Ramadam 2021 in terra di Calabria. Occasione di amicizia e fratellanza con le comunità islamiche

16 aprile 2021, 18:40 100inWeb | di Vito Barresi

Il Ramadam 2021 si festeggia proprio nel ‘pieno’ di una tempesta epidemica che sta violentemente attraversando ogni confine, superando ogni trincea di contenimento sanitario e ospedaliero, coinvolgendo tutti i continenti del pianeta. Per il ruolo, via via sempre più crescente che il Sud, specialmente la Calabria e la Sicilia, va assumendo in questo Mediterraneo, sempre più canale e piattaforma geopolitica di connessione tra religioni e civiltà diverse, appare necessario far crescere il bene comune della convivenza, della pace e del rispetto delle minoranze, nel bacino storico dei tre monoteismi, con concrete scelte di integrazione e amalgama civile, per superare non solo la pandemia ma anche le pericolose logiche dello scontro di civiltà.


di Vito Barresi

Proprio per questo, sotto l’incombente minaccia che si possa accendere, qua e là, qualche nuovo e pericoloso focolaio di infezione e contagio, nel rispetto delle norme anti Covid, la tradizionale festività islamica, deve essere vissuta, responsabilmente, anche come una grande occasione per sollecitare le istituzioni, lo stato, attraverso le prefetture e il Ministero degli Interni, e poi le Regioni e i comuni, a essere concretamente presenti sul territorio per garantire il normale svolgimento dei culti, nella cornice della sicurezza pubblica, in ragione dell’ormai rilevante presenza islamica nelle nostre città, quartieri, contrade e paesi.

Islam e cristianità nell’Italia meridionale dovrebbero confrontarsi molto di più sul tema delle tradizioni religiose di popoli che sono solo apparentemente diversi sul senso sacro della vita, per superare insieme quelli che sono gli effetti devastanti della pandemia, attivando una strategia di comprensione, simile a quella che Papa Francesco ha tracciato nella sua recente enciclica “Fratelli Tutti”, fino ad emulare e imitare i tanti esempi emblematici che ne sgorgano, come lo scambio simbolico di amicizia e fratellanza che il mondo intero ha ammirato durante lo svolgimento della viaggio del Santo Padre in Iraq, con le immagini toccanti della visita di cortesia al Grand Ayatollah Sayyid Ali-Husayni Al Sistani a Najaf.

Tanti stranieri, molti profughi e rifugiati, moltissimi dei quali divenuti nel frattempo, cittadini italiani, durante questo Ramadan, volgendosi verso La Mecca, faranno certamente memoria del loro durissimo cammino per raggiungere l’Italia e l’Europa.

Essi devono essere consapevoli che qui hanno trovato, oltre ogni disdicevole pregiudizio razzista, antislamico e antiebraico, così come pure anticristiano, accoglienza e conforto, dopo aver attraversato un sentiero di tribolazioni e sofferenze, testimoniato dalle storie di vita di tanti giovani, donne, bambini che provengono prevalentemente dall’Africa, dal Medio Oriente e dall’Asia, in fuga da situazioni di miseria e diseguaglianza, da guerre e persecuzioni.

Tocca, allo Stato laico, come è il nostro, non solo garantire le condizioni di libertà necessarie alla manifestazione pacifica e serena della propria fede, specialmente quando le minoranze religiose sono rappresentative di ampie comunità, composte da migliaia e migliaia di fedeli e credenti musulmani, ma anche per aprire una stagione feconda di conoscenza reciproca e confronto aperto con il mondo islamico, finalizzata a smontare false idee sulle usanze e le abitudini di popoli diversi, fra loro accomunati dalla lingua araba, per sbarrare la strada a chi briga nell’illegalità, per cambiare profondamente i comportamenti illegittimi, e dare peso a una compiuta cittadinanza islamica nella democrazia italiana ed europea.

Anche per far cambiare indirizzo all’emergenza migratoria , quella stessa che non è mai cessata, e che tornerà ad essere in testa alle questioni di governo e solidarietà internazionale del dopo Covid-19 in Europa, trasformandola in una opportunità forte e propulsiva per la crescita e lo sviluppo e non in uno strumento di ben specifiche strategie di polemica e consenso politico.