Autorità Portuale di Gioia Tauro sul Porto di Crotone: la missione fallita dell’ex ammiraglio Agostinelli

9 settembre 2021, 08:15 100inWeb | di Vito Barresi

Sbarcato ardimentoso e senza i Mille a Cinque Stelle, Barbuto, Corrado e quanti altri della compagnia politica calabrese dell’ex social club Nicola Morra, nemmeno un mese fa sulle spiagge solitarie dello Jonio, l’ex Ammiraglio della Marina Militare Andrea Agostinelli, ripete il blitz nei primi giorni di questo settembre 2021, “ammettendo” quasi platealmente il precedente storico e totale pieno fallimento della presenza dell’Autorità Portuale di Gioia Tauro sul Porto di Crotone.


di Vito Barresi

Anni e anni di sprechi, lassismo, disordine e confusione, con l’ombra oscura e minacciosa di una società quasi segreta, la Isia Global, che ha lasciato sulle banchine di via Miscello da Ripe uno strascico di inchieste giudiziarie e contenzioso con ditte e imprenditori duramente colpite da un monopolio che ha discriminato la libera concorrenza d’impresa e di mercato.

Nel comunicato stampa che un sempre più discusso Ente Portuale della Piana di Gioia Tauro ha rilasciato a Crotone si legge che

“tra i progetti in cantiere anche l’ex Area Sensi, dove emergono non poche criticità legate alla bonifica del sito. Nello specifico, il progetto prevede la demolizione degli attuali immobili e la relativa sostituzione con un nuovo manufatto a più piani, a cui dare una diversa destinazione d’uso, che non andrà a diminuire il valore del patrimonio demaniale dello Stato ma che, in un processo di compensazione volumetrica, contribuirà altresì alla sua valorizzazione."

Parole abbastanza generiche e anodine che, non solo lessicalmente, potrebbe anche essere nient’altro che l’ammissione di quel vero e proprio disastro economico e infrastrutturale generato dalla ormai quasi ventennale e cattiva gestione del porto di Crotone da parte dell’Autorità Portuale di Gioia Tauro.

Fatto su cui anche i più ottimisti oggi non dovrebbero nutrire più dubbio, specialmente i vari e purtroppo passivi soggetti istituzionali governativi, regionali, provinciali e comunali, considerato lo stato di abbandono in cui si trovano i tre rami del porto jonico cioè quello “industriale”, posto al centro di una zona ad alto inquinamento chimico che ricade nell’area Sin della Bonifica Eni; quello “commerciale” e “crocieristico” che si trova a soli cento metri dalla piazza principale della città, una vera e propria discarica a mare chiuso dove sversano le fogne del torrente occluso Pignataro, alveo sotterraneo di un ramo alluvionale perenne, dove sostano per il lavaggio quotidiano mezzi dell’azienda rifiuti urbani Akrea senza alcuna autorizzazione sanitaria (dicasi responsabilità Asl), bivacca la prostituzione di vario genere sessuale, ecc. ecc.; e, infine, il Porto Vecchio ridotto a una baraccopoli di micro insediamenti in mano a privati che esercitano pompe di benzina, ristorazione, diportismo sotto casa ecc. ecc.


Un marasma

pubblico-privato

che comincia

a fare impressione


Un marasma pubblico-privato che comincia a fare impressione anche all’ammiraglio toscano se tanto basta, dopo aver annunciato che in quattro e quattro otto avrebbe messo a posto una vasta area inquinata, cioè una vera e propria bomba ecologica al centro della città, clamorosamente a ingranare la retromarcia, 'rettificando' le temerarie e precedenti esternazioni in merito, con la 'novella' secondo cui lo spazio abbandonato in questione non è neanche di pertinenza del suo stesso Ente, bensì di proprietà dello Stato, del Demanio e della relativa Agenzia, e che per la sola demolizione e ristrutturazione degli immobili occorrerebbero praticamente “quattro anni per far cambiare la skyline del porto di Crotone”.

Accompagnato dai dirigenti Maria Carmela De Maria e Giovanni Piccolo, l’obiettivo del volitivo ma purtroppo, ci consenta, un pizzico 'svogliato' in materia gestionale e amministrativa, Presidente Agostinelli, sarebbe stato quello di verificare l’articolato programma di interventi infrastrutturali che saranno inseriti nel Piano triennale delle opere dell’Ente, per pianificare lo sviluppo dello scalo crotonese.

Nel corso delle tre giornate, attraverso anche specifici sopralluoghi, sarebbero stati analizzati i progetti che dovranno essere confermati, in quanto rispondenti alla strategia adottata dall’Ente e già in fase avanzata di esecuzione dei lavori.

Mai come in questo momento sembrerebbe opportuno, semplicemente prioritario per disegnare un diverso futuro infrastrutturale per Crotone in base al Pnrr, riflettere in sede di Consiglio Comunale sull’urgenza di un serio e attento progetto di ristrutturazione e razionalizzazione delle tre infrastrutture portuali (porto industriale-commerciale, porto storico-turistico, porto diportistico e crocieristico).

Tutto questo in rapporto alla propria centralità nella geografia urbana e nel quadro programmatico della realizzazione europea, in termini di corridoi transcontinentali, di un grande hub mediterraneo nella rete modale internazionale che la portualità a Crotone avrebbe il compito di assicurare.

Oggi ci sono nuove opzioni disponibili per salvarsi dal naufragio e della marginalizzazione incombente. Compresa quella di uscire subito da un’Autorità Portuale del Tirreno, “mareograficamente” e geograficamente, avulsa dal Mare Jonio, sulla cui costa si staglierebbe la forza attrattiva e strategica del Porto di Crotone.

Qualcuno, intanto, almeno lo dica sottovoce anche al Sindaco Voce, senza disturbare colui che sa fare tutto, alle volte non si sa mai...