Crotone, al diurno che non c’è: progetti (ben pagati) e belle parole non aiutano i senzatetto

22 marzo 2021, 16:15 Imbichi

In città si parla di progetti per milioni di euro, c’è chi fantastica su come investire i soldi del Recovery Fund, su come cambiare aspetto alle periferie. Eppure, non siamo riusciti a restaurare un localino di poche centinaia di metri quadri, in pieno centro, a quasi dieci anni dalla sua progettazione.


di Francesco Placco

Sei anni. Sono trascorsi sei anni da quel fatidico annuncio fatto dall’allora neo-assessore ai lavori pubblici del Comune di Crotone, Giancarlo Devona, che scriveva di un “imminente” intervento per riqualificare il diurno comunale sito lungo Corso Mazzini. Un progetto per rendere “funzionale un’area degradata”, al quale erano già seguiti diversi “interventi di bonifica”.

È passato tanto tempo, e possiamo dirlo senza timore di smentite: un’idea non certo di Devona, fresco di subentro al compianto Emilio Candigliota, defenestrato da un giorno all’altro. Anche perché basta andarsi a guardare i vari piani delle opere pubbliche redatti dall’ente, e scopriremo che il progetto di riqualificazione del diurno ce lo portiamo appresso dal 2012 (QUI). Insomma, preparatevi: l’anno prossimo sarà “festa grande” per un’altra incompiuta.

Quel primo intervento, stimato in circa 200 mila euro da attingere dalle royalties, non si è mai svolto. L’assessore infatti fece giusto in tempo ad annunciare il progetto, che nel 2016 l’amministrazione cambiò, e con essa anche gli interventi previsti: non più una demolizione completa, ma solo un restauro. Non più un bagno pubblico, ma un centro di riferimento per i senzatetto, dove potersi lavare, pulire i vestiti, darsi decoro.

Ma non ci riuscì neppure Ugo Pugliese, ad ultimare questo lavoro, ed il tutto si arenò così come lo ereditammo da Peppino Vallone. Il che fa sorridere: parliamo di un’area di poco meno di 200 metri quadri, composta da una struttura ad un piano circondata da un po’ di verde. Quale sia la difficoltà nel portare a termine il progetto è un mistero, difficile da spiegare e da intravedere, se non in mere negligenze.

Ma tant’è: è passato un altro inverno, il primo dell’amministrazione guidata da Vincenzo Voce, ed attualmente il progetto sembra essere al di fuori dai radar dei lavori pubblici. Certo, quest’anno di problemi ne abbiamo avuti, ed ancora non è finita. Ma quale priorità dare, ai senzatetto?

Perchè di senzatetto a Crotone, ultimamente, ce ne sono parecchi. Di loro se ne occupano le associazioni, i volontari, che portano pasti caldi e vesti pulite, e lo fanno nei loro spazi, per quel che possono. È una situazione che non cambia molto, rispetto a tanti anni fa: c’è sempre qualcuno che dorme per strada, spesso nei posti più impensabili.

Cosa direste, nel sapere che gli scoli delle acque piovane del lungomare di Crotone sono usati come rifugi alle intemperie? Magari non ci credereste. Eppure, c’è chi ci vive: l’ultimo, in ordine di tempo, è un ragazzo che si è fatto un “mini appartamento” proprio al di sotto della piazzetta costruita di fronte al Cimitero. Vedere per credere.

Ma non è l’unico. C’è chi dorme negli scoli delle acque piovane dietro Parco Samà. C’è chi dorme negli anfratti lungo Viale Regina Margherita (una scena che vedo sin da quando ho iniziato ad uscire di casa). C’è chi dorme, ancora, li alla Galleria Nettuno (LEGGI), o sotto al ponte della stazione (LEGGI). E chi più ne ha più ne metta.

Come al solito, si tratta di un problema che bisogna voler vedere. E l’unica cosa che è in nostro potere, oltre alla questua ed al mutuo supporto – per cio che ne è possibile – è chiederci se non sia opportuno che queste persone abbiano quanto meno un punto di riferimento istituzionale.

In tutto ciò, alla fine della fiera, il diurno è ancora li. Chiuso. Inagibile. Fermo. Buttato in un angolo in attesa che crolli. Forse è proprio ciò che si vuole: la scusa per sbarazzarsene. Eppure, dopo aver speso fior di denari in progetti mai realizzati, ed a quasi 10 anni dalla sua prima inclusione in un piano delle opere pubbliche, bisognerebbe chiedersi: che farne?

Non solo per rispetto di chi non ha nulla, ma anche dei cittadini stessi, che quei soldi li hanno visti investiti nell’ennesimo progetto fallimentare che non ha ancora portato a nulla.