato rovinosamente trasformato in un gigantesco ma preoccupante Partito Politico in cui troppi (non tutti) poliziotti, questori, prefetti, funzionari, dirigenti e burocrati puntano piuttosto alla conquista del proprio potere politico personale che non alla salvaguardia suprema della sicurezza pubblica nel Paese. Ovviamente, con grave danno per l’autorevolezza sia dello Stato che della certezza delle regole della democrazia rappresentativa.


di Vito Barresi

Quale comparazione, e quante reali, plausibili similitudini tra il caso Eitan e lo storico rapimento di Edgardo Mortara, dipinto dall'artista tedesco Moritz Daniel Oppenheim?

24 giugno 1862, Bologna. Edgardo Mortara, un bimbo di sei anni, veniva ‘rapito' dalla casa dei suoi genitori ebrei dalle guardie dell'Inquisizione pontificia del capoluogo emiliano. Edgardo, cresciuto in famiglia da una ragazza a servizio, Anna Morisi, era stato da questa battezzato durante una grave malattia infantile, nella convinzione che volgesse al peggio, in una sera d'estate del 1858, certa che il sacramento avrebbe assicurato un posto in paradiso al bambino innocente.

Ma il piccolo ebreo sacramentato cattolico riuscì a sopravvivere, così che per il codice canonico, dovendo ricevere un'educazione cattolica, fu sottratto alla sua famiglia e affidato alla sovraindenza personale di Papa Pio IX.

12 settembre 2021, Pavia. Storia del piccolo Eitan Biran. “Eitan senza pace”, anche lui un bambino di sei anni, come Edgardo, unico sopravvissuto al disastro della funivia del Mottarone, viene sottratto dal nonno materno ed espatriato senza il consenso della zia tutrice, sorella del padre, in Israele.

E’ il dettaglio di ciò che è definito dai cronisti un rapimento, concretizzatosi con il passaggio della frontiera tra Italia e Svizzera e la partenza di un volo privato da Lugano nonostante l’11 agosto il magistrato dei minori aveva disposto il divieto di espatrio. I fatti della storia sembrano speculari, capovolti, in subbuglio come le cose lasciate alla rinfusa nella stanzetta del bambino.

La notizia dell’iscrizione del nipote a una scuola cattolica avrebbe infastidito la famiglia lontana che si trova in Medio Oriente. il presidente della Comunità ebraica di Milano Milo Hasbani scrive: “condanniamo e giudichiamo gravissimo il sequestro di Eitan e ci sembra quasi assurdo dover dire che un buon ebreo può crescere ovunque, anche nel deserto”.

Il "caso Mortara” generò un diluvio universale di dissidi, contrasti e proteste in Europa e nagli Stati Uniti. Venne chiesto a Pio IX di ridare il bimbo alla sua famiglia ma il papa rifiutò. Edgardo divenne sacerdote e nel 1940 morì in un monastero belga.

Le Memorie inedite di Edgardo Mortara sono state pubblicate con la curatela Vittorio Messori, storico della Chiesa italiana. Oggi, sono in tanti, a considerare “non irragionevole” la scelta di Pio IX, evidenziando che quell’atto non fu un crimine bensì il segno che “la Divina Provvidenza aveva benignamente disposto che quel bambino fosse introdotto nella regolare vita cristiana”.

Cosa accadrà adesso che Eitan Biran è nella terra d’Israele? Come si comperterà la legge italiana e quella dello stato ebraico?

Domande che ora si strutturano in una inedita complessità e attualità, cioè nelle loro luci e nelle proprie ombre, esattamente come avviene su un set cinematografico di Steven Spielberg e Marco Bellocchio, nella ricerca costante di altre e più convincenti ricostruzioni della verità.

Le sole da cui può sgorgare una nuova narrazione del dialogo e del confronto tra memoria e futuro di questo tempo.