Mons.Cantisani: dalle origini a oggi “Storia della Diocesi di Catanzaro” nel IX centenario della sua fondazione

2 febbraio 2021, 13:40 100inWeb | di Vito Barresi

Storico dallo stile narrativo limpido, con un suo inconfondibile linguaggio e una gestualità tanto scolpita da renderlo straordinariamente moderno nella comunicatività, Mons.Antonio Cantisani, ’vescovo integralmente calabrese fin dall’alba del suo episcopato’, è ancora intellettualmente sulla breccia, pronto ad affrontare le idee e gli studi che rendono rigoglioso il giardino del suo pensiero, il messaggio e l’incarnazione di tutta una vita strutturata nella cultura e nella fede di un territorio che è ambito ampio e profondo, sempre da scoprire, dell’identità cattolica meridionale, calabrese e italiana.


di Vito Barresi

Sta forse in questo continuare ad amare davvero la propria ‘sposa’, la Chiesa catanzarese, anche dopo avere lasciato il servizio pastorale, il vero segreto di tanto fervido impegno, il continuare a dedicarsi di buona lena e con appassionato entusiasmo a rivisitarne le origini, fino a scriverne una storia di ‘lunga durata’ direbbe il Braudel che tocca ben nove secoli di presenza e che proprio in questo 2021, anno in cui festeggia il suo giubileo, tocca la bella età di novecento anni:

“A questa età non si può e non si deve accettare un impegno così gravoso, risposi sicuro al vicario generale mons. Gregorio Montillo, il quale, nel suo ruolo di presidente del Comitato per il IX centenario della fondazione della Diocesi di Catanzaro che sarà celebrato nel 2021, mi chiedeva di scrivere la storia della diocesi. Ma non ero tranquillo, anche perchè pensavo alla difficoltà di trovare qualcuno che si impegnasse in così breve tempo in una fatica di quel genere. Per me, certo, sarebbe stato più facile: avevo pubblicato in cinque volumi i profili biografici dei vescovi di Catanzaro dal concilio di Trento al Vaticano II ed altre ricerche storiche. Allora mi son detto: “Incomincia! Arriverai dove vorrà il Signore. Il lavoro che riuscirai a fare potrà essere utile per chi vorrà continuare”. Ed è andata proprio in tal modo. La bontà del Signore ha voluto aggiungere giorni alla mia vita e vita ai miei giorni e così son riuscito a buttar giù oltre 600 pagine dalle origini fino all’apiscopato di mons. Antonio Ciliberti (1121-2011)."

Sono noti al pubblico nazionale e internazionale i suoi interessi, specialissimi quelli relativi alla traduzione in italiano del ‘Commento ai Salmi' di Flavio Magno Aurelio Cassiodoro, di cui ha curato per Jaca Book l’edizione in cinque volumi, ma ora il cuore palpita per questo suo ultimo libro "Storia della Diocesi di Catanzaro”, da poco stampato per La Rondine Edizioni, che porta in copertina l'opera del pittore catanzarese Vitaliano Alfì (1718-1776), tela attualmente presso l’Eremo dei Cappuccini di Reggio Calabria, "Il Patrocinio di San Vitaliano”:

"Nel dare uno sguardo d’insieme ai nove secoli di storia, troveremo certamente “luci” e “ombre”, come peraltro in tutte le Chiese di Calabria. Forse a Catanzaro non ci saranno state figure eccezionali come in altre Chiese. Ma troviamo senz’altro vescovi di un certo spessore, come Niccolò Orazi (1582-1606) e Filippo Visconti (1657-1664), Bernardo M. De Riso (1883- 1900) e Giovanni Fiorentini (1919-1956). Parlando di “ombre”, è innanzitutto motivo di scandalo il fatto che, alla fine del ‘300 e nei primi anni del ‘400, anche qualche vescovo di Catanzaro abbia dato prioritaria importanza alla dimensione amministrativa della comunità diocesana. Il vescovo risiedeva a Roma e intanto percepiva le rendite della diocesi. Il sistema beneficiario, del resto, ha fatto sentire per secoli il suo influsso negativo sulla vita della comunità."

Ripercorrendo le trascorse stagioni, quelle in cui ha vissuto l’esperienza diretta di una Chiesa locale calabrese che pure ‘ha tanti problemi, sente il peso della fatica quotidiana e avverte il bisogno di un continuo rinnovamento" racconta che:

"nella storia della diocesi ci sono state anche tante “luci”. E si tratta di eventi che, indipendentemente dalla misteriosa efficacia della Parola e dei Sacramenti, hanno contribuito a conservare la fede e la vita cristiana del popolo. Va subito sottolineato il passaggio sostanzialmente tranquillo dal rito bizantino al rito latino. Per oltre due secoli la Chiesa di Catanzaro ha respirato con due polmoni: Oriente e Occidente. E non sono mancate belle figure di prescbiteri, sopratutti dal ‘ 700 in poi: da Ignazio Marincola Pistoia ad Antonio Masciari, da Luigi Spadola a Raffaele Fiorentino, da Gioacchino Pace fino al venerabile Francesco Antonio Caruso. Proprio il desiderio di avere un clero degno della propria missione spiega la speciale attenzione avuta costantemente per il seminario dal Concilio di Trento in poi. La vita del pio istituto è stata purtroppo precaria e per molti anni è stato perfino chiuso per mancanza di risorse economiche. Dagli anni ’20 dell’ ‘800 in poi, però, ha sempre accolto seminaristi anche di altre diocesi. Ed è ancora oggi una comunità viva, segno di una essenziale vocazione nella comunità cristiana. Ha sempre contraddistinto la vita della diocesi la carità cristiana. Oggi, anche alla luce della storia della Chiesa di Catanzaro, parleremmo di “scelta preferenziale dei poveri".

Cantisani ha scritto questa Storia della Diocesi di Catanzaro davvero con manifesta gioia interiore, sottolineando opportunamente l’operosa intuizione di essere vitalmente uniti, attraverso la successione dei vescovi che si sono succeduti nella storia diocesana, alla sequela di Cristo, riconoscendo nelle loro personalità e biografie, comunque, la superiore testimonianza della trasmissione della fede da parte di chi ha ricevuto il carisma del ministero per continuare a rendere presente l’amore nel Signore al popolo dei credenti nel proprio ambiente che qui si fa territorio della memoria e dell'identità:

"Questo è in buona sintesi il ritratto della Chiesa di Catanzaro nei suoi nove secoli di vita. L’attento lettore scoprirà altri aspetti in una realtà che rimane sempre misteriosa. Sposa, dunque, la Chiesa, e, nonostante tutto, Sposa bella. Sarà però senza rughe e senza macchie solo alla fine dei tempi. Oggi, perchè raggiunga il suo fine, ha bisogno della cooperazione di tutti i suoi membri, liberi costruttori di storia. È, in fondo, un problema di corresponsabilità. Nessun fedele può tirarsi indietro. Va pertanto costruita una Chiesa inquieta, che non prende pace finchè non abbia rivelato il volto di Cristo ad ogni creatura umana. Una Chiesa “in uscita”, che vuole arrivare a tutte le periferie geografiche ed esistenziali. Una chiesa povera, che, come dice il vescovo poeta Casaldaliga, è “vestita di Vangelo e con i sandali ai piedi”. Una Chiesa che vuole protagonisti i giovani, perché essi, per la loro età, sono le antenne che percepiscono in anticipo le strade lungo le quali la storia è chiamata a camminare. E, infine, una Chiesa davvero sinodale. Solo insieme ci salveremo. Ma - si perdoni l’insistenza - “camminando insieme”.