La Regione della ‘ndrangheta: due operazioni in poco meno di un anno di governo. È questa la credibilità delle istituzioni?

21 gennaio 2021, 14:30 Imbichi

Dovremmo stupirci della collusione fra criminalità e politica, ma ormai ci siamo abituati: sappiamo che “è normale”, e certe cose non sconvolgono più nessuno. Due operazioni antimafia in neppure un anno di governo, alla ricerca di una credibilità – istituzionale e politica – che in Calabria sembra latitare.


Di Francesco Placco

Cadono come birilli, ma sono sempre li. Non c’è metafora migliore per commentare gli ennesimi arresti che coinvolgono il mondo politico calabrese. Un film già visto, stanco, ripetitivo, che quasi non fa più notizia.

I giornali nazionali relegano il fatto in secondo piano, e lo mantengono in prima pagina solo per il coinvolgimento di figure di spicco, già interessate da indagini che poi, come spesso accade, si concludono con un buco nell’acqua.

Ed il primo buco nell’acqua, in questo 2021 appena iniziato, consiste nel leggere i nomi di soggetti già indagati otto, dieci, tredici anni fa. I nomi delle indagini e delle operazioni si perdono nel tempo e nella memoria, ma loro, i politici di professione, non hanno fatto una piega nel frattempo. Al massimo qualche capello bianco, ma niente più.

Lo Stato chiede fiducia, ma all’atto pratico è difficile anche solo concedere il beneficio del dubbio. Ad ogni grande operazione si parla di “colpi mortali”, di “decapitazioni”, linguaggi più consoni a film d’azione ed usati, probabilmente, proprio per avere una qualche presa su un pubblico disinteressato, sottomesso all’idea che tutto ciò sia “normale”.

Quella che doveva essere una “giunta rock‘n’roll” alla fine della fiera sembra ballare una musica tutt’altro che divertente ma ugualmente movimentata. Ieri l’operazione FarmaBusiness (LEGGI), oggi l’operazione Basso Profilo (LEGGI): due operazioni antimafia in neppure un anno di governo.

I nomi eccellenti dell’amministrazione che avrebbe dovuto “rivoluzionale” la regione sono caduti per via del “peccato originale” della Calabria: la ‘ndrangheta.

L’unico basso profilo che si registra è quello di chi in fondo crede ancora che certi interventi servano a qualcosa. Subito si alzano le barricate delle fazioni opposte, ed è una selva di spade tratte tra garantisti e giustizialisti.

Un baccano enorme, tra chi si dice soddisfatto e chi fiducioso, che distoglie l’attenzione dal fulcro della questione: la sistematica collusione dei politici calabresi con la criminalità organizzata.

Alcuni politici, certo, non tutti. Ci mancherebbe altro! Eppure, non c'è amministrazione che si ricordi che non sia finita sotto le lenti della Direzione Investigativa Antimafia, che da tempo immemore porta alla luce i loschi accordi di chi si accaparra la vittoria grazie all'aiuto criminale. In fondo, pecunia non olet.

Forse sono davvero dei perseguitati. Forse la magistratura prende continuamente degli “abbagli”. Forse, come diceva qualcuno, quando si parla di ‘ndrangheta si tende ad esagerare, ad eccedere, in quanto questa sarebbe solo un “fenomeno letterario”.

Quel che è certo, è che sembrano tanti birilli, che ogni volta tornano ordinatamente al loro posto nonostante una pesante palla li abbia colpiti violentemente. Quasi come se fosse la regola del gioco.