Chi comanda al Comune dopo lo “tsunami” di Mastro Lindo? Il ritorno degli speculatori e il potere delle ‘mezze manipole’

26 febbraio 2021, 12:00 Il Mastino dei Baskerville

Potrebbe il Sindaco Voce essere il titolare di un potere soltanto “farlocco”? Il roboante affastellatore di liste e interessi spezzettati e disparati, colui che più degli altri ha saputo con “destrezza” e abile opportunismo strumentalizzare un ambiguo cartello di forze e personaggi, a cinque mesi dall’insediamento appare più che mai come se fosse condizionato da una invisibile “cabina di regia”.


Da chi potrebbe essere composto questa specie di “senato” che orienterebbe quotidianamente la vita amministrativa? Senato, ovviamente virtuale, in cui prenderebbero posto già note figure che inopinatamente tornerebbero ad avere in mano le leve di comando e di controllo amministrativo, direttamente o per interposta persona.

In breve, quei gruppi d’interesse che storicamente a Crotone coincidono con la speculazione edilizia, tanto che sarebbe davvero strana sorte quella che toccherebbe al nuovo monarca che regna al Comune, laddove in questa realtà la consorteria della rendita di immobili e terreni, legata con la corporazione delle “mezze manipole”, non avrebbe più motivo di sagomare il destino di una città che non ha bisogno di estendersi ma solo di riqualificarsi.

Domande che il Mastino di Baskerville avanza non per ringhiare inutilmente ma per quel dovere civico di tutela delle prerogative che sono tipiche della funzione amministrativa.

Come aveva già fatto nella fase di primo sbancamento e furiosa deforestazione dell’affare Margherita (QUI) già prima dell’avvento della Commissaria prefettizia - Mary Poppins - ex Prefetto di Stato, signora Tiziana Costantino (QUI).

Per cui ci si chiede come mai il sindaco, in quanto dominus del territorio comunale, sembra fare di tutto e di più per indebolire e disarmare una città da sempre vittima dell’aggressione quotidiana e plateale di tanti abusivismi che vanno dall’edilizio al mercatale, dall’ambientale al demaniale, ecc., ormai divenuti endemici, bloccando concorsi e quant’altro?

Il suggerimento è che il primo cittadino si tuteli restando in guardia perché dare ruolo e potere discrezionale a soggetti militanti in precedenti cordate, come pare stia avvenendo silenziosamente in questi mesi, finisce per dare ai crotonesi l’amaro retrogusto di uno squallido ritorno al passato, anzi di una vera e propria volontà di restaurazione.

D’altra parte una valutazione “spassionata” sulle esigenze primarie della città correlate agli strumenti disponibili o da acquisire, non può che lasciare sgomenti: Crotone ha un Piano Regolatore ancora vigente che ha sfaldato l’identità cittadina ed ha moltiplicato le emergenze tipiche di una città del Sud.

Tutte le città del Mezzogiorno hanno subito il sacco edilizio” ma in pochissime di esse il fenomeno si è reiterato senza freni, nell’impotenza “sospetta” delle amministrazioni, delle Prefetture e delle Procure. Questo meccanismo infernale ha creato enormi rendite di posizione sottraendo alla città risorse fondamentali che sarebbero state preziose per incrementarne la produttività.

Da qui si evince l’esigenza di dotarsi quanto più rapidamente possibile di un piano strutturale comunale che restituisca e sappia offrire il bene della “vivibilità” a una comunità di 60 mila abitanti espansa su ben 17 chilometri longitudinali da Gabella a Farina.

Fondamentale per spostare l’asse urbanistico è l’attuazione del Progetto Antica Kroton che è occasione ineludibile proprio per l’aspetto propositivo di una nuova dimensione sociale e urbanistica. Come tutti sanno il PSC è la premessa necessaria per dotarsi di un Piano per il Porto, del Piano per le Spiagge, lo strumento indispensabile affinché finalmente dopo 35 anni venga ridisegnata la linea demaniale. Tutto questo spazzerà o inciderà su privilegi consolidati in quanto è venuto il momento di rimettere in modo l’ascensore sociale. Sicuramente questo inciderà su alcune forme di consenso ma scelte politiche popolari non possono arrestarsi di fronte a questi spauracchi.

Tuttavia questa tanto attesa visione di una Crotone protesa al moderno non è ancora pervenuta ed è improbabile che possa pervenire stante che un “borgo di mare”, per quanto insignito dai marinai d’Italia”, non potrà mai sperare di essere rilanciato e qualificato da un assessore di montagna che somiglia sempre di più a un frate Mandrogno di breriana memoria.

Tanto più che una fin troppo sbandierata vocazione ecologica da campagna elettorale ha più che mai bisogno di trasparenti strumenti di controllo e promozione. E tra questi quelli che dovrebbero primariamente riguardare quel “grande attrattore” per eccellenza che è il Porto di Crotone, da oltre quarant’anni amministrato prima dalla Capitaneria, in quanto ente di controllo e non di gestione, poi dall’elusiva Araba Fenice dell’Autorità Portuale di Gioia Tauro, nell’indifferenza e nell’impotenza dei sindaci fin qui pro-tempore.

Abbia, dunque, il coraggio e la responsabilità l’attuale Sindaco di saper affrontare “la questione portuale” mettendo fine a ogni mercanteggiamento talvolta sconfinato persino nell’illecito, istituendo immediatamente un Assessorato al Porto e al Retroporto quale fulcro strategico dell’unico volano economico rapidamente operativo.

Il Mastino non mollerà la presa e tornerà su quelle che ormai a tutti appaiono come le più eclatanti ed evidenti carenze di impostazione politico-programmatico-amministrativa sia del Sindaco Voce che della sua giunta non certo fin qui titolare di una brillante performance quanto invece elasticamente prona alla moda piazzaiola e mediatico-giudiziaria, espressione di un malcerto quanto stucchevole giacobinismo che sembra non aver ancora fatto bene i conti con le regole della rappresentanza, la stessa che prima o dopo dovrà dare conto del proprio doveroso operato.

In attesa che Re Enzo Voce inizi a parlare di se stesso in terza persona vi aspettiamo alla prossima puntata.