Milano verso l’immunità di gregge ferma il reattore virale. Lombardia prima regione europea fuori dalla pandemia

17 luglio 2021, 21:18 100inWeb | di Vito Barresi

Facendo le debite proporzioni con il disastro nucleare di Chernobyl il ‘reattore’ virale che ha sprigionato la contaminazione in Italia potrebbe spegnersi nelle prossime ore, raggiungendo l’immunità di gregge. Il countdown è iniziato in questo weekend di mezzo luglio. Un conto alla rovescia tanto atteso fin da quel maledetto febbraio 2019 in cui scoppiò la pandemia, che porterà la Lombardia, prima regione europea e italiana a essere infettata da Covid-19, prevedibilmente tra martedì 20 luglio e mercoledì 21 a conseguire la cosiddetta 'immunità di gregge’ altrimenti detta di ‘comunità’.


di Vito Barresi

Non è certo una previsione di poco conto, trattandosi dello spegnimento del primo focolaio in Europa di Coronavirus, l’albero motore, la piattaforma territoriale che ha fatto girare a mille l’infezione in tutt’Italia, ma anche il luogo di più grande mobilità per studio, lavoro, mercato, economia, l'area metropolitana a più elevato quoziente di contatti quotidiani e periodici. Questo particolarissimo ‘break even point’ sanitario sarà possibile, secondo i dati resi noti dalla Direzione Welfare di Regione Lombardia, fonte da cui si apprende che, attualmente, il totale delle adesioni alla campagna vaccinale è stato di 6.929.818 persone.

Secondo la definizione che ne ha dato l’Istituto Veronesi "con l’espressione immunità di gregge, o immunità di gruppo, si intende quel fenomeno per cui, una volta raggiunto un livello di copertura vaccinale (per una determinata infezione) considerato sufficiente all’interno della popolazione, si possono considerare al sicuro anche le persone non vaccinate.”

Vivere tra individui vaccinati, quindi, non più capaci di trasmettere la malattia, è decisivo per fermare l'espandersi di una patologia infettiva. La soglia minima dell’immunità di gruppo cambia in base all’infezione poichè i diversi patogeni hanno specifici indici di contagiosità. Tuttavia per le infezioni più diffuse, contro cui si usa il vaccino, la messa in sicurezza dell’intera popolazione si ottiene solo quando almeno il 95 per cento risulterà vaccinata.

L’immunità di gregge verso cui si avvia la Lombardia sarebbe sicuramente un segnale forte e incoraggiante per tutto il Paese. Un evento che può contribuire a riaccendere la fiducia e la speranza dei cittadini italiani più che mai desiderosi di ritornare al più presto alla piena libertà e alla normalità della vita sociale, nell’economia, nelle famiglie, nelle istituzioni democratiche, nella mobilità, nella relazionalità.

Ma mai come in questo caso giova riprendere la riflessione del presidente del Consiglio Mario Draghi, pronunciata lo scorso 17 febbraio 2021, in cui si chiedeva “quando usciremo, e usciremo, dalla pandemia, che mondo troveremo? Alcuni pensano che la tragedia nella quale abbiamo vissuto per più di 12 mesi sia stata simile ad una lunga interruzione di corrente. Prima o poi la luce ritorna, e tutto ricomincia come prima. La scienza, ma semplicemente il buon senso, suggeriscono che potrebbe non essere così”.

Appare evidente, anche al più semplificato degli sguardi, che niente è più come prima. Sarebbe una menzogna o un’illusione far finta che il mondo d’oggi e quello di domani, resterà immutato dopo quanto avvenuto in ogni parte della geografia internazionale dove, ancora non sono state accertate oggettivamente le cause di una vera e propria campagna di ‘guerra virale’, almeno per tutti una sorpresa, un’emergenza improvvisa e non prevista, non programmata, mal gestita dagli stati nazionali, che ha portato a una vera e propria crisi egemonica che ha incrinato gli equilibri di potere della globalizzazione, una crisi da cui non siamo affatto usciti.

Perchè se è vero che per distruggere, per fare la rivoluzione, basta un tempo storico relativamente piccolo, la ricostruzione, la ripresa, è tutt’altro argomento, necessitando risorse straordinarie, energie umane coraggiose, tempo lungo per progettare e realizzare le nuove opere, per edificare un diverso sistema di vita e sviluppo.

Ma la ripresa e la resilienza sono, mai più come prima, un impegno non del tutto scontato. E, soprattutto, tutt’altro che facile.